Il Fiore della Vita

Il Simbolo al centro delle polemiche nella scuola di Adro

La storia insegna che spesso aspri contrasti sono sorti a causa dei simboli, e questo non certo per loro intrinseca natura, ma per l’utilizzo che gli uomini ne hanno fatto come emblemi di appartenenza sociale, politica, religiosa o etnica. A ulteriore dimostrazione della potenza suggestiva (e non sempre conscia) dei simboli anche nella odierna civiltà tecnologica, nel settembre 2010 è scoppiata una accesa polemica per l’utilizzo del cosiddetto Sole delle Alpi in una scuola del Comune di Adro, in provincia di Brescia.

La polemica

La moderna scuola comunale è stata, infatti, ornata da circa 700 simboli, di forme e colori che ricordano non solo l’antico glifo preistorico, ma, nella mente di molti, l’emblema del partito politico Lega Nord. Effettivamente, se non fosse per quest’ultimo non irrilevante particolare, l’opinione pubblica non si sarebbe certamente divisa per una questione puramente accademica, e sarebbe stata, come spesso è in questi casi, del tutto indifferente. Il sindaco difende le proprie scelte facendo riferimento all’antico Fiore della Vita, un simbolo certamente non politico, di valenza universale e portatore di significati solari e positivi ampiamente condivisibili da tutti, che è chiamato Sole o Fiore delle Alpi da alcuni anni. D’altro canto gli si contesta da più parti il fatto che questo simbolo è ormai da anni un marchio registrato che appartiene a un partito politico italiano che anche con esso si connota e si distingue, e che il luogo di esposizione degli emblemi dei partiti non può essere certo una scuola.

È una difficile questione da dirimere nell’attuale clima politico italiano, in cui tutte le parti in causa sembrano poco disposte al dialogo e più inclini all’uso di slogan offensivi e strumentali che non all’esposizione e alla conciliazione delle idee. Eppure un po’ di chiarezza è possibile farla, se non dal punto di vista politico, almeno da quello simbologico.

Utilizzo dei simboli

Il simbolo del Fiore della Vita è sicuramente antico di migliaia di anni ed esprime valori e significati anche esoterici che vanno oltre ogni visione politica attuale, ma non si può ignorare il significato più recente che gli è stato attribuito con evidente successo da un numero considerevole di cittadini.

Scrive correttamente Gilberto Oneto che “il segno è estremamente familiare e la sua presenza risulta tanto continua e quotidiana da farne forse dimenticare i molteplici significati più antichi e profondi” («Quaderni Padani», III, 12, 1997).

L’esperta di simbologia cabalistica Dion Fortune scrive a tale proposito: “Ai mistici è ben noto che se un uomo medita su un simbolo attorno al quale sono state associate mediante la passata meditazione determinate idee, egli otterrà accesso a quelle idee…” (La Cabala mistica, I, 1, 15); la qual cosa conferma che un simbolo è in grado, per sua natura, di adattarsi alle epoche ed alle culture diverse, plasticamente variando i suoi significati nel tempo in funzione delle esigenze umane. Nello stesso modo i diversi significati, essoterici e esoterici, stratificatisi nel tempo nel simbolo possono essere da questo riflessi su coloro che ne fanno uso. In altre parole indubbiamente i simboli vivono di vita propria come archetipi collettivi indipendentemente dalle culture, ma vivono anche in funzione delle esigenze degli uomini che ne fanno uso, anzi, la loro vitalità aumenta al crescere della loro popolarità. Del resto non è la prima volta che un simbolo solare preistorico è stato utilizzato con significati e scopi diversi da quelli originari, talvolta addirittura sostituendoli quasi completamente nell’immaginario collettivo più recente.

Struttura e significati del glifo

Dalla intersezione di sei circonferenze di uguale raggio si può ottenere un antichissimo simbolo di probabile origine pre-indoeuropea e di diffusione pressoché ecumenica che ricorda un fiore a sei petali, detto talvolta “Rosa carolingia” o “Rosa celtica”, ma più spesso “Fiore della Vita”. Vi è rappresentato un simbolo dinamico appartenente senza dubbio alla geometria sacra, che richiama un esagono regolare e molteplici triangoli equilateri che formano la Stella a sei punte dell’antica tradizione indiana, nonché di quella ebraica, e della mistica occidentale e alchemica in generale (Stella di David o Sigillo di Salomone).

I sei petali possono essere interpretati anche come i raggi di un sole radioso, ed in effetti il significato del glifo è da riferirsi anche alla ruota del Sole, al fiore mistico, alla salute e al benessere, e alla sacralità della vita in generale. L’apparente spostamento quotidiano del Sole nel cielo dovuto alla rotazione terrestre è sempre stato motivo di giusta meraviglia nel genere umano fino dalla preistoria, specialmente nell’interpretazione mistica degli Equinozi, dei Solstizi e dell’ingresso solare nei segni zodiacali. Ne sono prova gli antichi simboli della ruota solare del Triskell, ripresi dalla Trinacria, della Svastika, della ruota indù, emblema del ciclo della vita e del Karma, della stessa Ruota della Fortuna degli Arcani Maggiori dei Tarocchi.

Il Fiore della Vita come espressione popolare simbolica del Sole, del fluire eterno del tempo, dell’alternarsi delle stagioni, dello scorrere e del perpetuarsi della stessa vita è un emblema molto comune nell’Italia settentrionale come in altre aree europee ed extraeuropee, ma si è prestato recentemente in modo appropriato e funzionale a rappresentare le popolazioni della Val Padana e dell’arco alpino nel loro insieme organico. Scrive ancora Gilberto Oneto che tale simbolo solare, con i suoi sei raggi o petali, ben rappresenta i sei ceppi culturali e linguistici di quell’area geografica: “il Celto-italico (Piemontese, Ligure, Lombardo, Emiliano e Romagnolo), il Veneto, il Tirolese (Südtiroler e Welschtiroler), il Friulano, il Ladino (e Grigionese) e l’Occitano-Arpitano”.

D’altra parte il simbolo si ritrova, oltre che nella Val Camonica e nelle aree cristianizzate longobarde, nelle iscrizioni egizie del tempio di Abydos, nei sigilli delle chiese medievali, nelle lapidi etrusche, nei graffiti esseni, in Galizia e in altre aree celtiche e germaniche,  in Transilvania, in estremo Oriente e in America, a dimostrazione dell’universalità dei significati celebranti il sole e la vita, che dal sole trae l’energia primaria. Sempre in Italia settentrionale questo simbolo viene talvolta chiamato “Rosa dei pastori”, a ricordare l’uso popolare augurale e apotropaico che se ne faceva per uomini e animali fino anche a epoche recenti.

Il semplice eppure sapiente uso del compasso può creare circonferenze e suggestivi fiori che si susseguono in ulteriori cerchi in numero crescente, ma sempre multiplo di sei, come a suggerire un utilizzo “inclusivo” piuttosto che “esclusivo” di questo simbolo universale. La massima espressione del Fiore della Vita non può che essere un invito all’Amore e all’unione, mai alla separazione, specialmente quando graficamente si formano reticoli complessi spesso circoscritti in un più ampio cerchio come a formare un rosone medievale da cui filtrano i veri raggi solari del tramonto in una ideale cattedrale gotica soffusa di misticismo.

Giovanni Pelosini




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