I Tarocchi Pelosini – Santini Del Prete al Museo (di Morena Poltronieri)

La Mostra dei Tarocchi Pelosini – Santini Del Prete al Museo Internazionale dei Tarocchi

di Morena Poltronieri

La mostra dei Tarocchi Pelosini-Santini Del Prete apre un capitolo importante nell’attività promossa dal Museo dei Tarocchi, nato nel giugno 2006. Il Museo è collocato in un suggestivo palazzo storico del 1600, completamente restaurato, posto tra Bologna e Pistoia, immerso nel verde. Questa struttura, oltre ad una ricca collezione permanente, offre una serie di eventi culturali e mostre che non saranno realizzate solo all’interno del Museo, ma anche in altre sedi. Inoltre, intende organizzare svariate visite guidate, esclusivamente su prenotazione, che permetteranno di entrare nell’incantato mondo dei Tarocchi attraverso innumerevoli canali interpretativi: dalla lettura dei simboli e degli archetipi ad essi legati, alla storia e all’iconografia, al fine di creare un ponte tra l’arte medievale e rinascimentale fino ai nostri giorni.

Aprendo una panoramica sull’arte contemporanea, è molto arduo trovare nella figura di un unico artista ciò che nel passato rivestiva questo ruolo. Per intenderci: l’artista molto spesso era alchimista, per via della ricerca che doveva effettuare sui colori e sui materiali che usava; era astrologo, o quanto meno conosceva i dettami di base per comprendere i valori delle sfere superiori e come questi si proiettassero nel reale; era conoscitore dei legami che uniscono le proporzioni auree con la musica, la matematica, l’architettura stessa. In quest’epoca di separazione diventa difficile ricondurre il proprio operato a questa visione olistica e ciò ha generato l’idea che il valore del simbolo si stia perdendo, soprattutto come legame tra la sacralità della vita e la ritualità che scandisce le tappe fondamentali della crescita fisica ed interiore dell’essere umano.

I Tarocchi Pelosini-Santini Del Prete rappresentano questa sintesi profonda. Ogni foto-poesia rammenta, con spiccata ironia, i passaggi essenziali degli Arcani, ove il simbolo diviene parte integrante della vita. L’opera non è separata dall’artista e vive attraverso di lui una rinnovata espressione.

Ogni fotogramma scandisce Il Sentiero dei Tarocchi, titolo della mostra, ma anche del mazzo di tarocchi editato da Hermatena per il Museo. Ogni passo è inserito in un simbolismo assiale, ancora attuale, ove vige la proporzione aurea, che descrisse già dagli albori dell’Arte, il principio della perfezione.

L’incontro con questo simbolismo trasforma profondamente il valore dell’arte, rendendola parte integrante dell’esistenza. La successione dei fotogrammi genera la visione di un ‘filmato’, con tinte naturali, ove I Santini Del Prete inscenano, via via, le parti di una grande composizione, orchestrata dall’esperto tarologo Giovanni Pelosini, che ha creato anche le liriche che acconpagnano questa opera. La visione dei 22 Arcani diviene allora espressione composita di simboli direzionati su un unico sentiero, che racconta in chiave contemporanea il valore arcaico di queste lamine.

Pensiamo, ad esempio, alla figura del cosiddetto ‘mago’ rinascimentale, colto e saggio, imbevuto di ermetismo, neoplatonismo e cabala, che esercitava i suoi raffinati strumenti, come la meditazione sulle immagini, lo studio della numerologia e delle lettere dell’alfabeto, per giungere ad una vera e propria trasmutazione rispetto al proprio stato di coscienza. Questo aspetto si lega profondamente all’ambito filosofico dei tarocchi, dove il tema dell’opposizione necessaria per giungere all’integrazione è sicuramente uno dei punti più sondati di questa ricerca.

Da questo concetto, nasce l’idea di dare una sede stabile a quei simboli, per molti considerati come archetipi, che oggigiorno rischiano di essere travisati, come fenomeno di consumo e come risposta ad un disagio generazionale e bisognoso di sondare il futuro affidandolo ad altre mani piuttosto che alle proprie.

Nel momento in cui si avviato questo progetto, da ogni parte del mondo si sono presentati artisti che hanno lavorato su questi simboli, attraverso la loro cultura. Abbiamo raccolto opere dall’India, dall’Africa, dall’Europa, dagli Stati Uniti, dalla Nuova Zelanda, in pratica, in ogni angolo del mondo si è posto alla luce un lavoro incessante e spesso sotterraneo che sta dimostrando come ancora oggi si conservi un’antica ispirazione e si prosegua nel rappresentarla artisticamente.

Il Museo dei Tarocchi vuole aprire un’opportunità a tutti questi artisti, a coloro che ancora oggi proseguono nel dare voce a un patrimonio che nel passato fu immenso e che oggi rischia di essere fruito solo da studiosi e ricercatori specializzati. Il Museo dei Tarocchi ha come obiettivo quello di raccogliere e accogliere l’arte contemporanea che si sta esprimendo su questo tema. Certamente, è importante la storia ad esso connessa in quanto costituisce la base necessaria per giungere all’oggi: da questo punto di vista l’Italia vanta dei ricercatori di grande pregio che stanno sondando le origini di queste lamine. Il Museo attinge da loro la concretezza di un vissuto e desidera aprire un altro importante capitolo della storia dei tarocchi, non abbastanza sondato e valorizzato, ovvero quella che parte dal Novecento e giunge ai nostri giorni.

Si intende offrire al visitatore la visione di collezioni uniche di interi mazzi di Tarocchi, in originale, realizzati da artisti italiani ed esteri, che operano attraverso le più varie tecniche, dal collage alla scultura, dalla pittura alla grafica, dal video alle performance fino a giungere alla musica.

Concludendo, è importante ricordare le parole scritte appositamente sul Museo dei Tarocchi dal prof. Alberto Cesare Ambesi, già docente di semiotica, e autore di estesi contributi a importanti opere enciclopediche, che cura per il Museo la simbolica e i contatti con i media: “(…) il nuovissimo Museo dei Tarocchi (…) ha (…) due fini inequivoci: a) dimostrare la fertilità ispiratrice del tema dei tarocchi su cerchie sempre più ampie di artisti contemporanei; b) comprovare come il regno dei tarocchi sia da riguardarsi non già come una sfera in sé conclusa, bensì quale cammino che si apre con molti sentieri verso i giardini dei simboli, terreni e celesti. (…).

In connessione con lo studio dei tarocchi, il Museo intende richiamare l’attenzione del pubblico e degli studiosi sui simboli che ne prefigurano o ne incorniciano il senso riposto, quando rintracciabili nelle principali realizzazioni artistiche e architettoniche delle città italiane, in modo da creare una rinnovata e coerente modulazione storico-critica lungo l’arco di tempo che si protende dall’arte medievale e rinascimentale fino alle ricerche, oramai post-post moderne, del secolo attuale. Senza dimenticare – questo è ovvio – che intrecciato questo segmento di storia si trova un filo azzurro e oro del quale sono intessute le dottrine esoteriche: esoteriche e – come tali – non già e non mai banalmente occultistiche, intorno ad affari di cuore, di denari e di salute, bensì divinatrici dei destini di un’anima o di una stirpe, qualora necessario (…)”.

Morena Poltronieri, «AgoraMagazine», 11.12.2007



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