La Coppa del Mondo
L’ambita Coppa del Mondo di calcio è un trofeo raffigurante una coppia di angeli che sostiengono, con indistinte ali e con le spalle, un globo dorato. Non è una “coppa” nel vero senso del termine, come lo era la vecchia Coppa Rimet, che fu assegnata definitivamente al Brasile, dopo la terza vittoria nel campionato del 1970.
Anche nella Coppa Rimet c’era un angelo, ma le sue ali reggevano un calice e quindi erano mantenute tutte le simbologie legate alla “coppa” intesa come recipiente, metafora del cuore, scrigno prezioso del centro dell’essere, contenitore di ciò che è più sacro. Specialmente nel significato di Graal, la coppa è diventata nei secoli il simbolo dell’essenza divina: non è un caso che agli eroi fossero donate coppe e calici, in segno di riconoscimento delle loro straordinarie virtù e dell’immortalità delle imprese che li avevano resi simili agli Dei.
Negli ultimi decenni la FIFA ha scelto per il trofeo un simbolismo diverso, ma non meno indicativo.
La postura dell’angelo è dinamica e trionfale, con le braccia in alto ed il busto fieramente proteso: in questo c’è un richiamo non solo estetico alla classica statua di Nike esposta al Louvre, che, benché acefala, manifesta tutto l’orgoglio e la dignità che accompagnano le grandi vittorie ed i trionfi di ogni appartenente al genere umano.
La scelta di eliminare il tradizionale calice (coppa) dal trofeo sposta l’attenzione dall’Elemento Acqua, che necessita di un contenitore, all’Elemento Terra, presente simbolicamente nella sfera d’oro rappresentante il pianeta, come negli emblemi imperiali europei fin dal Medio Evo.
La Terra è, rispetto all’Acqua, più concreta e materiale, più attenta ai risultati ed al loro mantenimento, anche se meno ricca in suggestioni emotive, spese a vantaggio della praticità e della stabilità.
Il Mondo, del resto, ancorché globo “terracqueo”, si basa sulla quatripartizione elementare come base di statici pilastri, fermi in un’organica tensione all’immortalità, attraverso successi materiali e realizzazioni concrete di umani sogni. Tutte simbologie che sono in sintonia con il materiale aureo utilizzato per la FIFA World Cup.
Eppure la figura del massimo trofeo del calcio suggerisce anche altre strade interpretative, quale quella che richiama il mito di Atlante.
Narra la mitologia classica che Atlante, gigante preolimpico, già avversario degli Dei, fu per questo condannato da Zeus a reggere perennemente sulle spalle la volta celeste. All’estremo occidente il mitico gigante era spesso immaginato con il globo terrestre sulle spalle, curvo sotto il peso immane, eppure possente e resistente alla fatica.
È utile riflettere e rilevare come i fortunati mortali che otterranno la vittoria nell’importante torneo calcistico, solleveranno in alto un trofeo che richiama la sconfitta di Atlante ed il trionfo degli Dei dell’Olimpo: le mani dei calciatori, moderni eroi divinizzati dall’entusiasmo di milioni di spettatori, sosterranno l’angelo-gigante che, a sua volta, sostiene il mondo, in un’ideale struttura piramidale alimentata dai media e dal bisogno innato di onorare le grandi imprese dell’uomo.
Una celebrazione sempre più mastodontica e spettacolare nelle sue manifestazioni mediatiche, corale e sublime come gli antichi rituali di appartenenza tribale, immane e coinvolgente come l’ascesi degli animi, effimera come ogni trionfo, illusoria come ogni traguardo materiale umano.
Giovanni Pelosini