Il taglio del cordone

La straordinaria sequenza dei Tarocchi ci propone la coppia Appeso-Morte con chiare allusioni agli eventi della vita. Non è un caso che le due carte siano vicine con i numeri XII e XIII.
Così come l’Appeso esprime impotenza e attesa, la Morte che lo segue, malgrado superficiali apparenze, è il simbolo della liberazione e della ri-nascita.
Se l’Appeso simboleggia una situazione di sofferenza o di malattia, la Morte può liberarlo tagliando la corda che lo tiene legato per il piede, immobilizzato nella scomoda e non fisiologica posizione.
Si rifletta sulla condizione del bambino chiuso nel sacco amniotico da nove mesi. Egli comincia a sentire che la sua condizione sta diventando giorno dopo giorno meno comoda, lo spazio è sempre più angusto e i movimenti in gran parte impediti. Si mette a testa in giù e piega il collo, nella speranza di trovare una possibilità di uscita da quell’utero buio e avvolgente, ma può soltanto aspettare che la natura faccia il suo corso.
Ha paura: sa cosa sta per lasciare, ma non conosce ciò che lo aspetta. E, nello stesso tempo, comprende che quella condizione non può durare in eterno.
Quando sarà il momento, vedrà la luce e dovrà cominciare a respirare in quel mondo freddo e secco che tutti chiamano atmosfera.
Eppure non è ancora separato dalla madre; è ancora legato, come l’Appeso.
Il momento vero e proprio della sua nascita sarà deciso con il taglio netto del cordone ombelicale; un gesto sicuro e preciso, come la falce dell’Arcano senza nome: il Tarocco che decide l’inizio della nuova esistenza, la guarigione, la trasformazione, la nuova vita.
La Morte fa comprendere che tutto ciò che è Materia non può durare per sempre. Per questo modifica gli aggregati di atomi, li trasforma e consente l’evoluzione dell’Anima sul Sentiero dell’esistenza.
Essa smuove le acque cosmiche che rischiano la stagnazione nelle paludi degli egoismi, porta ossigeno a riciclare le molecole in putrefazione, fertilizza i campi, pareggia i conti e dona nuove opportunità di crescita a tutti i viventi.
Giovanni Pelosini



Lascia un commento