Tarocchi e Storie Binarie (di Giusy Caroppo)

Scambisti – Storie binarie di 1°, 2°, 3° classe

di Giusy Caroppo

Piccole cose di pessimo gusto. Ricordi a buon mercato. Per raccontare l’immaginario del treno, chiuso in una sorta di affollato, ironico Mausoleo. Allestito proprio nelle sale del dopolavoro ferroviario. A Bari, l’ultimo intervento del duo Santini Del Prete

Martedì, 25 maggio 2004. Arrivata a destinazione con una fantasmagorica inaugurazione che ha visto lo scambio tra arte e performance, cinema e narrativa (proiezione de Il volo: sogno in video lungo la tratta binario-tranviaria Cecina-Livorno; presentazione del libro Italian Sud Est di Fluid Video Crew e dell’omonimo film, il docu-western salentino di Marco Saura, Caterina Tortosa e Davide Barletti), la mostra Scambisti – storie binarie di 1°, 2° e 3° classe a cura di Grazia De Palma, spunta come una sorta di curioso e coloratissimo fungo nella Sala del Dopolavoro ferroviario della Stazione centrale di Bari.

L’ “autoesclusione dal Giardino del Giudizio Critico” (Pablo Echaurren) sintetizza l’efficace manifesto della “Non Arte” che tutela Raimondo Del Prete (capostazione) e Franco Santini (tecnico verifica sicurezza) dalla scure di chi parla critichese e pertanto non sarebbe giusto guardare l’installazione con gli occhi “deformati” dell’esperto. In un mirato disordinato eclettismo di linguaggi datati – collage e fotomontaggio, ad esempio – i due costruiscono un mini lunapark delle piccole cose di pessimo gusto che affollano l’immaginario “ferroviario”, rinchiuso claustrofobicamente nella Stuva della sculozza, “il mausoleo del treno”.

I Santini Del Prete

E siccome la loro ditta postale è partorita dall’incontro dei loro nomi, è naturale che sempre in coppia si riproduca, in situazioni molteplici ed esilaranti: planano su Vaticano, Firenze e Napoli, posti turistici da cartolina (addirittura rischiano di schiantarsi sullo scomparso pino di Posillipo), clonati in sagome multicolori, come pinocchietti snodati, seduti, in piedi, a mezzobusto, con cagnolino e gattino, in foto effetto 3D e in delicati ritratti a matita e, come da citazione, “oggi per fare del successo dono/ solidi stan su questo vecchio treno/ due ferrovieri assisi come in trono” (da IV L’Imperatore di Giovanni Pelosini).

E il successo sembrano meritarselo veramente, specie per la delicatezza con cui legano la “memoria” (nostra e loro: un viaggio in treno l’abbiamo fatto tutti) all’ “oggetto”, vendendo a buon mercato i ricordi. Scrive Grazia Di Palma ”in un tempo di scambi & baratti l’arte può scomparire dai musei solo per ricomparire ovunque” e questa location è indovinata anche perché è collocata nello squallore architettonico e tra la modestia degli arredi di ambienti che dovrebbero invece offrire opportunità di svago, cultura ed incontro ad una categoria di lavoratori che già svolge mansioni abbastanza monotone. Tuttavia l’inconveniente che incontrano queste iniziative fuori dai luoghi deputati dell’arte è che, chiuso il fortunato evento dell’inaugurazione, ci si dimentichi che esistono: un vero peccato per curatori e artisti, che non li scelgono certamente per la volontà del lo famo strano.

Giusy Caroppo, « Exibart», giugno 2004



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