Cecina, 18-19 settembre 2010: Meditazione Zen

Free Zen

organizza

Meditazione Zen

18 settembre alle ore 15.00 – 19 settembre alle ore 10.00

Cecina, Via Ticino, 10

Info: tel. 366.4197465

PROGRAMMA

  • Sabato 18 Settembre 2010 Ore 15.00
  • Domenica 19 Settembre 2010 Ore 10.00

Presso il Dojo Zen GyoSho, Via Ticino, 10 interno 8, Cecina (LI)

L’incontro è aperto a tutti e sarà un breve percorso alla riscoperta del silenzio; accompagnati da aromi di incenso e da antiche vibrazioni percorreremo la strada che porta ad una nuova consapevolezza, riscoprendo un fertile terreno per una nuova qualità del pensiero.

Quale miglior tempo per iniziare a meditare

di Roberto Bendo

In questo nostro tempo i rapporti tra le persone sono sempre più superficiali, banali, effimeri, i vincoli d’amicizia sempre più fluidi e instabili, basati spesso più su interessi e convenienze reciproche o sulla partecipazione a forme di divertimento vuote ed alienanti, nel grande circo della società del tempo libero, piuttosto che sulla volontà di conoscenza effettiva della reale natura dell’altro, come fonte di arricchimento interiore e di evoluzione dell’esperienza.

Meditare in senso proprio, ossia neutro e aggiungerei laico, come atto immanente, ossia non religioso, significa sviluppare uno sguardo intenso e chiaro verso la propria interiorità più profonda, verso la propria essenza più intima, uno sguardo che con il perfezionarsi della abilità e della capacità meditative, si fa sempre più limpido, lucido e penetrante, fino a diventare col tempo e la pratica una percezione definita del proprio sé, che può essere sempre più affinata e perfezionata. La presa d’atto, l’osservazione neutra dello stato costituisce il primo passo per il suo graduale superamento e dissoluzione del nostro stato di paralisi mentale, di esseri ipnotizzati da una cultura che sta diventando un peso e che ci tiene legati a un palo. Per farlo però occorre volontà costanza e motivazione al cambiamento del proprio stato interiore. La mancanza di costanza, la labilità e volubilità sono elementi caratteristici di molti soggetti e individui del nostro tempo.

Se osserviamo la vita di molte persone che ci circondano e che ci capita di incontrare, notiamo che le loro strutture psichiche e caratteriali sono caratterizzate da una evidente mutevolezza e fragilità, nel quadro di una generale precarietà dei legami affettivi, dei rapporti sociali e di lavoro. Questo lavoro costante su di sé, che solo una mentalità completamente materialistica può considerare qualcosa di inutile e superfluo, permette di ottenere o ripristinare quell’equilibrio e quell’armonia della psiche che costituiscono il presupposto indispensabile per muovere ulteriori passi sulla via della ricerca di sé e della conoscenza di se stessi. Uno degli effetti che la pratica meditativa esercita sulle persone, come vedremo meglio in seguito a proposito di recenti studi scientifici, è quello di renderle più ricettive, percettive, sensibili, attente, ma anche capaci di intrattenere rapporti interpersonali  e di svolgere attività materiali e mentali con una intensità, una energia, una concentrazione, una qualità dell’esperienza, ben superiori a quelle ordinarie, riscontrabili presso i non meditanti. Di solito infatti la consapevolezza ordinaria che caratterizza la maggior parte delle persone che non praticano la meditazione, è quasi sempre deviata, distorta, alterata distratta da pensieri estranei e ricorrenti, da flussi di immagini, ricordi, da desideri, aspettative, brame, manie più o meno esplicite, protesa sempre verso un altrove rispetto al momento presente, nell’atto e nel tentativo di anticipare e immaginare scenari futuri o di rimpiangere o rimuovere il passato.

Mi chiedo perciò dove si sta dirigendo il genere umano?

Penso che solo un risveglio dal sonno profondo della consapevolezza e una riscoperta effettiva del senso di responsabilità verso sé stessi, la vita e l’ambiente che ci circonda, la natura di cui pure siamo parte, potranno un giorno consentire al genere umano, in preda a una sorta di babbeismo collettivo, di ritrovare la strada che porta alla conoscenza di sé stessi e quindi alla risoluzione graduale di molti dei  mali sociali e ambientali che l’affliggono, i quali a ben vedere non sono che sintomi ed effetti visibili, epifenomeni, del male più profondo che l’attanaglia. La riscoperta del Sé, della vera essenza dell’umano non può che passare attraverso l’esercizio quotidiano della meditazione come via empirica, non-teorica alla conoscenza di sé.

Meditare significa immergersi gradualmente e lucidamente nelle profondità del proprio sé, per sondarne l’estensione e i limiti e permanervi in uno stato di massima attenzione priva di consapevolezza cioè di attività dei pensieri e sentimenti, indugiando nella pura e neutra osservazione dei propri stati moti senza giudicarli, rifiutarli o condannarli. Però la conoscenza di sé richiede certamente tempo, volontà, motivazione, spirito di ricerca, curiosità, assenza di pregiudizi, magnanimità, nobiltà e purezza d’animo, tolleranza (verso se stessi e gli altri) pazienza, rispetto, equilibrio, modestia, accettazione e stima di sé, tutti valori che nella società del tutto e subito, dell’usa e getta sembrano non trovare più posto. Quindi il fatto stesso di cominciare a decidere seriamente e dedicare anche una piccola parte del nostro tempo alla meditazione è un passo verso una possibile rivoluzione non solo di noi stessi ma dell’intero genere Umano.

Roberto Bendo



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