Aleister Crowley, un mago del XX secolo

Edward Alexander Crowley (12.10.1875-5.12.1947), in arte Aleister, fu un adepto inglese della Golden Dawn e quindi un esoterista famoso, assai discusso in tutta Europa e negli Stati Uniti. Aveva un particolare talento per scandalizzare l’opinione pubblica, specialmente con la sua particolare “magia”, e farsi così pubblicità nel mondo dell’occultismo, facendo in modo che i giornali dell’epoca lo definissero “il re della depravazione”.
Cacciato dalla Golden Dawn, si unì ad altri gruppi esoterici francesi, tedeschi e italiani, ma il suo carattere egocentrico e la fama che si era creato lo misero spesso in contrasto con gli altri adepti e con le autorità. Nel 1920 si era insediato in una casa colonica presso Cefalù con i suoi seguaci che seguivano il motto “fa’ ciò che vuoi“, secondo gli insegnamenti del suo angelo custode Aiwass. Ma anche qui la sua assai discutibile fama di “mago” spregiudicato, giunta alle orecchie di Mussolini, gli valse l’ordine di espulsione dall’Italia nel 1923.

Nella sua sedicente ed esibizionistica negativa malvagità, Crowley aveva creato intorno a sé un alone di fascino oscuro probabilmente superiore alla sua reale dissolutezza; eppure l’autorevole storico dell’occulto Colin Wilson sembra propenso a credere in qualche suo arcano forte potere magico di natura istintiva e sensuale, forse sviluppatosi in seguito ad un incidente violento la notte del 5 novembre 1891, quando l’esplosione di un fuoco d’artificio rudimentale lo lasciò privo di sensi per quattro interi giorni.

Di lui molti pensarono che era un ciarlatano esibizionista ed arrogante, ed altri un “mago” dalla mente subconscia iperattiva: forse era l’uno e l’altro, come un sensitivo Bagatto che ha istintivamente scoperto che ‹‹la magia è in un certo qual modo connessa con la volontà umana›› (Colin Wilson, The Occult, New York, 1971). Nella sua stessa autobiografia, cosciente che la magia è molto simile all’arte, scrisse: ‹‹Mi resi presto conto che le condizioni fisiche di un fenomeno magico erano simili a tutte le altre; ma, anche quando questa incomprensione è stata eliminata, il successo dipende dall’abilità di ognuno di destare quel genio creativo che è l’inalienabile eredità di ogni figlio dell’uomo [….]››.

Crowley aveva conosciuto i Tarocchi secondo l’intepretazione dell’esoterista Samuel Liddell Mathers, leader della Golden Dawn, ma negli anni ’30, egli iniziò a deplorare l’assenza di un testo autorevole e “autentico” su questa disciplina.
In quel periodo una delle sue numerosissime adepte fu la pittrice surrealista Frieda Harris, che dipinse le immagini del suo libro dedicato ai Tarocchi: The Book of Thoth, Londra, 1944. La Harris interpretò con grande senso artistico il particolare sincretismo misterico di Crowley, seguendone fedelmente le istruzioni per un mazzo di 78 Arcani contenenti numerosi simboli di diverse tradizioni esoteriche.
È interessante la visione dell’Autore che interpreta gli Arcani quasi come esseri viventi in relazioni complesse fra di loro, mentre altre sue idee non sono particolarmente originali e risentono della sua formazione iniziatica londinese.
Il libro, che fu pubblicato all’Equinozio di primavera del 1944 con lo pseudonimo di Maestro Therion, dimostra in ogni caso una certa conoscenza dell’argomento, della Cabbala e delle antiche discipline orientali probabilmente apprese in India.

Giovanni Pelosini



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