I Tarocchi del segno del Cancro

I Tarocchi del Cancro

La Luna ha il suo domicilio nel segno zodiacale del Cancro e si trova a suo agio nell’Elemento Acqua, con cui ha affinità di diversa natura. Il XVIII Arcano, emblema archetipico della Madre antica che si muove nei cieli, manifesta la sua protezione come Nume tutelare del quarto segno, rappresentato allegoricamente dall’animale acquatico e chelato presente nell’acqua in basso nella carta.

Esoteriche maree

La lunaticità dei nativi del segno è, del resto, stereotipo noto. Se ne conoscono le variazioni cicliche di umore, la spiccata sensibilità e, all’occorrenza, la chiusura della sua corazza cancerina.
Altrettanto note, in ambito non solo astrologico, sono le corrispondenze fra i ritmi del luminare notturno e i cicli dell’apparato riproduttore femminile, regolato da ormoni; così come le corrispondenze esistenti fra la Luna e l’emotività umana. Ecco che la Luna, al suo culminare sui meridiani, determina spostamenti di masse enormi di acqua marina nel fenomeno evidente delle maree, con una forza di attrazione gravitazionale sui fluidi terrestri ben più rilevante di quella del Sole. Il Tarocco di Marsiglia rappresenta bene questo fenomeno fisico con il simbolo delle gocce variopinte che ascendono, attratte, come da una forza magnetica, ed appena lambite dai due animali terrestri.
Sull’Acqua si fonda il potere lunare, con essa e su di essa si esprime, visibilmente nel fenomeno delle maree, più occultamente in altre manifestazioni vegetali, animali ed umane. Così, mentre il simbolo dell’Acqua alchemicamente punta verso il basso, in antagonismo a quello del Fuoco, che indirizza le lingue delle sue fiamme verso l’alto, tutto nella carta sembra convergere verso il luminare, creando un dualismo ambiguo e fascinoso, non dialettico né evolutivo, ma statico.
L’inconscio junghiano è qui ben rappresentato come immagine del profondo nella natura ipnotica della luce riflessa lunare, sotto la quale l’istinto, le fantasie, i sogni e le emozioni si liberano dalle gabbie razionali. Lo specchio lunare è dunque metafora di uno strumento che può permettere all’uomo evoluto di vedere se stesso e dentro se stesso; nello stesso tempo può perderlo nel labirinto psichico in cui reale ed irreale si confondono in un continuo riflesso dialettico fuorviante che può produrre un loop incessante e mentalmente dispersivo. Del resto, la luce lunare, pur essendo migliore di quella solare in molte situazioni, non è adatta a tutte le operazioni alchemiche, ed il suo utilizzo non è privo di rischi.

Ululati lunari

I due animali, cani o lupi ululanti alla Luna, sono allegorie della natura selvaggia, biologica, istintiva che ancora alberga in ogni essere umano. Talvolta un comportamento poco razionale sembra guidato da questi antichi meccanismi biologici, rispondendo a certi stimoli con l’istinto senza mediazione mentale o logica.
Questo aspetto oscuro e lunare è la parte notturna della psiche umana, che pertanto può esserne intimorita, come l’antico mito dell’uomo-lupo insegna. Il lupo mannaro è sensibile alla luce della Luna piena, in tale occasione perde ogni controllo razionale e la sua natura animale prende il sopravvento, generalmente con terribili conseguenze. Eppure la stessa radice etimologica della parola “licantropo” richiama, associato alla natura umana, il concetto di luce bianca, e quindi di conoscenza.
La luce lunare è pur sempre luce, anche se notturna ed ipnotica; è un chiarore illuminante che guida e dunque può rassicurare, così come può inquietare. Colpisce nel profondo le parti più tenere e delicate, quelle più molli e più ricche di acqua, che pertanto necessitano di essere rivestite da dure corazze, così come insegna il crostaceo raffigurato, ed ogni granchio, acquatico animale totem del segno del Cancro.

Le due torri della notte

Le due torri raffigurate nell’Arcano ricalcano ed ampliano la simbologia dei due cani come sedi dell’intuito profondo, della memoria, del contatto antico ed emozionale esistente fra la Terra e la Luna: allegorie degli emisferi cerebrali, dei loro ancora oscuri e sottili rapporti, dei loro antagonismi, delle diverse funzioni biologiche, razionali, istintive, emozionali, mediate ed immediate nell’essere umano.
Così le torri evidenziano aspetti discordanti come i due cani, nel colore e nelle differenti aperture delle porte, delle finestre e perfino dei merli: un dualismo atavico ed irrisolto in delicato equilibrio fra la necessità di dare spazio alle emozioni profonde e il controllo delle medesime, fra gli istinti animali tendenti alla soddisfazione dei bisogni biologici ed alla perpetuazione della vita e le inevitabili regole sociali, fra la morbidezza interna delle vulnerabili carni del crostaceo e la durezza esterna della sua coriacea, impenetrabile e rigida corazza.

La Sacerdotessa sacra, l’Uovo e l’Acqua

Nel diagramma dei Tarocchi Aurei invece spetta alla Papessa, chiamata qui Sacerdotessa, ricoprire il ruolo di Arcano tutelare del Cancro: personaggio affascinante e silenzioso, guardiana del Tempio che siede fra le due colonne come custode della sapienza mistica, rappresentata anche dal libro che tiene sulle ginocchia. Il piccolo uovo circondato da un anello racchiude la sapienza segreta e non lascia sfuggire l’essenza che contiene. Anche l’uovo conserva e mantiene vitale il liquido “amniotico” e l’embrione proteggendo dalla disidratazione il contenuto interno con un guscio calcareo e biancastro, fondamentale invenzione evolutiva dei primi vertebrati usciti dall’ambiente acquatico alla conquista delle aride terre emerse.
Le uova di pesci e di anfibi sono morbide e prive di guscio, ma sono deposte nell’acqua, elemento che pervade e penetra, ma protegge come un grande grembo materno la vita pulsante degli embrioni in sviluppo. I rettili e i loro discendenti, alla conquista della terra e dell’aria, conservano così un ricordo ancestrale della loro origine acquatica e la proteggono con il guscio delle loro uova.
Così l’uomo non dimentichi che tutti i mammiferi discendono da quei primi rettili pionieri, e che il suo corpo è costituito in gran parte da acqua.
È opportuno, inoltre, che l’uomo ricordi la sua prima casa nel ventre materno: quell’utero ovattato e caldo, quel sacco che lo conteneva e lo faceva galleggiare in un liquido, protetto nel buio. Non a caso nella nostra lingua le parole “mare” e “madre” sono molto simili; nell’inconscio collettivo degli abitanti di questa un tempo felice Saturnia Tellus sono vicini gli archetipi delle acque primordiali in cui si originò e si sviluppò la vita.

Le due facce della Luna

I due Arcani scelti sono, per altro, analoghi nell’intento di rappresentare la Luna: uno in modo palese e dichiarato anche nel nome, l’altro in maniera più ermetica, richiamando concetti femminili e simboli lunari, più o meno evidenti.
La Dea Iside si incarna nella Papessa e in molti mazzi porta ancora la corona ornata di una falce lunare, così come la rappresentano spesso le statue egizie; l’uovo stesso e le colonne del tempio-casa, del quale è signora, richiamano la Donna, materna patrona dei primi popoli stanziali, così come la seconda lettera dell’alfabeto arcaico (ovvero il secondo dei 22 Arcani Maggiori), Beth, la casa.

Ancestrali ricordi della Dea

Nel mondo antico e matriarcale, i primi uomini stanziali pionieri dell’agricoltura veneravano la Dea Madre in arcaiche società generalmente pacifiche e conservatrici; molto tempo prima delle invasioni delle bellicose tribù nomadi e patriarcali che dettero poi origine ai popoli detti indoeuropei.
La casa e la famiglia erano la base strutturale di ogni società tribale, la donna era l’origine della vita, la madre era il principio di tutto. I manufatti paleolitici e neolitici testimoniano di questo culto ancestrale e rappresentano spesso matrone steatopigiche ed ornamenti simbolici richiamanti le acque materne, gli animali e gli emblemi dell’antica Dea.

Il libro della conoscenza

Il libro che La Papessa tiene aperto sulle gambe rappresenta la memoria che si trasmetteva, dapprima soltanto oralmente, da una generazione all’altra: tutta la preziosa conoscenza della comunità che era tramandata dalle madri alle figlie, custodi del tempo, protetta dalle dinastie matriarcali, incarnazioni della Dea Bianca delle spighe, degli animali della selva, delle acque primordiali.

Iside velata

Il velo di Iside alle spalle della figura femminile copre, come la corazza del Cancro, ciò che deve essere protetto. Mai sguardi profani devono posarsi sulle profonde verità, quando esse non sono esposte in evidenza, e la sacralità dei tempi antichi deve essere ancora mantenuta nella sua essenza. Il ricordo lunare è la radice del più autentico conservatorismo cancerino, la malinconica nostalgia per il passato fa muovere il gambero a marcia indietro nelle acque e la Luna a ritroso nei cieli, mentre la Papessa è, forse, passiva, ma non disattenta guardiana della soglia.

Giovanni Pelosini

Immagini tratte dai mazzi:

  • Tarocchi Aurei (Pelosini-Granchi)

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