Avatar: a whole new world (di Lorenzo F.L. Pelosini)

Nel 1977 l’America e il mondo furono sconvolti da un film destinato a rivoluzionare completamente e per sempre l’industria cinematografica.
La produzione era stata un’odissea travagliata e molti avevano diffidato George Lucas dal tendere ad un obiettivo così irraggiungibile: nessuno credeva che fosse possibile raccontare col dovuto realismo una storia del genere. Tuttavia, dopo uno dei parti più travagliati della storia del grande schermo, venne alla luce Star Wars, una delle saghe più epiche del Cinema, e con esso nacque l’industria di effetti speciali più grande e rigogliosa di tutti i tempi: la ILM (Industrial Light and Magic).
Con la rivoluzione digitale, altri registi tentarono di spingersi “dove nessun altro essere umano si era mai spinto”: possiamo ricordare Jurassic Park (1993), Matrix (1999) e Il Signore degli Anelli (2001-2003) e molti altri capolavori che univano l’epos del grande racconto ai miracoli della tecnologia più avanzata.
Oggi, a cavallo tra il 2009 e il 2010, un altro gigante si offre di aprirci la strada a nuove “porte della percezione”.
L’uomo che si nasconde dietro questo gigante è colui che ha partorito una progenie di Aliens, ha ideato i Terminator, ha esplorato l’Abyss e da esso ha fatto risorgere il Titanic.
Lui è il “re del mondo“, lui è James Cameron!Dopo aver battuto ogni record di incassi e di Oscar nel ’97, questo soddisfattissimo cineasta si è ritirato dalla scena in attesa che la tecnologia maturasse abbastanza da rendere possibile la gestazione del suo progetto più ambizioso.
Non contento di aver riesumato il più grande oggetto in movimento mai costruito nella storia dell’uomo, il vecchio James, questa volta, dà vita ad un intero nuovo mondo!
Il giudizio di Steven Spielberg, a cui è stato concesso di assistere ad una esclusivissima anteprima, è già diventato storia: “L’ultima volta che sono uscito da una sala con questa emozione è stato quando vidi il primo Star Wars“, dice l’enfant prodige di Hollywood e così sancisce il passaggio del testimone: Avatar è il nuovo grande passo verso l’onnipotenza narrativa dell’immagine!

Se non vi dispiace vi riduco la trama all’osso così, se non l’avete ancora visto, ve lo potrete godere in religiosa pace.
In pratica il protagonista Jake Sully, ex marine riarruolato dopo un incidente che gli ha tolto l’uso delle gambe, viene spedito sul pianeta Pandora, un mondo incontaminato di bellezza naturale e di scenari mozzafiato, dove un manipolo di umani sta cercando di mettere le mani sulle risorse minerarie locali, in conseguenza di una crisi energetica sul pianeta Terra (molto verosimile).
Tuttavia gli indigeni sono determinati a difendere le loro case.
Così nasce il programma Avatar: in laboratorio gli umani creano dei corpi sintetici da alieno in grado di ospitare la mente di un essere umano. Così facendo alcuni marines infiltrati (una sorta di missionari) possono tentare di convincere gli indigeni a “sloggiare colle buone, prima di passare alle cattive“. Jake parteciperà al programma, ma ci saranno degli “imprevisti sentimentali”.
I rimandi alla storia d’amore fra John Smith (di cui Jake Sully condivide le iniziali) e Pocahontas sono quanto mai esplicite, ma la potenza del film non sta tanto in questo, quanto nell’apparentemente illimitata capacità di James Cameron di coniugare il sentimento intimo con la grandiosità dell’immagine (un’abilità già ampiamente dimostrata in tutti i suoi film, nei quali la vicenda epica fa sempre da sfondo ad una grande storia d’amore).
Il ritmo è serrato, coinvolgente e l’intero processo lascia letteralmente senza fiato.
Merito anche della stereocamera ideata dallo stesso James che concede al 3D una profondità senza pari e contribuisce al senso avvolgente del film. Gli effetti speciali della Weta Digital sono strabilianti, ma mai ostentati e sempre funzionali alla storia. Da rammentare, oltre alla realizzazione degli scenari alieni, la nuova e perfezionata tecnologia della performance capture che permette agli attori di recitare usando un corpo digitale (in altre parole un avatar), il quale può interagire con l’intero, spettacolare mondo di Pandora.
In definitiva, la storia della realizzazione del film non è molto diversa dalla storia contenuta nel film stesso.
Si tratta, tra le altre cose, di una celebrazione esplicita di un mondo in cui tutto è possibile, per citare Matrix (con cui il film condivide alcuni temi), un mondo che grazie alla realtà virtuale ci risulta sempre più accessibile e con sempre meno limiti, se non quello dell’immaginazione, in attesa del giorno in cui saremo in grado di muoverci nella nostra stessa realtà con la medesima facilità.

Lorenzo F.L. Pelosini

Vedi anche

Avatar, dal mito al simbolo



1 Commento a "Avatar: a whole new world (di Lorenzo F.L. Pelosini)"

  1. andrea

    Per un ulteriore approfondimento sui contenuti più o meno “velati” espressi nel film Avatar c’è un interessante articolo sul sito nativiamericani.it/?p=2110

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