L’olio d’oliva, sacro dono di Atena

Quando gli antichi abitanti dell’Attica fondarono la città di Atene, ci si chiese a quale nume dedicarla. Molti Dei allora si fecero avanti promettendo protezione imperitura ai cittadini pur di ottenere il patronato della futura potente città stato. Due di loro erano particolarmente interessati ed offrirono doni: il dio del mare Poseidone e la dea della sapienza Atena. Poseidone vedeva le bianche mura sorgere vicino al Mare Egeo e immaginava già la vocazione marittima della futura città, le sue grandi navi solcare i flutti ed i suoi cittadini offrire a lui sacrifici di animali ed importanti libagioni pur di ottenere la sua benevolenza. Decise così di stupire gli Ateniesi con un dono davvero spettacolare: fece sorgere dalle onde un grande e meraviglioso cavallo come mai se ne erano visti in tutto il mondo. Il destriero divino aveva un valore incalcolabile e la sua bellezza era pari solo alla sua possanza. L’animale era capace di combattere come una furia e di vincere ogni battaglia confondendo e terrorizzando il nemico. Altri narrano che il tridente di Poseidone percosse le rocce della più alta collina e che una straordinaria fonte di acqua salata ne scaturì. I futuri ateniesi ne furono ammirati.

Fu allora che Atena offrì in dono un meraviglioso olivo: un albero sempreverde, longevo e robusto, capace di resistere alle siccità estive del Mediterraneo ed ai venti salmastri. Le rigogliose fronde si riempirono di minuscoli fiori in primavera e quindi produssero numerosi piccoli frutti oleosi che giunsero a maturazione in autunno. Dalla loro spremitura si ottenne un miracoloso liquido, denso e profumato: un olio forte e delicato, dal gusto eccellente e dalle grandi qualità nutrizionali e curative, prezioso come l’oro.

Con grande rammarico di Poseidone, gli abitanti dedicarono la loro città alla Dea Atena. L’albero sacro fu piantato nella piazza principale dell’Acropoli a dominare e proteggere la città che da quei tempi lontani fu chiamata Atene.

Da allora mai più un popolo mediterraneo fece a meno dell’olio d’oliva, che divenne la principale fonte lipidica della dieta, un componente indispensabile di unguenti e di medicinali, e perfino il combustibile delle lucerne: un magico liquido capace di restituire con il fuoco delle lampade la luce solare che la pianta aveva accumulato con le sue verdi foglie.

L’olivo era considerato un albero sacro in tutta la Grecia antica, dove probabilmente era stato importato dalla Fenicia o dalla Siria; c’era chi diceva per intercessione di Apollo, chi per opera di Eracle, a dimostrazione della natura solare dell’albero, ma il bosco sacro di olivi semiselvatici di Olimpia sorgeva sulla collina sacra a Crono, a ricordo della saturniana Età dell’Oro e del primordiale periodo matriarcale che vide la nascita dell’agricoltura e la consapevolezza dello scorrere ciclico del tempo: un grande simbolo di pace.

Come tale, l’albero era piantato anche per rappresentare amicizia fra i popoli ed era rispettato spesso anche dai nemici in armi. Dopo uno scontro armato, gli ambasciatori che chiedevano la pace si presentavano con rami di olivo e recavano in dono orci di olio. La colomba che Noè lanciò in volo dall’Arca, ritornò con un ramoscello di olivo nel becco, come augurio di pace e di benevolenza, simbolo della fine del disastroso Diluvio e dell’inizio di una nuova prosperità per tutti gli uomini sopravvissuti.

Era assolutamente vietato bruciarne il legno, troppo prezioso come fonte dell’olio, vero e proprio “oro liquido“, indispensabile per l’unzione sacra dei re e dei grandi sacerdoti. Da queste antichissime tradizioni deriva l’olio santo, ancora utilizzato nei riti di molte religioni, così come l’usanza di benedire i ramoscelli di olivo e di conservarli nelle case.

Il dono di Atena è ancora un regalo prezioso per l’umanità, ricco come è di acidi grassi polinsaturi e capace pertanto di controllare il colesterolo, gustoso e digeribile, specialmente se consumato crudo ed ottenuto per spremitura a freddo, importante fonte di vitamine e di sali minerali, carboidrati e proteine, versatile nella tradizionale cucina mediterranea ed utile nella medicina naturale come unguento emolliente e lenitivo.

Non credo che sia un caso che l’olio di prima spremitura si dica “vergine“, appellativo che già fu della dea Atena, che era famosa anche per la sua castità, oltre che per la sua saggezza.

Giovanni Pelosini



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