Forme dell’antica madre

Fin dall’eccezionale ritrovamento del 1922, si comprese che quel manufatto apparteneva ad una forma d’arte che non aveva età, e che sarebbe stato plausibile considerare moderna, se il contesto del ritrovamento fosse stato diverso. Le forme stilizzate e rotonde della statua richiamano più i concetti e le idee che non un reale corpo femminile; sono più simboli e rappresentazioni di archetipi che non una semplice raffigurazione della realtà: è come se l’artista fosse vissuto nel XX secolo d. C. piuttosto che decine di migliaia di anni prima, in un periodo in cui immaginiamo i nostri avi come dei rozzi e primitivi cavernicoli.
René de Saint-Périer invece si ritrovò fra le mani tremanti per l’eccitazione una statuetta di 147 millimetri scolpita nel dente di un mammut, durante l’esplorazione della preistorica Grotta delle Tende presso Lespugue, nell’Alta Garonna. La probabile datazione della statuetta è quindi quella di 23.000 anni prima di Cristo.
Pur essendo le forme femminili fin troppo marcate e surreali, l’elegante bellezza dell’oggetto lo rese subito famoso come “Venere di Lespugue” e portò notorietà, prima a quella località ai piedi dei Pirenei, e quindi al Musée de l’Homme di Parigi che ancora ospita la statua.

La magia femminile

In realtà, forse più che di Venere sarebbe appropriato parlare di Grande Madre; di quella Dea paleolitica della fecondità e della vita venerata in gran parte del vecchio continente senza soluzione di continuità dalle Isole Britanniche all’estremo meridione dell’India.
Esempi simili, anche se più rozzamente scolpiti, sono addirittura considerati vecchi più di 200.000 anni, ed è dubbia perfino l’attribuzione all’Homo sapiens, ma la Grande Dea ebbe di sicuro grande notorietà soprattutto nella successiva epoca neolitica. Con lo sviluppo dell’agricoltura ed il sorgere dei primi nuclei abitativi stanziali di una certa importanza, crebbe anche l’idea mitica e “religiosa” di questa divinità femminile, signora della Natura, degli animali, e della vita stessa.
La magia che gli esseri umani di genere femminile potevano compiere partorendo nuova vita aveva un senso mistico e l’aspetto prodigioso del continuo rinnovarsi della natura. C’erano evidenti collegamenti fra il ciclo mestruale e quello lunare, così come fra la nascita di una nuova vita e l’eterno andamento ciclico naturale che faceva sopravvivere e prosperare tutte le specie.
Così, mentre nascevano i primi calendari sacri, utili strumenti agricoli per scandire i ritmi del misterioso tempo, se ne riconosceva un legame con la donna e, più in generale, con il senso del sacro.
Se doveva esistere una divinità, questa non poteva che essere una Grande Madre che tutti e tutto aveva generato.

Le forme della Dea

Non è sorprendente ritrovare nell’antica statua di Lespugue l’accentuazione delle forme femminili più evidenti e più associate, da un lato alla sessualità, e dall’altro alla funzione riproduttiva.
La piccole braccia stilizzate si appoggiano sugli enormi seni, magica fonte di nutrimento e di vita, indispensabile per i piccoli lattanti. Le forme steatopigie si riaffermano anche nei glutei sporgenti e rotondeggianti, che all’epoca dovevano essere simboli riconosciuti di forza vitale e di capacità riproduttiva. L’impressione visiva che ne deriva è anche quella di due coppie di uova, da sempre simboli di vita e di rinnovamento della stessa. Basti pensare alla potenza evocativa del simbolo dell’uovo negli attuali riti pasquali, che sono un retaggio di antichi miti e delle ancestrali feste primaverili in cui si celebrava la rinascita e il rinnovamento ciclico della natura.
Sotto all’esuberante seno spicca il triangolo pubico, anch’esso simbolo di vita e quindi dell’Elemento Acqua, indispensabile all’esistenza eppur sensibile agli influssi lunari. Le fonti sacre di acque sotterranee ancora presenti presso i santuari attuali sono un segno della plurimillenaria devozione del genere umano verso la Grande Dea Madre, in vari modi chiamata e venerata.

Simboli del corpo

L’osservazione delle cosce e delle gambe, infine, ci mostra una duplice simbolica ripetizione del triangolo con un maggiormente evidente richiamo all’organo femminile, il tutto armonicamente inserito nel complesso dell’opera.
Le mani ed i piedi non sono stati raffigurati, mentre la testa e le gambe si assottigliano in contrasto con l’abbondanza del petto e dei glutei nella parte centrale, i quali coprono, quasi a proteggerlo, il ventre fecondo. A questo si volle quindi dare massima importanza simbolica, come baricentro dell’intera figura.
Quelli rammentati sono i simboli dell’Eterno Femminino, raffigurati durante tutta la preistoria, e poi nella storia, come sacri emblemi della vita.

Oggetto rituale

Un’ipotesi sull’eventuale uso rituale e mistico della statuetta che, essendo priva di piedi, non può stare eretta da sola, è quella di oggetto sacro che era tenuto dalle mani dei sacerdoti, o, più probabilmente, delle sacerdotesse. Non si esclude neanche un uso apotropaico dell’oggetto, che, con la sua forma, si prestava ad essere parzialmente inserito nella vagina, forse per antichi rituali curativi o anche soltanto per propiziare fecondità e parti privi di complicazioni.

L’Eterno Femminino e la Spirale mistica

Un’attenta osservazione della statuetta di Lespugue ha anche mostrato quella che è ritenuta la più antica rappresentazione di un tessuto. Si vede, infatti, quella che potrebbe essere una corta gonna fatta di fibre elicoidali parzialmente sfilacciate.
A mio giudizio potrebbe trattarsi anche di uno dei primi esempi conosciuti di collegamento simbolico fra l’Eterno Femminino ed il simbolo della spirale, che poi innumerevoli volte accompagnerà emblematicamente le rappresentazioni artistiche dirette ed indirette della Vita e dell’esistenza mistica dell’intero Universo, dal Cosmo al Microcosmo.
L’essenza divina che già incantò Goethe e stupì mistici e studiosi di ogni epoca con numeri sacri e divine proporzioni già era nota, in qualche forma, ai nostri antenati di decine di migliaia di anni fa, ma non per questo finisce di meravigliare i contemporanei attenti e sensibili.

Giovanni Pelosini

Vedi anche Matriarcato e patriarcato nei miti antichi e nei simboli astrologici



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