Il senso dell’Astrologia secondo Yukteswar
Un giorno il saggio Yukteswar (1855-1936) volle istruire il discepolo Paramahansa Yogananda sul senso dell’astrologia, ben chiarendo che non si trattava di una “credenza”, e specificando come persone ignoranti e ciarlatani avessero gettato discredito su questa nobile antica arte. Il dialogo che riporto avvenne nella prima metà del secolo scorso, ma è ancora di una straordinaria attualità, oltre a rappresentare una oggettiva e lucida visione del senso dell’astrologia. In effetti, come afferma il Maestro indiano, non ha molto senso “credere” o “non credere” nell’astrologia: è molto meglio cercare di scoprire se funzioni e se può aiutarci a comprendere meglio noi stessi.
Shri Yukteswar: “Mukunda, perché non indossi un bracciale astrologico?”
Yogananda: “Dovrei Maestro? Io non credo all’Astrologia!”
Shri Yukterswar: “Non è questione di credere; l’unico atteggiamento scientifico che si dovrebbe assumere di fronte a qualsiasi argomento è quello di sapere se sia vero. La legge della gravitazione era ugualmente attiva prima e dopo Newton. Il cosmo sarebbe davvero piuttosto caotico se le sue leggi non potessero operare senza la sanzione della credenza umana. I ciarlatani hanno discreditato l’antica scienza degli astri. L’Astrologia è troppo casta, sia dal punto di vista matematico che da quello filosofico, per essere afferrata
giustamente se non da uomini dalla profonda comprensione. Che gli ignoranti leggano male nei cieli e vi scorgano degli scarabocchi invece di uno scritto, ciò è ben naturale e prevedibile in questo mondo imperfetto. Non si deve scartare la saggezza insieme ai “saggi”. Tutte le parti della creazione sono congiunte fra di loro e si influenzano scambievolmente. Il ritmo equilibrato dell’universo è radicato nella reciprocità. L’uomo, nel suo aspetto umano, deve combattere due tipi di forze differenti: per primo, il tumulto del suo intimo, provocato dalla mescolanza degli elementi “terra, acqua, fuoco, aria ed etere”; per secondo, le forze disintegranti esterne della natura. Fin quando l’uomo combatte con la sua natura mortale, egli sottostà all’influsso degli innumerevoli mutamenti del cielo e della terra.
L’Astrologia è lo studio delle reazioni dell’uomo agli stimoli planetari. Le stelle non hanno alcuna benevolenza o animosità cosciente; emettono soltanto radiazioni positive o negative. Queste, per se stesse, non aiutano né danneggiano l’umanità, ma sono il mezzo esteriore che permette alla legge karmica di causa/effetto – che ogni uomo ha messo in moto nel passato – di esplicare la sua azione equilibratrice. Un bimbo nasce nel giorno e nell’ora in cui i raggi celesti si trovano in armonia matematica col suo karma individuale. Il suo oroscopo è un ritratto accusatore che rivela il suo inalterabile passato e i suoi probabili risultati futuri. Ma questo certificato di nascita può essere interpretato esattamente solo da uomini dotati di saggezza intuitiva; e sono pochi. Il messaggio arditamente proclamato attraverso i cieli al momento della nascita non va inteso nel senso di dare un’importanza determinante al fato, cioè al risultato del bene e del male compiuti nel passato, ma al contrario deve risvegliare la volontà dell’uomo di sottrarsi al suo asservimento. Ciò che egli ha fatto, egli stesso può disfarlo. Nessuno all’infuori di lui ha promosso quelle cause che determinano gli effetti dominanti nella sua vita attuale. Egli può superare ogni limitazione, perché egli stesso la creò con i suoi atti, e perché è in possesso di risorse spirituali non soggette alle pressioni planetarie.”
(Tratto da Paramahnsa Yogananda Autobiografia di uno Yogi, Casa Editrice Astrolabio, Roma)
Questa visione di Shri Yukteswar, così ben espressa nello stile platonico del dialogo fra Maestro e discente, è molto vicina alla mia personale idea di Astrologia.
L’unico aspetto che decisamente non condivido è il cenno a degli ipotetici influssi planetari che implicherebbe il principio di causa-effetto fra i movimenti celesti (causa) e ciò che avviene sul nostro pianeta (effetto). In ogni caso, anche se Shri Yukteswar parla di “radiazioni” e di “stimoli planetari“, sono certo che il suo pensiero, come il mio, contemplasse il karma e non certo la posizione dei pianeti come principale e primaria fonte dei fenomeni osservati come causa-effetto. In fin dei conti, dal punto di vista filosofico, ha poca importanza se i pianeti emettono radiazioni, e se gli esseri umani sono sensibili a queste.
Trovo accettabile che il rapporto fra i movimenti dei pianeti e gli eventi terrestri sia piuttosto di natura sincronistica, ovvero che ciò che avviene in cielo e ciò che avviene in terra possano essere, alla pari, effetti di una ipotetica causa unica ed ancora ignota, che al limite potrebbe anche avere aspetti meramente meccanici (restando agnostico e possibilista sulla natura della eventuale causa prima di entrambe le serie di eventi). Oltre, per il momento, si va solo con la fede, con “f” minuscola o maiuscola a seconda delle inclinazioni personali.
Con ciò non escludo a priori la possibilità che i corpi celesti siano effettivamente la fonte di qualche radiazione non ancora percepita dai sensi o dagli strumenti umani, ma tale ipotesi la trovo filosoficamente poco rilevante, anche perché comunque condivido il concetto di interconnessione che c’è nella frase “…Tutte le parti della creazione sono congiunte fra di loro e si influenzano scambievolmente“.
Inoltre, se per ipotesi così fosse, se gli astri fossero la causa di ciò che avviene in me ed intorno a me, dovrei forse inchinarmi a loro, oppure al mio mazzo di Tarocchi, come ai Signori del mio destino? Ovvero, come Corto Maltese, dovrei incidermi cruentemente una diversa linea della fortuna sulla mano per propiziarmi un buon futuro?
No; io amo pensare diversamente.
Nè le carte, nè gli astri, che di Materia sono fatti, possono avere alcun potere su di me, se non quello di aiutarmi a comprendere la Realtà. E se un potere esiste sul corpo fisico che mi ospita attualmente, questo è il medesimo che opera a carico di ogni oggetto materiale dell’Universo, aggregandone gli atomi secondo le leggi fisiche (quelle note e quelle ancora ignote) e di continuo disgregandone i corpi entropicamente.
In realtà ogni essere umano che sia riuscito a diventare profondamente consapevole del vero Sé, è, ipso facto, al di fuori del vortice di tali trasmutazioni. Viceversa, finché l’uomo combatte con il suo ego nel vortice delle passioni e degli attaccamenti materiali, facilmente sarà influenzato da questi nel suo comportamento e nelle sue scelte; a lui sembrerà di essere in balia dei capricci delle stelle. Ed è questo, secondo me, il profondo senso dell’insegnamento di Shri Yukteswar a Yogananda, che pure giustamente possiede un atteggiamento realmente scientifico ed aperto nei confronti dell’astrologia, intesa come uno strumento di conoscenza e di saggezza per indagare sul comportamento umano e sul mistero della vita.
Giovanni Pelosini