Il giorno più buio e il Sole dell’Estate

Si dice che l’ora più buia sia quella che precede l’alba. Non so se sia davvero così, ma certamente nel buio più profondo è l’origine della luce, così come nella piena luminosità si può trovare il germe dell’oscurità.
Ricordo di aver accettato un originale invito a Sorrento per una festa di compleanno di una cara amica nel luglio del 2006. C’era pochissimo traffico sulle autostrade italiane: le prime orde di vacanzieri si erano già in gran parte spostate nei classici luoghi di villeggiatura e la seconda più massiccia ondata non era ancora partita dalle città. Inoltre i Mondiali di Calcio vedevano la nostra squadra nazionale già qualificata per la semifinale e milioni di tifosi avevano rimandato la partenza per le ferie estive pur di assistere alla partita con la Germania: un incontro storico.
Arrivammo a Sorrento proprio nel pomeriggio del 4 luglio. La cittadina era affollata di turisti tedeschi che, fra una pizza e una caprese nei ristoranti all’aperto, ostentavano bandierine nazionali e maglie dei loro beniamini. La villa che ci ospitava però era molto tranquilla, in mezzo ad una grande piantagione di limoni a picco sul golfo. Un sentiero scavato nel tufo più di duemila anni fa scendeva lungo la scarpata verticale per alcune decine di metri fino ad una grotta a livello del mare con un porticciolo dell’epoca romana. Se gli antichi Dei italici abitavano in qualche luogo fra i mortali, di certo quella era una delle loro sedi, e non a caso i resti di un tempio di Minerva erano nelle vicinanze.
Il tempo era splendido e la compagnia assai gradevole; non faceva neanche troppo caldo e passeggiammo fra gli agrumi, i pini e gli olivi godendo del panorama sulle isole e sul Vesuvio. Anche il cibo di quei luoghi risultò straordinario: i terreni ricchi di minerali vulcanici, sapientemente coltivati sotto il sole di Napoli, possono dare ortaggi di un gusto particolarmente saporito. Infine l’acqua leggera come quella di montagna rende gentile ogni pietanza, per cui non rinunciammo alla tradizionale pizza con la mozzarella di bufala, e nemmeno al classico caffè.
Dopo cena, anche se nessuno dei presenti era esattamente un appassionato di calcio, da bravi “Italiani” assistemmo insieme alla diretta da Dortmund, in cui ancora una volta, dopo le fatidiche partite del 1970 e del 1982, l’Italia sconfisse ancora la Germania secondo la migliore tradizione calcistica.
I deterministi direbbero che gli astri ci erano davvero favorevoli, e, in effetti, il ricordo che io e mia moglie abbiamo di quel breve soggiorno è particolarmente vivo e piacevole.
Eppure qualcosa di meno gradevole stava per accadere.
Il giorno dopo la nostra auto ebbe un guasto piuttosto serio e fummo bloccati in un’officina per molte ore: furono cambiati alcuni pezzi, ma la riparazione completa non era possibile senza rinunciare all’automobile per alcuni giorni. Decidemmo allora di proseguire la vacanza facendo estrema attenzione alla temperatura del motore e fermandoci frequentemente per aggiungere liquido al radiatore. Una volta tornati a casa, avremmo portato l’auto in officina per la riparazione definitiva. Malgrado ciò, il morale continuava ad essere alto, e passammo un paio di giorni veramente piacevoli in quei luoghi benedetti dagli Dei.
Poi, per una di quelle combinazioni inspiegabili e probabilmente irripetibili, sulla via del ritorno sbagliammo strada, e dalla ridente e assolata costa amalfitana ci trovammo a percorrere una strada tortuosa che si arrampicava su una montagna. In realtà volevamo raggiungere l’autostrada, ma, quando ci accorgemmo dell’errore, avevamo già percorso alcuni chilometri, e pensammo che la deviazione non sarebbe stata troppo lunga.
Ci sbagliavamo.
Stavamo salendo verso un vero e proprio valico su una strada sempre meno agevole e deserta. Le ville della costa e il traffico turistico che vedevamo fino a pochi minuti prima sembravano già un lontano ricordo. Anche il sole si era oscurato e nuvole sempre più fitte si stavano addensando per un probabile temporale estivo.

Dall’estate all’inverno, dal paradiso all’inferno…

Con una certa apprensione tenevamo d’occhio la temperatura del motore, anche perché da molti chilometri non avevamo incontrato nessuna stazione di servizio. La strada continuava a salire in mezzo a un paesaggio piuttosto irreale, che ci appariva quasi per niente antropizzato, pur sapendo di essere in una delle zone più densamente popolate d’Italia. Mentre cominciava a piovere, prendemmo in considerazione l’idea di tornare indietro, ma era passata quasi un’ora da quando avevamo preso la strada sbagliata, e decidemmo di continuare.
Salendo verso il valico fummo letteralmente inghiottiti dalle nuvole e la residua luce solare scomparve del tutto. Procedevamo con estrema lentezza perché i fari non riuscivano a penetrare la fitta nuvola e la visibilità si era ridotta a due o tre metri.
Non credo di essere in grado di descrivere il buio assoluto in cui ci sentivamo avvolti: il nero totale era ovunque. Mai avevamo aperto gli occhi su una notte così nera, mai negli inverni canadesi o scandinavi, mai nelle grotte le cui pareti comunque riflettevano la luce delle torce, mai negli incubi più terrificanti. Nessuna delle nostre esperienze era simile a ciò che stavamo vivendo.
L’orologio sul cruscotto segnava le 12.45, ma non era passata da poco mezzanotte, era il primo pomeriggio!
Cercando di non lasciarmi condizionare dai sensi, costrinsi la mia mente a riflettere sulla realtà: sullo spazio e sul tempo. A proposito dello spazio la ragione mi rammentava che ci trovavamo fra Napoli e Salerno, nel cuore della zona che le canzoni tradizionali ricordano come “Paese del sole“. Riguardo al tempo sapevo che, essendo in vigore l’ora legale, il sole stava ormai per raggiungere la sua culminazione nel cielo di luglio; era quasi mezzogiorno e solo un paio di settimane prima avevamo festeggiato il Solstizio d’Estate, il giorno in cui la nostra stella è più alta sull’orizzonte, più calda e brillante. Teoricamente avremmo dovuto essere avvolti da una luce abbagliante.
Le nostre percezioni però dicevano il contrario. E non riuscivamo ad immaginare così buia neanche la mezzanotte di un Solstizio d’Inverno al Circolo Polare Artico!
Raggiunto il valico, la pioggia si fece talmente intensa che dovemmo fermarci per qualche istante, ma subito decidemmo di proseguire, anche se lentamente, per uscire il più presto possibile da quella situazione. La strada stava diventando rapidamente un torrente di acqua e fango che scendeva dal crinale a velocità sostenuta, mentre il buio continuava ad avvolgerci come se qualcuno avesse spalmato bitume sulla volta celeste.
In silenzio entrambi pregammo che l’auto non si fermasse proprio in quel momento critico.
Sempre in silenzio, e per un tempo che ci sembrò lunghissimo, continuammo a scendere dalla montagna nel buio assoluto, mentre almeno trenta centimetri di acqua fangosa scendevano con noi sulla strada tortuosa.
Poi di colpo la pioggia cessò e lentamente un vago nebbioso grigiore sostituì la cappa di nuvole nere.
Si intravidero le prime case di paesi collinari e rassicuranti segnali stradali ci guidarono su strade allagate, ma sempre più pianeggianti e percorribili.
Verso le 13.30 eravamo finalmente sull’autostrada e ci dirigemmo verso nord. Il temporale era finito, la luce che passava attraverso le nuvole era decisamente diurna, e l’automobile non ci diede alcun problema fino a casa. E qualche giorno dopo, non che sia così importante, ma l’Italia vinse anche la finale dei Mondiali di Calcio.

Imparare dall’esperienza

La tensione che allora provai si è trasformata oggi in un’interessante esperienza da ricordare e da raccontare.
Per la nostra mente la luce e l’oscurità non erano e non sono indifferenti. Il bel tempo e quello brutto riescono a condizionare il nostro umore e le nostre emozioni in un continuo mutamento di stato mentale. Però è anche vero che il nostro vero Sè, la nostra più intima e divina essenza, la nostra Coscienza, è naturalmente del tutto immune ai cambiamenti climatici, come a quelli emotivi, e non solo perché “sa” che il sole può solo essere nascosto temporaneamente dalle nubi, ma soprattutto perché riconosce nello spazio-tempo una condizione limitante esclusivamente la materia.
Quando si conosce questo, si conosce tutto” insegna saggiamente l’antichissimo testo indiano Advaita Vedanta:
Yasmin vijnâte sarvam idam vijnâtam bhavati
In quel momento di buio totale e di tensione, su quella strada sconosciuta e pericolosa, mi fu impossibile non identificarmi con le paure, con i pensieri, e con tutto ciò che lo Yoga chiama “Vritti“, perturbazioni mentali; ma ogni esperienza fatta serve per imparare: è il miglior modo che gli esseri umani hanno per crescere.
Le condizioni atmosferiche, così come quelle mentali, possono precipitarci dalla radiosa estate al più buio inverno, così come possono trascinarci dal paradiso al più oscuro inferno, ma anche viceversa. Spesso sono situazioni oggettive, e in questo caso cercheremo di cavarcela soprattutto con mezzi ordinari, ma altrettanto spesso si tratta di condizioni mentali: inferni e oscurità psichiche, ovvero virtuali e illusori paradisi, autoinganni. Una sola nube, per quanto gonfia di pioggia e minacciosa, in un attimo può far dimenticare alla nostra mente il sole estivo di mezzogiorno, e farci precipitare nella disperazione.
In queste situazioni l’unica cosa che può fare la differenza, ciò che può farci vedere la Luce anche quando sembra che esista solo il buio intorno a noi, è la Coscienza: “quando si conosce questo, si conosce tutto“.

Giovanni Pelosini



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