I doni dei Magi

Gli appartenenti alla casta sacra della Media erano dediti all’astrologia, all’interpretazione dei sogni e ad altre pratiche esoteriche in un tempo in cui scienza, religione, arte e magia facevano parte di una sola cultura iniziatica.
La Bibbia li chiama “Magi” e la tradizione ancora li onora attribuendogli dignità regale.

Il Vangelo racconta che essi vennero dall’Oriente a Gerusalemme durante il regno di Erode, chiedendo dove fosse nato il re dei Giudei:
Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo” (Matteo, 2,2).
Con questa frase i sapienti Magi dimostrarono di conoscere l’antica profezia di Balaam e di aver compreso in quale tempo si sarebbe verificata grazie all’interpretazione di straordinari fenomeni celesti:
Una stella spunta da Giacobbe e uno scettro sorge da Israele …” (Numeri, 24, 17).

Cometa o mistica congiunzione?

Una cometa di rilevante luminosità o piuttosto una particolare congiunzione planetaria aveva annunciato l’evento tanto atteso e guidato i Magi sul cammino di Betlemme.
Alcuni pensano che la Stella dei Magi fosse la famosa cometa di Halley, transitata in prossimità della Terra l’ultima volta nel 1986 mantenendo un periodo di circa 76 anni. Se così fosse, Gesù sarebbe nato dodici anni prima di quanto afferma la tradizione fissata nel 525 secondo i calcoli errati di Dionigi il Piccolo.
Secondo Keplero invece si trattava di una congiunzione di Giove e Saturno nel segno dei Pesci verificatasi nel 6 a.C., dopo lo straordinario stellium di Sole, Luna, Venere, Giove, Saturno e Urano che si erano affollati come un’unica “grande luce” in pochi gradi fra il segno dell’Acquario e quello dei Pesci, come per inaugurare la nuova Era. Mi piace pensare che i Magi si siano incamminati un po’ di tempo prima di quella data, magari guardando Venere e Giove che brillavano insieme al tramonto e, seguendo quella che sembrava un’unica luminosa indicazione nel cielo occidentale, abbiano effettivamente seguito il giusto sentiero dall’Oriente verso la Palestina.

L’ipotesi di Keplero potrebbe confermare l’analisi storica comparata secondo la quale, in un periodo compreso fra il 7 e il 6 a.C., durante il regno di Erode, i Magi si fermarono nella capitale e chiesero al re dove potevano adorare il Bambino divino. Erode lo ignorava, ma fu turbato dalla notizia dell’eccezionale evento che rispondeva alle più antiche profezie e cercò di usarli per conoscere il luogo della nascita.

I Vangeli ci raccontano però che i saggi uomini non si lasciarono convincere e proseguirono verso Betlemme con la promessa di tornare e riferire al re. Quindi, come racconta Matteo, si affidarono ancora agli astri:
Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono” (Matteo, 9,11).
Naturalmente i sapienti Magi, avvertiti anche in sogno, non tornarono mai da Erode e presero altre strade per tornare ai loro lontani e incerti luoghi di origine: Persia, Etiopia, Mesopotamia, o forse India.

Normalmente siamo abituati a pensare ai tre Re Magi che si muovono a piedi o a dorso di dromedario, ma molti testi antichi confermano che i Magi erano piuttosto numerosi, a cavallo e con un gran seguito, che avevano pelle scura e indossavano vesti straniere.
San Leone Magno volle fissare la tradizione dei “tre” Magi, chiamati poi Baldassarre, Gaspare e Melchiorre, probabilmente pensando ai simboli trini delle età dell’uomo o delle stirpi bibliche, ma in ogni caso il misticismo di questi stranieri visitatori non ha mai mancato di colpire l’immaginazione dei posteri.

I doni simbolici dei Magi

Secondo la tradizione i doni dei Magi furono ricchi, ma soprattutto simbolici.

  • L’oro è l’emblema del Sole, il metallo più nobile e regale, simbolo di luce, perfezione, dominio: il dono che era riservato ai re ed alle divinità solari.
  • Il profumo dell’incenso è una preghiera soave ed una purificazione. Gli antichi Ebrei lo bruciavano ritualmente con devozione nei riti sacrificali solo in onore a Dio. I pagani lo usavano come benedizione e protezione dagli spiriti, oppure per favorire il raccoglimento e per elevare lo spirito.
  • La mirra è il simbolo della duplice natura del Bambino divino alla cui umanità si augurava così salute e guarigione da ogni male, con l’esotico profumo dalle taumaturgiche virtù.

Giovanni Pelosini

Vedi anche Simboli del Presepe



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