La Lingua Poetica dei Tarocchi

«Quando gli Arcani del Tarocco si memorizzano, linea su linea, colore dopo colore, essi s’iscrivono come un tatuaggio nell’incoscio e passano a far parte di quelle immagini cariche di innumerevoli sensi che Jung ha chiamato “Archetipi”, i quali rappresentano le diverse sfaccettature della nostra misteriosa intimità. dopo un certo tempo, indipendentemente dall’io individuale, essi si manifestano come degli esseri, ci fanno vedere la realtà a modo loro, ci impongono la loro particolare maniera di sentire. (….) Essendo manifestazioni che sorgono dall’inconscio, gli Arcani rifiutano i limiti del pensiero razionale e negano di manifestare i propri segreti in altra forma che non sia un linguaggio poetico. Si tratta però di una poesia che esclude completamente l’ego dello scrittore. Gli Arcani, per parlare, esigono l’oblio di noi stessi. Né le nostre idee, né le nostre emozioni, né i nostri desideri devono mescolarsi all’espressione di queste entità.» Alejandro Jodorowsky

È anche per questi motivi, così ben esposti da un grande maestro della Tarologia, che si può affermare che i Tarocchi sono in modo assoluto privi di ogni moralismo o ideologia.  Il loro linguaggio non è certo “immorale”, ma sicuramente “a-morale”, perché per funzionare deve essere spersonalizzato, e, ogni volta che sia possibile, dovrebbe poter fare a meno delle parole stesse per usare i più puri simboli.

Giovanni Pelosini



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