I simboli del Pontefice

Pontefice è colui che costruisce il ponte: è il simbolo dell’uomo che si fa tramite fra Terra e Cielo.
Si preferisca il termine “Pontefice” a quello di “Papa”, perché sicuramente più antico e significativo avendo anche origine precristiana.
La parola “Papa” in latino significava “babbo” ed era quindi usata in modo affettuoso per chiamare genericamente tutti coloro che assumevano in qualche modo il ruolo di guida spirituale della comunità.
Il termine “Pontefice” invece è molto più suggestivo e sulla sua origine già gli antichi romani erano in disaccordo, anche se sono propenso a dare credito a Varrone che, nel De lingua latina (V, 83), affermava:
I pontefici (…) io li credo piuttosto denominati da ponte, perché sono essi che hanno fatto da prima, come poi rifatto più volte il ponte Sublicio; onde vi si usavano sacrifizi (…)“.
I “Pontifices” quindi formavano in origine una casta sacerdotale che regolamentava i culti e conservava la tradizione dei riti religiosi; il più importante fra loro era detto “Pontifex Maximus“, titolo assunto anche dagli imperatori romani fino al 378 d.C. e dalla suprema autorità cristiana a partire dal V secolo.

Il Pontefice è letteralmente ed etimologicamente “colui che fa il ponte”, cioè colui che unisce.
Questo simbolo esprime così il dominio dello Spirito sulla Materia: costruendo il “ponte” ed utilizzando il corretto rito per farlo, crea un simbolico ponte fra Terra e Cielo, una via di comunicazione e di contatto fra uomo e Dio, fra la Manifestazione e lo Spirito non manifesto, in altre parole una scala per l’ascesi.
E’ lui stesso, uomo, che si fa ponte fra i due mondi che si realizzano e si incontrano in lui: la parte terrena e la parte divina.
L’uomo, infatti, è nato per questo: per realizzare tale incontro in armonia, e per esserne consapevole.
Con questo simbolo l’uomo può comprendere di essere nato per unire, e non per dividere.
La stessa parola “simbolo” è analoga al Pontefice come significato, derivando da “symbàllein“, mettere insieme, connettere. Al contrario, l’etimologia della parola “diavolo” (da “diabàllein“, mettersi attraverso) può suggerire una separazione, e non è un caso che sia proprio il Diavolo ad essere rammentato in mille leggende antiche come artefice di ponti arditi, a dimostrazione di quella che Niccolò Cusano e Jung, in tempi diversi, chiamarono “coincidentia oppositorum“, la coincidenza degli opposti.
Evidentemente, nel caso del Pontefice, si tratta di edificare ponti sacri e spirituali, vie di comunicazione con mondi diversi da quello sperimentato nell’incarnazione.

Nell’immagine del Pontefice tratta dal mio libro I Tarocchi Aurei e dipinta da Roberto Granchi c’è l’invito per gli uomini di tutte le epoche a percorrere Sentieri di ascesi: la colomba bianca (lo Spirito) si alza esprimendo il distacco dalla materialità degli istinti e la loro sublimazione.
Al tempio manca il soffitto e lo sguardo del Pontefice può dare direttamente sul cielo, così come la colomba può volare direttamente in alto, fra le nuvole, senza altri impedimenti, senza barriere fisiche.
Il ponte fra Terra e Cielo è stato costruito; la ierogamia, la sacra unione, è adesso possibile in quanto il passaggio è aperto.
Sul ponte sacro del Pontefice gli uomini possono di nuovo incontrare gli dèi: chi ne ha la volontà può uscire dalla Ruota vorticosa, volando verso l’alto come la colomba, nel cielo azzurro e luminoso.
Giovanni Pelosini

(pubblicato su AstroMagazine, aprile 2005)



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