La Luna, la notte, il mistero
Che cosa è questo grande Mistero che si confronta con l’umanità fin dalla preistoria?
Chi suscita i sogni oltre la Porta d’Avorio e muove la penna del poeta?
Chi adopera l’arte per parlare all’uomo distratto dalla mente?
“Et ignotas animum dimittit in artes” cantava Ovidio.
La Luna, la Notte, il Mistero …
Ereditiamo la parola “mistero” direttamente dall’accadico mushu che significava notte, così il greco mistis è “colui che veglia nella notte arcana di attesa” (cfr. Giovanni Semerano, L’infinito: un equivoco millenario, Bruno Mondadori, 2001).
E la Signora della Notte è la Luna, il simbolo della Dea; la Bianca Dea che fu celebrata dal Graves, moderno druido delle isole degli Iperborei (Robert Graves, La Dea Bianca, Adelphi, 1992), la Dea dai mille volti e dai mille nomi, la Dea Madre delle culture paleolitiche e neolitiche, la Dea dei labirinti e delle spirali, dei serpenti sacri, dei boschi, della Terra …
Quando le offerte, le libagioni ed i templi Le furono tolti dagli Dei Olimpi, la Dea fu apparentemente sconfitta, ma sopravvisse, si mascherò il volto e si ritirò nel suo regno notturno e negli ultimi boschi sacri, ospite di suo figlio Pan.
Più tardi, in epoca storica, si diffuse la terribile voce della morte di Pan e si temette per il futuro della civiltà, ma la Dea ancora una volta si mascherò e sopravvisse negli angoli più nascosti, nelle energie sottili, nello spirito, nell’arte, nella poesia.
La Dea non può morire perché è la Madre, il rifugio che accoglie, che protegge, che nutre; è la casa, è la lettera ebraica Beth, è l’inizio, è la vita stessa.
A Lei si rivolge Dante nel Paradiso (XXIII):
“Vergine Madre, figlia del tuo figlio,
umile e alta più che creatura,
termine fisso d’etterno consiglio …”
È Vergine e Madre la Dea, per confondere i profani, coloro che stanno ancora fuori dalla porta del Tempio.
È Vergine e Madre al contempo, ma questo Mistero non stupisce chi ha oltrepassato la porta.
La porta …. gli antichi semiti la chiamavano delet, dall’accadico daltu, il delta, Delfi, l’ombelico, la Madre.
Il delta, la porta della vita, il Mistero della vita…
Siamo più vicini al Mistero della vita quando la mente tace e parla l’anima, quando parla la natura, quando gli egoismi si stemperano in amichevoli convivi, quando la luce si affievolisce e paradossalmente tutto appare più chiaro, quando ci si affida e non si chiede niente …
Allora è la Regina della Notte che ci muove meravigliosamente cantando
“Hört der Mutter Schwur!”
(“Udite il giuramento della Madre!” da Il Flauto Magico di W. A. Mozart).
La Signora della Natura che emerge silenziosa mano a mano che si affievolisce la forza di Apollo. L’Artemide efesina che dimostra il suo potere al fratello.
Così anche la Dea, come la Notte, ha il suo aspetto tenebroso ed oscuro.
Come Kali può donare la vita, nutrire e proteggere, ma è anche Signora terribile della dissoluzione.
Come Triplice Dea della Luna rappresenta le tre età, le tre fasi della vita: la nascita, la maturazione e la morte.
Dea da onorare o da temere, la Luna, mai da ignorare.
Giovanni Pelosini
(testo pubblicato dalla Casa dell’Arte in occasione della Prima Festa della Luna della Libera Università di Treggiaia, 1 settembre 2001)