Elogio del silenzio

In questo mondo in cui è comune urlare le proprie esigenze, vere o indotte che siano, come sintomi di egopatie se non di egoismi esasperati, è simbolicamente rilevante apprezzare sempre di più il Silenzio, in tutte le sue forme simboliche.

  • Il Silenzio come cura del rumore: quel rumore continuo che circonda ed avvolge, ma soprattutto si interpone, come un disturbo diabolico, fra il soggetto e la sua realizzazione profonda. La voce del Sé che emerge quieta dal profondo della coscienza è autentica ma flebile e delicata. Essa si confonde e si disperde nel rumore; si manifesta e si diffonde nel Silenzio.
  • Il Silenzio come pulizia interiore è la possibilità che doniamo a noi stessi di ascoltare le vere istanze del corpo e dell’Anima.
  • Il Silenzio come pace è l’arresto delle perturbazioni mentali; la beatitudine eterna dei rari istanti di vera meditazione. “Pensiero è il pensiero del pensiero” scrisse James Joyce nel suo lucido delirio di ricerca dell’essenza. È nel Silenzio che si ricerca e si distingue il pensiero; quell’azione complessa e conseguente all’Essere cosciente: “Esisto, dunque penso“.
  • Il Silenzio come controllo è l’importante esercizio che garantisce la cosciente gestione non solo della propria parola, ma soprattutto della propria mente.
  • Il Silenzio come riservatezza, da usare con misura e come ulteriore esercizio di continenza.
  • Il Silenzio come dignità selettiva ed elettiva è utile perché le parole ed i pensieri siano scelti in funzione di chi si esprime, di chi ascolta e del linguaggio stesso.
  • Il Silenzio come solitudine feconda da contrapporre alla sterile e chiassosa promiscuità, che in mille rivoli caotici ed eterogenei disperde preziose energie, fra inutili polemiche fini a se stesse e finti dialoghi dove ognuno rimane sordo al suono diverso ed alle parole altrui. Una solitudine consapevole che non è follia e che, paradossalmente, permette di stare bene in compagnia, come ammoniva qualche anno fa Giorgio Gaber.
  • Il Silenzio come ascolto rispettoso degli altri e di se stessi, della natura e dell’Universo.
  • Il Silenzio come poesia, come bianca espressione di nitidezza e di gioia.
  • Il Silenzio come pausa, come riposo dalle attività, come immobilità e fermezza.
  • Il Silenzio come libertà che ha l’unico dovere di essere, senza obblighi di agire, di muoversi, di fare, di avere.
  • Il Silenzio come tolleranza che vive e lascia esprimere con amore.
  • Il Silenzio come pazienza che non teme l’apparente scorrere del tempo.
  • Il Silenzio come verità sicuramente immutabile nei diversi sistemi di riferimento.
  • Il Silenzio come segreto perfetto ed assoluto, che si nasconde come un tesoro personale.
  • Il Silenzio come positivo archetipo di Saturno, antico re italico dell’Età dell’Oro.
  • Il Silenzio come indispensabile ingrediente alchemico per la trasformazione del piombo in oro, per la realizzazione della Grande Opera: il Silenzio come Pietra Filosofale.
  • Il Silenzio come parola, mai ingannevole, mai dubbiosa: un’espressione simbolica di forme e di colori.

Il Silenzio come arte in questo quadro di Odilon Redon.
Non è chiaro se il volto enigmatico appare da un pertugio oppure è il riflesso di uno specchio ovale: l’evanescenza dei colori e delle forme, degli spazi e della luce, ne fanno un’allegoria del sogno lucido e dello stesso pensiero che sfugge e si dissolve rapido al mattino dopo una notte di insegnamenti segreti. L’indice è il dito di Giove (parola, oralità) ed il medio è l’emblema di Saturno (controllo, chiusura): con queste dita sulle labbra la figura evoca sottilmente un mistero, un’interiorità profonda che emerge con il linguaggio del simbolo come un messaggio onirico e fantastico della coscienza, e che invita, in Silenzio, al Silenzio.

Chi ha paura del Silenzio? Chi teme di oltrepassare le porte che il silenzio può aprire?

Giovanni Pelosini



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