La spada nella roccia

Nei pressi di un’antica strada che univa la Via Francigena a Massa Marittima nacque intorno al 1148, nella nobile famiglia di Guidotto di Chiusdino, il cavaliere Galgano.
Si narra che la condotta giovanile di Galgano non fosse irreprensibile: come altri giovani del suo rango e della sua epoca trascorreva giornate licenziose e gaudenti, andando a caccia nei boschi, formando allegre brigate di ragazzi arroganti e rissosi e seducendo ragazze nei borghi vicini.
Galgano Guidotti amava le armi ed i cavalli, il rumore della compagnia e gli odori confusi dei vini delle taverne. I genitori speravano che mettesse presto la testa a posto, magari sposando la bella Polissena Brizzi di Civitella, che gli era fidanzata, ma il giovane si concedeva quiete solo per lunghe battute di caccia nei boschi e nelle radure.
Questo per lui era l’unico modo per gustare il silenzio e la solitudine. Il suo cavallo preferito lo accompagnava nelle fitte macchie delle colline senesi e, quando la vista si apriva a più larghi orizzonti, Galgano toglieva il cappuccio al falco che riposava sul suo avambraccio e lo lanciava in alto a cercare prede.
Il suo destino sembrava segnato: i suoi giorni sarebbero trascorsi piuttosto spensierati, piuttosto agitati e piuttosto invano fra i boschi maremmani e il castello di Chiusdino finché una malattia, un cavallo bizzoso o una spada non avessero interrotto la sua vita.
Ma il nome di Galgano fu rammentato per altri motivi: alcuni storici e documentati, altri leggendari.

Dopo la morte del padre, in una fresca ma luminosa mattina invernale, il cavaliere scomparve sul Monte Siepi e gli amici si preoccuparono nel vedere il suo cavallo da solo pascolare sulle rive del Merse e lo cercarono a lungo.
Il giovane Galgano, dopo una visione mistica, si era improvvisamente convertito ad una esistenza fatta di pura spiritualità. Dopo aver sognato l’Arcangelo Michele che lo accompagnava in un tempio rotondo con i dodici Apostoli, aveva deciso di diventare un monaco eremita e di camminare a piedi nudi pregando tra i faggi e gli animali, di contemplare lo Spirito in sé e nella natura e di avere come silenziosi e amichevoli compagni i lupi della selva maremmana.
Si raccontò che resistette a tutte le tentazioni mondane: non sposò mai Polissena né altre donne, fece un pellegrinaggio a Roma e poi visse sul monte da santo eremita, protetto dai lupi che si scagliavano ferocemente contro chiunque volesse fargli del male, come testimoniano ancora i macabri resti di arti sbranati conservati nella chiesa rotonda che sorse in seguito su quell’altura.
Galgano affondò la propria spada nel pietrone che affiorava tra gli arbusti della cima del monte Siepi e questa miracolosamente vi rimase infissa senza che mai si potesse più toglierla.

Si manifestò così quel complesso simbolismo che fu anche presente nei miti del ciclo arturiano: i dodici Apostoli in cerchio, come i cavalieri di Artù alla Tavola Rotonda, erano i testimoni della pietra miracolosamente tenera che accettava di farsi penetrare dalla spada; l’arma mortale terminava la sua azione materiale per diventare simbolo mistico e religioso della Croce sulla vetta del monte. Solo un predestinato avrebbe potuto estrarre la spada dalla roccia, il simbolo del potere dello Spirito sulla Materia.
Nel sud della Toscana, ancora oggi si può ammirare il prodigio di una spada annerita e corrosa dal tempo, di un’antica spada a cui la Terra ha concesso un connubio che i sensi giudicano impossibile e i mistici venerabile: il matrimonio tra il ferro, maschile e marziale, e la pietra, fattasi femminile guaina, ha prodotto il sublime simbolo del sacrificio e della partizione organica del mondo in quattro Elementi eterni.
Così l’arma del giovane cavaliere diventò il principale oggetto di meditazione del santo, che passò ad altra vita il 30 novembre 1181 con la testa, appoggiata proprio sull’elsa della spada nella roccia.

Il 30 novembre si celebra San Galgano, anche se a Chiusdino si mantiene ancora l’antica tradizione del 3 dicembre, in memoria della elevatio delle spoglie del santo.

Giovanni Pelosini



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