Archivio del 7 Gennaio 2012

Il Segreto dell’Alchimia dell’Asso di Coppe

L’ipotesi più probabile che mi occorse (e come a me credo anche ad altri silenziosi spettatori) era che quella carta rappresentasse la Fonte della Vita, il punto estremo della ricerca dll’alchimista, e che il nostro commensale fosse appunto uno di quei sapienti che scrutando in alambicchi e serpentine, in matracci e storte, in atanorri e aludelle (sul tipo della complicata ampolla che la sua figura in vesti regali reggeva in mano) tentano di strappare alla natura i suoi segreti, particolarmente quello della trasformazione dei metalli. Era da credere che fin dalla più giovane età (…) egli non aveva avuto altra passione (la fonte restava pur sempre un simbolo amoroso) che la manipolazione degli elementi, e per anni aveva atteso di vedere il giallo re del mondo minerale separarsi dagli intingoli di zolfo e di mercurio, precipitare lentamente in depositi opachi, che ogni volta risultavano essere soltanto vile limatura di piombo, fondigli d’una pegola verdastra. E in questa ricerca aveva finito per chiedere il consiglio e l’aiuto di donne che s’incontrano talora nei boschi, esperte in filtri e intrugli magici, dedite alle arti della stregoneria e della divinazione del futuro…

Italo Calvino (1923-1985), Il castello dei destini incrociati

(Asso di Coppe tratto dal mazzo dei Tarocchi della Spirale Mistica di G. Pelosini, arte di G. Palumbo, Ed. Lo Scarabeo, 2011)

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