Il simbolo perduto e i misteri di Washington D.C.

Il professor Robert Langdon è ormai un riconosciuto esperto di simboli e di crittografia: nell’immaginario collettivo dei lettori dei romanzi di Dan Brown (Angeli e Demoni, Il Codice Da Vinci, The Lost Symbol) è un serio indagatore del mistero che scava nel profondo delle storie dal fascino più intrigante. Poco importa che tale personaggio sia nato dalla fantasia di un fortunato scrittore ed abbia preso vita anche grazie a Tom Hanks nel cinema: il professor Robert Langdon in qualche modo esiste. Esiste nell’animo di ciascun uomo che non si vuole fermare alle apparenze, che intende scoprire la verità a qualunque costo, che non accetta come inconfutabile la storia così come è scritta nei libri e indaga nelle sue pieghe, nelle sue incongruenze, nelle sue numerose zone d’ombra, nel mistero. Prima o poi, inevitabilmente, un tale uomo si deve misurare con i simboli e, nel caso specifico, con un fantomatico “simbolo perduto”.

In attesa di leggere l’ultimo libro di Dan Brown (The Lost Symbol) uscito anche in Italia il 23 ottobre 2009, posso solo fare delle ipotesi sulla natura del simbolo perduto, prendendo lo spunto per parlare del simbolismo esoterico presente nella città di Washington. Come al solito, Dan Brown miscela abilmente verità e fantasie, e stavolta porta il lettore a confrontarsi con i misteri della capitale americana, con i segreti della CIA e con il fascino esoterico dei simboli massonici, dopo aver sfiorato l’argomento trattando dell’Ordine degli Illuminati, sorto nel XVIII secolo in Baviera.

Kryptos, la chiave del tesoro?

Dal 1991 nel quartier generale della CIA c’è una misteriosa scultura metallica a forma di pannello ondulato dall’emblematico nome di Kryptos, con circa 1.800 iscrizioni crittografate di cui nessuno conosce il significato. Secondo Brown, pare che esista però un documento che fu consegnato all’allora direttore dell’agenzia William Webster, che potrebbe essere la chiave per decifrare il messaggio e trovare così le coordinate di qualcosa di nascosto e di sotterraneo: un oggetto misterioso che giace sepolto sotto la città di Washington. Da qualche parte, sotto la capitale degli Stati Uniti d’America, potrebbe realmente essere stato sepolto un oggetto di particolare importanza simbolica, forse un vero e proprio “tesoro” per coloro che lo vollero nascondere così agli occhi del mondo? Si tratta forse di un oggetto di potere? Qualcosa di analogo all’Arca dell’Alleanza che gli Ebrei custodivano con devozione e riservatezza nel cuore del Tempio di Salomone? Un simbolo di grande rilevanza per la città, la nazione, il mondo intero?

Washington città esoterica

Qualcosa di più di una semplice leggenda lega la città di Washington D.C. alla Massoneria e al simbolismo esoterico in genere. Sappiamo che George Washington in persona fu presente alla posa della prima pietra del Campidoglio, con altri Maestri Venerabili del New England, durante una cerimonia massonica officiata dalla Gran Loggia del Maryland, e che la stessa banconota da un dollaro contiene numerosi simboli esoterici, come ho già scritto nell’articolo I simboli magici del dollaro. Alcuni affermano che il Campidoglio nasconda nella sua architettura numerosi simboli esoterici, così come il grande obelisco a punta piramidale (Washington Monument) rammenta i fasti dell’antico e misterioso Egitto. Ma risulta ancora più interessante osservare una mappa della città, che fu progettata da Pierre Charles L’Enfant, con attenzione particolare all’ubicazione dei monumenti principali, ai disegni formati dalle strade e dai viali che potrebbero ricordare la simbologia massonica, con triangoli, pentacoli, stelle a sei punte, squadra e compasso e altri mistici emblemi. La Washington National Cathedral sorge, con i suoi gargoyles e altre simboliche strutture, sulla collina più alta della capitale. Al numero 33 della 16a Strada ci sono 33 colonne e 33 seggi cerimoniali a ornare la House of the Temple, che accoglie il quartier generale del Rito Scozzese e una biblioteca massonica. La statua del generale confederato Albert Pike in Judiciary Square è decorata con i simboli del 33° grado del Rito scozzese, e di certo non è un caso che il libro The Lost Symbol sia uscito in anteprima mondiale in America proprio il 15/9/09, se 15+9+9=33, che abbiamo visto essere un numero di rilevante importanza simbolica in Massoneria.

Dan Brown ha testualmente dichiarato alla Associated Press di avere “un enorme rispetto per i massoni, poiché, a differenza di tutte quelle culture che impongono di uccidersi gli uni con gli altri per decidere quale concezione di Dio è corretta, questa organizzazione internazionale, la Massoneria, essenzialmente dice che non importa come chiami Dio o cosa pensi di Lui: la cosa importante è che tu creda in un Dio e che accetti di stare insieme agli altri come fratelli, per guardare nella stessa direzione“. Queste parole sono state apprezzate dai massoni americani, che stanno accogliendo piuttosto positivamente il previsto nuovo fenomeno letterario (si pensi che Il Codice Da Vinci ha venduto 81 milioni di copie in tutto il mondo, dopo essere stato tradotto in 51 lingue). L’autorevole psicologo e scrittore di New York, cattolico e massone, Patrick Swift ha, infatti, affermato che tale visione di Dan Brown è sostanzialmente corretta, ricordando anche l’importanza dei valori della tolleranza religiosa che sono alla base della stessa Costituzione americana. Si pensi solo ai massoni Padri Fondatori degli Stati Uniti d’America, come George Washington, Paul Revere, Benjamin Franklin e John Hancock. Pur non essendo Patrick Swift la voce ufficiale della Freemasonry né della galassia delle diverse associazioni massoniche sparse nel mondo, al momento tutto lascia pensare che The Lost Symbol non scatenerà polemiche analoghe a quelle suscitate dal successo del precedente libro di Brown. Il Codice Da Vinci, infatti, pur essendo dichiaratamente solo un romanzo e non un saggio storico, avvalorava la tesi di Baigent, Leigh e Lincoln sulla discendenza di Gesù e di Maria Maddalena (The Holy Blood and the Holy Grail, 1982), e narrava di oscuri e criminosi complotti, fatto che non mancò di irritare l’Opus Dei e buona parte delle gerarchie cattoliche. Al momento sappiamo che The Lost Symbol tratta invece della CIA, della Massoneria, dei suoi simboli e del ruolo che i Frammassoni avrebbero avuto nella storia americana negli ultimi due o tre secoli. Misteri su cui Robert Langdon indaga portando alla luce antichi simboli perduti in una storia che si preannuncia ricca di fascino, come sono tutte le storie sui simboli arcani. La speranza è che il “simbolo perduto” del romanzo possa essere un emblema di unione e di fratellanza fra gli uomini, di tolleranza, di libertà e di uguaglianza, la cui forza stia nella reale e riconosciuta universalità, e il cui potere sia quello di superare le divisioni fra i diversi popoli e le diverse loro credenze.

Forse ci sono delle verità anche alla base di questa narrazione, e si può cogliere l’occasione anche da questa interessante storia di Dan Brown per riflettere sugli argomenti trattati e approfondirli; forse ci sono anche luoghi comuni e conoscenze sommarie degli argomenti, ma, per carità, si ricordi sempre che Il Codice Da Vinci e The Lost Symbol sono dichiaratamente dei romanzi, cioè delle opere di intrattenimento e fantasia, degli avvincenti thriller, per quanto possano prendere spunto da fatti reali o interpretazioni storiche. Qualsiasi sproporzionata reazione nei confronti dei loro contenuti (positiva ovvero negativa) è apparsa in passato e apparirebbe oggi come una scomposta dimostrazione di debolezza o di ignoranza.

Giovanni Pelosini

(pubblicato in «AstroMagazine», ottobre 2009)

Vedi anche:

I simboli magici del dollaro

I simboli magici del dollaro (seconda parte)



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