Plausibilità dell’esobiologia

Siamo davvero soli nell’Universo oppure la vita intelligente esiste anche al di fuori del nostro pianeta?
L’affascinante quesito ha impegnato e diviso gli scienziati, i filosofi e la pubblica opinione soprattutto negli ultimi decenni che hanno visto la nascita e l’evoluzione della cosiddetta Era Spaziale.
Recentemente il dibattito è ripreso con una certa vivacità, e forse mai come durante la fine del millennio “ufologi” e “scettici” si sono dati battaglia in accesi e spesso inconcludenti confronti (anche televisivi) che difficilmente concorrono a fare chiarezza.
Le incomprensibili e misteriose manifestazioni note come “cropcircles” o “cerchi nel grano” ed il recente riaprirsi del caso dell’UFO di Roswell hanno ancora una volta reso la questione di scottante attualità.
Cerchiamo di inquadrare il problema nella giusta prospettiva: alla luce delle nostre attuali conoscenze sembra proprio che nessuno dei pianeti del sistema solare possa ospitare la vita, ma sappiamo anche che il Sole è una delle cento miliardi di stelle della nostra galassia e che questa è solo una delle forse altrettanto numerose galassie dell’Universo.
Per questi motivi la semplice probabilità statistica che nell’Universo esistano pianeti con le condizioni adatte al sorgere della vita così come noi la conosciamo è davvero molto elevata, come aveva già intuito quattro secoli fa Giordano Bruno (De infinito universo et mundi).
E’ stato stimato il numero di pianeti potenzialmente abitabili esistenti nella sola nostra galassia: circa 600 milioni.
Senza contare le altre innumerevoli galassie. Certamente tutto ciò non può dimostrare ancora niente, anche perché la semplice possibilità che un fatto possa avvenire non implica necessariamente che avvenga, ma ci deve almeno indurre a riflettere molto seriamente sulla faccenda.
E’ vero anche che nel caso ci fossero forme di vita su altri pianeti queste potrebbero non essere “intelligenti” o potrebbero comunque non aver sviluppato alcun tipo di civiltà tecnologica oppure essere lontanissimi dalla possibilità di intraprendere viaggi interstellari per venire a trovarci sulla Terra. Ma se esistono 600 milioni di possibilità che la vita si sia sviluppata in altri pianeti della sola nostra galassia, forse ne esiste almeno una che tale vita si sia evoluta al punto da essere considerata “senziente”, almeno dal nostro punto di vista antropocentrico.

Tutte queste sono delle ragionevoli riflessioni per cui l’atteggiamento più opportuno da tenere sull’argomento non può che essere ispirato alla prudenza, ma, certamente, si può affermare (senza per questo essere considerati dei visionari) che l’esistenza di esseri senzienti extraterrestri è “probabile”.
E, se ammettiamo che la vita possa essere sorta anche al di fuori della Terra, dobbiamo anche accettare la possibilità che in qualche caso (magari raro) essa si sia sviluppata anche in modo da produrre una civiltà tecnologicamente molto più avanzata della nostra attuale.

Enrico Fermi dichiarò che se gli extraterrestri fossero esistiti si sarebbero sicuramente rivelati. E qui sorge un altro difficile quesito: gli extraterrestri si sono o non si sono rivelati?
E’ possibile che i numerosi avvistamenti di oggetti volanti non identificati (UFO) si possano classificare “tutti” come effetti ottici, errori, allucinazioni collettive, scherzi di buontemponi e trucchi? O siamo piuttosto di fronte ad un fenomeno che meriterebbe la seria attenzione della ricerca scientifica piuttosto che la pregiudiziale negazione?

Negli anni ’70 incontrai Allen Hynek, già allora uno dei più famosi e seri ricercatori che avevano dedicato i loro studi a fare luce sul fenomeno. Il suo era un punto di vista molto logico ed estremamente razionale: gli avvistamenti (o presunti tali) di UFO e tutte le altre manifestazioni potenzialmente connesse al fenomeno venivano già in quell’epoca scrupolosamente verificati e le testimonianze controllate in modo molto severo.
In questo modo l’enorme numero di rapporti sugli UFO catalogati dal suo centro studi veniva drasticamente ridotto in base alla documentazione raccolta ed all’attendibilità dei testimoni.
Successivamente i pur sempre numerosi casi giudicati meritevoli di approfondimento venivano scientificamente classificati e studiati dagli ufologi.
Mi sembrò un metodo molto scientifico di procedere e mi chiesi per quale motivo il fenomeno UFO era considerato così poco meritevole di indagine da parte della scienza ufficiale.
Chiesi ad Hynek il suo parere e lui mi rispose parlando in termini piuttosto generici di opportunità politiche e di segreti militari, in sintonia con le rivelazioni che il colonnello Philip J. Corso sta per pubblicare sul caso Roswell.

Siamo comunque di fronte ad un grande mistero, in ogni caso; e questi miei pensieri non pretendono di svelarlo: io non possiedo alcuna convinzione in proposito.
Sono solo certo che molte delle idee che ho espresso non sopravviveranno alla prova del tempo, ma ritengo più giusto ed onesto (talvolta anche più coraggioso) avere un atteggiamento aperto e possibilista nei confronti di ciò che non conosciamo ancora bene, piuttosto che negare con ostinazione la stessa oggettività dei fenomeni, magari soltanto perché ci potrebbe portare a dover cambiare l’opinione che abbiamo della realtà.

Giovanni Pelosini (22 febbraio 1996)



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