Così come esistono luoghi sacri e spazi sacralizzati nei quali è più opportuno che gli iniziati operino ritualmente sulla via regia della conoscenza, c’è anche un tempo sacro, distinto da quello profano. Uscire dall’ordinario computo del tempo e vederlo scorrere ciclicamente è uno dei primi passi necessari per celebrare la Vita, per confermarla nel suo ambito interiore e personale, in quello sociale e in quello cosmico. Il salto quantico evolutivo che l’umanità è chiamata a compiere in questa epoca deve poter partire dalla ruota eterna del tempo ciclico, dal moto spiralico di successione delle Ere, dal tempo che abbiamo chiamato sacro.
C’è dunque un tempo profano e c’è un tempo sacro.
C’è un tempo profano che vede materialmente il passato, il presente e il futuro su una singola linea retta con una direzione fissa e un verso definito e immutabile. Su questa linea la storia è soltanto un mero susseguirsi di avvenimenti, di cause e di effetti, di nascite e di morti. Qui il destino materiale di ogni essere umano è segnato, la sua origine è netta e la sua fine è certa, nel solco di un’evoluzione dell’umanità che forse oggi appare essere stata soltanto tecnologica.
Ma esiste anche il tempo sacro, che è da celebrare come tempo mitologico, simbolico, liturgico, ciclico, come tempo dell’Anima e dello Spirito, come successione di momenti solenni da vivere in comunione di sensibilità, di intenti e di cognizioni. Il tempo sacro si muove a spirale in successivi archi che toccano i punti di circonferenze crescenti in modo aureo: cerchi di consapevolezza sempre più ampi, in cui tutto può sembrare uguale e tutto è sempre diverso, in cui le esperienze passate sono, ad ogni passaggio, incluse e rivalutate come gradi di consapevolezza sempre maggiori. Continua a leggere »