Alberi di Natale

La parola “Natale” significa nascita e rappresenta quindi un momento topico del ciclico mistero dell’esistenza, in qualunque modo si voglia o si possa intenderla: la nascita e la morte si susseguono nel ciclo della vita e sono misteri comprensibili solo in un’ottica diversa dalla comune visione del mondo in cui il tempo scorre solo linearmente.
Pochi giorni dopo il Solstizio d’Inverno, in quell’attimo in cui il Sole sembra stazionare in bilico fra il Sagittario ed il Capricorno, è il tempo scelto per celebrare l’archetipo della ri-nascita.
In questo periodo il Sole Bambino è festeggiato da millenni in tutto l’emisfero settentrionale e numerosi megaliti sono ancora i testimoni di questo antico culto: le grandi pietre di Stonehenge, i mitici cerchi dei templi iperborei di Apollo, i dolmen ed i menhir bretoni, i cerchi delle fate irlandesi, i tumuli della valle del Boyne, con le incisioni spiraliche di Newgrange. Perfino oltre l’Atlantico, nel New Hampshire, misteriosi popoli precolombiani hanno eretto pietre solstiziali, che oggi rappresentano un grande enigma archeologico, segnalando ancora il sorgere del Sole rinnovato nel periodo più buio dell’anno.All’interno del grande tumulo di Newgrange, in Irlanda, il primo scintillio di luce del Sole sorgente al Solstizio d’Inverno è diretto verso l’unica piccola apertura orientale. Solo in quel momento un raggio di luce percorre come un fulmine il lungo corridoio ed abbaglia la triplice camera dove avevano luogo le cerimonie sacre.
È il segnale cosmico che le tenebre sono state ancora sconfitte e che la luce solare regnerà per un altro ciclo del Calendario Sacro.
È probabile che i cristiani del IV secolo non sapessero esattamente quando era nato Gesù, ma non è certamente un caso se papa Giulio I decise di festeggiare il Santo Natale proprio durante il periodo solstiziale, che già i popoli pagani ritenevano sacro da millenni, celebrandolo nelle feste solari dell’antico Calendario mistico come Yule, Saturnalia e il Dies Natalis Solis Invicti.

IL CEPPO DI YULE, IL VISCHIO E L’AGRIFOGLIO

Nell’antica Europa era usanza bruciare il ceppo di Yule in onore del Vecchio Sole morente e del Giovane Sole appena nato, e in quell’occasione ci si scambiavano dolci e piccoli doni.
Con grandi cerimonie si sceglieva un albero sacro che doveva ardere nel camino per dodici notti, un po’ alla volta, come simbolo di augurio e di fertilità.
Il ceppo, o ciocco natalizio, bruciava così nelle case al Solstizio d’inverno e questi fuochi avevano il compito simbolico di dare forza al Sole Bambino, ovvero a Lugh, il dio celtico della luce, ovvero al mitico re Artù, di cui si festeggiava il compleanno nella celebrazione sacra di Alban Arthuan (La Luce di Arthur).
In questo modo si rappresentava teatralmente la rinascita del divino eroe solare, che tornava ogni inverno per riportare luce, fecondità e salute a tutto il popolo.
L’albero scelto era un sempreverde, come simbolo antico di lunga vita, e la sua sacralizzazione lo innalzava al rango di “Albero Cosmico“, il mitico centro dell’Universo.
Un albero sempreverde è un meraviglioso emblema invernale del rinnovarsi ciclico ed eterno della natura e della vita stessa, e, per questo ruolo, si sceglieva di preferenza un maestoso abete.
Le luci, le ghirlande, gli addobbi colorati e le palline, specialmente quelle rosse, vivacizzano l’albero solstiziale e simboleggiano i frutti della promessa primavera e la rinascita della luce solare.

Nello stesso tempo, la tradizione popolare ancora utilizza il vischio natalizio come importante simbolo di immortalità e di rinnovamento, almeno fin dai tempi in cui i druidi lo raccoglievano con devozione sui rami delle vecchie querce nei boschi sacri. Un dono celeste, una pianta magica che cresceva senza radici e senza mai toccare terra: una cura divina per molte malattie se era tagliato con aureo falcetto.
Come amuleto natalizio si usava e si usa invece l’agrifoglio. Con le sue pungenti e resistenti foglie e le sue bacche rosse rappresenta un grande augurio ed una protezione contro i sortilegi ed i topi.
Altre piante sacre solstiziali erano un tempo il ginepro, l’oleastro, il rusco e il biancospino, anche se non tutte le tradizioni hanno avuto la fortuna di essere tramandate dall’antico simbolismo pagano a quello attuale cristiano.
Alberi di Natale luccicanti come simboli di vita eterna, quando in cielo si assiste all’inizio dell’ascesi solare e le ore di luce ricominciano ad aumentare, mentre la natura inizia a risvegliarsi in un continuo crescendo che avrà termine solo al culmine estivo.
Simboli della Luce della verità e della salvezza eterna, che illuminano le coscienze degli uomini.
Archetipi del momento sacro dell’antico calendario in cui il Sole si rigenera.
Alberi di Natale: emblemi dell’immortalità dell’Anima.

Giovanni Pelosini



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