Affrettati lentamente

Ci sono molti modi di affrontare i pressanti impegni quotidiani: uno è quello frenetico e ansioso che conduce spesso allo stress per la continua tensione mentale e la crescente velocità con cui il mondo si muove; un altro è quello tipico di chi pacificamente si pone in attesa che le cose accadano da sole ed è così poco turbato dalle circostanze da scivolare nell’apatia e nell’ignavia.
Lo stereotipo del primo caso è il “manager”, torturato dallo squillare dei telefonini mentre corre dal taxi alla metropolitana prendendo un frettoloso appunto e programmando mentalmente la dozzina di scadenze della prossima mezz’ora.
Il classico esempio del secondo è il “nato stanco”, rinunciatario per indole e per scelta, che lascia sempre perdere tutto e che non si preoccupa neanche un po’ del proprio futuro.
Se la pioggia li sorprende, il primo si metterà a correre lanciando imprecazioni e preoccupandosi delle necessarie modifiche ai suoi programmi, mentre il secondo si muoverà pigramente senza rendersi conto che forse dovrà rimanere fradicio per tutto il giorno.
Risulta evidente che si tratta di due casi limite, esemplificativi di stili di vita antitetici. Nel mondo occidentale è decisamente prevalente il primo, e non è infrequente osservare persone che “corrono” per quasi tutta la loro vita, inseguendo solo virtualmente un’improbabile quanto irraggiungibile “felicità”.
Correndo sempre più veloci forse si riesce ad accumulare beni e denaro, ma talvolta ci si accorge di aver sacrificato a questo modello di vita gli affetti o la salute, se non tutto ciò che comunemente si associa al concetto di reale benessere.

La problematica non è solo recente se già nell’antichità si cercò di risolverla e di affidarne agli eterni simboli una possibile soluzione anche per i posteri.
Forse l’Imperatore Augusto deve parte dei suoi grandi successi al motto che teneva saggiamente presente: Festina lente, affrettati lentamente!
L’apparente ossimoro è rappresentato dal famoso ed enigmatico sigillo con il delfino e l’ancora, un simbolo visivo che aveva ed ha il compito di parlare il linguaggio onirico comprensibile dall’inconscio più che dalla mente speculativa.
Si osservi quindi il dinamico animale marino, il guizzante e vivace mammifero, emblema stesso di movimento e velocità, in simbiosi con la frenante ancora, allegoria di resistenza e di fermezza, di immobile passività.
La risposta al difficile enigma è nella commistione dei simboli: dinamismo e staticità, movimento e fermezza, frenesia e passività, rapidità ed indugio, il delfino e l’ancora in armonico connubio.
Parlano le figure geroglifiche:
Affrettati, certo, non perder tempo invano, ma fallo con la saggezza e la prudenza che solo la lentezza può darti!
Un invito sempre attuale all’attiva riflessione che esiste solo nel movimento consapevole della coscienza e che implica un progetto di vita, un indirizzo di origine sovramateriale se non sovrumano.
La comprensione del messaggio nascosto degli arcani raffigurati implica la conoscenza del linguaggio simbolico che il sincretismo alessandrino fece fiorire sul Mediterraneo e che ebbe continuità almeno fino al Rinascimento, così come il delfino e l’ancora, attraverso l’Imperatore Augusto e l’ammiraglio Guglielmo Gouffier, signore di Bonniver, che li vollero insieme nello stemma personale, riescono a parlare all’uomo di ogni tempo.

Questo e molto di più può ancora dirci questo enigmatico emblema. Di fronte ai simboli è nella natura delle figure che si deve indagare, così come insegna il geniale François Rabelais nel Gargantua (Capitolo IX):
Ben diversamente facevano i savi dell’antico Egitto quando scrivevano in lettere chiamate geroglifici, dove nessuno capiva che non intendesse, ed ognuno capiva che intendesse, le virtù, le proprietà, la natura delle cose raffigurate; (….) In Francia si può averne un’idea dalla divisa di sua signoria l’Ammiraglio che fu primieramente di Ottaviano Augusto“.

Giovanni Pelosini (pubblicato su «AstroMagazine», agosto 2005)

⇒ Leggi anche: La lunga strada verso Itaca

 



1 Commento a "Affrettati lentamente"

  1. leila cerri

    E’ molto chiara e interessante la spiegazione sui ritmi di vita dell’uomo e del simbolo che dovrebbe rappresentare il “giusto equilibro” tra l’agire e il riposarsi guardandosi intorno.
    Oggi molte persone prendono atto di questo modo di vivere infelice.
    Ho letto frequentemente articoli sul “furto del tempo” e sulla possibilità di lavorare tutti ma con tempi ridotti,sul fatto di trovare il tempo per vivere e non solo di sentirsi deprivati della propria vita.
    Purtroppo questo come molti altri temi vengono analizzati a fondo ma poi non si riesce a concretizzare un cambiamento. Tutti sappiamo che così non si può vivere, o almeno che si vive male, ma non riusciamo a fare diversamente.
    Non so, forse ci dovremo adeguare perchè ormai siamo stritolati in questi ritmi e quindi dovremo trovare altri simboli che ci rappresentano?

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