Simboli del Presepe
La nascita che rappresenta simbolicamente tutte le nascite nella cultura occidentale cominciò ad essere raffigurata già nei primi secoli del cristianesimo nelle effigi parietali delle catacombe romane. Nel tempo la scena si perfezionò arricchendosi di aspetti iconografici ed allegorici tratti dai Vangeli canonici e da quelli apocrifi, ovvero dalle profezie di Isaia e di Abacuc secondo l’interpretazione di Origene.
La sacra rappresentazione divenne però popolare solo nel Medio Evo, quando San Francesco rievocò teatralmente la nascita di Gesù a Greccio, nella notte di Natale del 1223, coinvolgendo gli abitanti del borgo come interpreti dell’evento.
Giotto dipinse poi quella celebre notte in un affresco che divenne l’archetipo dei successivi presepi pittorici, mentre Arnolfo di Cambio ne inaugurò la tradizione plastica con statue di legno e terracotta.
Nacque così la tradizione del presepe, prima in Toscana e poi soprattutto a Napoli nel 1700, dove gli artisti e gli artigiani realizzarono le opere più pregevoli con il favore di Carlo III di Borbone.
In Italia, da almeno due secoli, si è quindi consolidata l’usanza familiare di rappresentare un presepe in ogni casa nel periodo natalizio, magari a fianco dell’albero di Natale, che è invece di origine culturale nordica e mitteleuropea.
Tutti i simboli del Presepe
Tutti conoscono il presepe, ma non tutti ne conoscono gli aspetti simbolici.
I Vangeli ci parlano di una mangiatoia dentro una grotta, probabilmente chiusa da un recinto esterno per il ricovero di animali, ciò che in latino si chiamava “praesaepe“: un luogo umilissimo come simbolo preciso del Dio che si fa uomo. Ma è soprattutto la grotta a rappresentare un luogo di antica sacralità ctonia e tellurica, quasi un utero materno sotterraneo ed oscuro in cui avvengono le più misteriose metamorfosi.
L’antica profezia di Abacuc sanciva: “Ti manifesterai in mezzo a due animali“. E il Bambino viene rappresentato presso un bue e un asino, emblemi di antichissima tradizione.
Il bue è animale simbolico sacro alla Luna ed alla Dea Madre fin dalla preistoria per le sue “corna lunate”, allegoria del cambiamento e del tempo, rappresentazione del principio archetipico femminile.
Così come l’asino è sacro alle divinità maschili e solari, presente nei sacrifici ad Apollo presso l’oracolo di Delfi, e non a caso cavalcatura simbolica dell’ingresso trionfale di Gesù in Gerusalemme, così come aveva predetto Zaccaria (9,9):
“Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino …”
Il testo apocrifo detto Codice Hereford rammenta anche una splendente stella in cielo (88):
“C’era, infatti, una stella di immenso fulgore che splendeva continuamente in direzione della grotta dalla sera fino al mattino, che prima non era mai stata vista, fin dall’origine del mondo“.
Forse si trattava di una cometa, di una supernova, oppure di una particolare congiunzione planetaria, che in nessun caso poteva essere sfuggita ai Magi, sapienti astrologi d’Oriente.
Questo simbolo è sempre presente nel presepe come splendida guida celeste per chi voleva recarsi a Betlemme e probabile segno astrologico dell’inizio dell’Era dei Pesci.
Inoltre il cielo notturno stellato è da sempre la guida per i viaggiatori dei sentieri terreni e spirituali.
La scena si svolge nel deserto, luogo ottimale per la meditazione in solitudine, per i digiuni sacri, per le apparizioni, ma anche territorio selvaggio e pericoloso, poco adatto agli uomini, che pertanto chiedono aiuto e protezione agli angeli, guide celesti dei pastori e dei pellegrini.
A loro volta le pecore, sempre presenti nel presepe, sono bisognose della custodia dei pastori, ed a loro si affidano con ingenuità e mansuetudine, chiari simboli di fiducia, devozione, innocenza ed onestà.
Infine i genitori Giuseppe e Maria in adorazione ricordano il fatto soprannaturale dell’incarnazione di Dio e sono rispettivamente il simbolo della responsabile operosità che vigila sul Bambino e della virtuosa e sacra maternità, archetipo dell’Eterno Femminino.
Ancora una volta le energie complementari maschile e femminile sono raffigurate in armonia, come lo Yang e lo Yin della tradizione orientale lo sono nel Tao.
La nascita simbolica dell’essere divino deve avvenire nell’armonia e per l’armonia dei princìpi complementari, così come il maschile ed il femminile si completano nell’androgino perfetto.
La nascita simbolica dell’essere divino e solare, emblema del Solstizio d’Inverno, deve anche avvenire di notte, nel buio di una grotta, così come la Luce nasce significativamente dall’Oscurità e così come la Vita sorge dalla Morte nel ciclo eterno del divenire cosmico.
Giovanni Pelosini