Rinascere con il Rebirthing

Anche se il nostro respiro è quasi sempre automatico, esso è influenzabile dalla nostra volontà: è l’unico dei bioritmi che possa essere modificato volontariamente e, per questo motivo, è il principale mezzo con il quale gli yogi agiscono sulle strutture e sulle funzioni del corpo fisico e dei corpi più sottili.                                                                                                                                                      È noto a tutti come il respiro si modifichi automaticamente in funzione delle situazioni ambientali, delle emozioni, dei pensieri, degli stati di essere. Risulta invece meno chiaro come possa essere viceversa (sic!) e come il respiro possa essere il tramite fra inconscio e coscienza, ed anche il principale veicolo fra la nostra realtà intima ed il mondo esterno. Per comprendere tutto ciò fiumi di parole non valgono un grammo di pratica: si può solo ricordare che, secondo gli insegnamenti dello Yoga, e più in particolare del Pranayama, respirando noi non facciamo solo degli scambi di ossigeno ed anidride carbonica, ma “nutriamo” il nostro essere di “Prana“, ovvero di energia sottile che è vitale quanto e più dell’aria.

Il Rebirthing è una tecnica respiratoria orientale antichissima che è stata recentemente riscoperta e diffusa in occidente. Questa pratica ci mette rapidamente in contatto con i nostri blocchi energetici, che la presa di coscienza contribuisce a rimuovere. Tale tecnica prende in particolare considerazione le cinque principali cause di tali blocchi che finiscono per “drammatizzare” l’esistenza: il trauma della nascita, la disapprovazione dei genitori, i conflitti delle vite passate, la nostalgia-istinto-paura della morte, e la programmazione negativa del pensiero.

Il Rebirthing (rinascita) può fare molto per eliminare i problemi che inevitabilmente ci portiamo dietro dal nostro passato (di questa e di altre vite), facendocelo rivivere emotivamente, intimamente e fisicamente e non solo razionalmente: si tratta di un’esperienza “forte” e molto profonda che nella maggior parte dei casi riporta alla memoria sensazioni già provate lasciando poi un grande senso di liberazione e di benessere (il trauma rivissuto è, ipso facto, portato alla coscienza e quindi le sue conseguenze possono essere rimosse).

Si rifletta infine sulla frase di Babaji:                                                                                                      “Il dolore, la paura e le malattie sono solo una resistenza all’amore di Dio”

Giovanni Pelosini



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