Pesce: Antico Simbolo Cristiano

In un precedente articolo ho scritto della croce, simbolo universale diventato identificativo del cristianesimo sostituendo il più antico “pesce”, anche se forse tale cambiamento di icona avvenne già in epoca protocristiana, come le iscrizioni pompeiane sembrano dimostrare.

Il Quadrato Magico SATOR, presente anche a Pompei e quindi antecedente al 79 d.C., contiene una sola lettera “N” al centro sia della figura che della croce mistica ottenuta anagrammando le enigmatiche scritte; e la lettera “N” (Nun) in antichità rappresentava appunto il “pesce” per la sua origine geroglifica. È quindi probabile che anche i primi cristiani abbiano utilizzato, assieme al mistico pesce, il simbolo della croce, forse in modo ancora più criptico e esoterico del primo.

Pare, infatti, che i cristiani dei primi secoli, specialmente nei periodi in cui erano perseguitati per la loro fede, per riconoscersi tracciassero con il piede o il bastone un arco sul terreno. Soltanto un altro seguace di Gesù avrebbe riconosciuto il segnale, rispondendo simbolicamente tracciando un secondo arco che avrebbe formato con il primo l’antico emblema del pesce.

Lo stesso segno identificava l’ingresso delle catacombe e degli altri luoghi di riunione dei fedeli dei primi secoli. In questo modo si aumentava il livello di sicurezza e di segretezza, ma si contribuiva anche a sviluppare il senso di appartenenza alla comunità utilizzando il glifo come un vero e proprio “simbolo”, inteso etimologicamente, nato anche per garantire la riservatezza delle riunioni e degli incontri di élite di iniziati.

L’acronimo greco ΙΧΘΥΣ

Nelle antiche iscrizioni si ritrova spesso il semplice glifo del pesce contenente, quasi come in un cartiglio di geroglifici egizi, cinque lettere greche all’interno: ΙΧΘΥΣ.

La scritta in greco antico si pronunciava ichthys e significava appunto “pesce”, ma soprattutto era un acronimo che i cristiani avrebbero potuto comprendere nel suo significato nascosto. Le cinque lettere sono, infatti, le iniziali della frase Ιησούς Χριστός Θεού Υιός Σωτήρ (Iesous Christos Theou Yios Soter) che può essere tradotta con “Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore”.

Le nostre conoscenze però non sono sufficienti per capire se tale acronimo sia stato all’origine della scelta del simbolo del pesce. Personalmente la ritengo un’ipotesi improbabile, e penso che sia avvenuto piuttosto il contrario: probabilmente il glifo del pesce era già un simbolo riconosciuto quando si sono aggiunte le cinque lettere greche opportunamente intendibili a rafforzarne il significato.

L’Era dei Pesci

Un altro interessante collegamento simbolico fra il cristianesimo e il pesce fa riferimento ala famosa stella che guidò i Magi a Betlemme secondo la tradizione dei Vangeli.

Ed ecco la stella, che avevano visto nel suo sorgere, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono” (Matteo, 9,11).

A lungo si è pensato che la stella dei Magi fosse in realtà una cometa di particolare luminosità, anche se certamente non quella di Halley, che dovrebbe essere stata visibile dal nostro pianeta circa dodici anni prima della nascita di Gesù. È probabile, invece, come ipotizzò Keplero, che i Vangeli abbiano ricordato la ripetuta congiunzione fra Giove e Saturno che si verificò nel 6 a.C. proprio nel segno dei Pesci, e che questo sia il vero anno di nascita di Gesù, contrariamente a quanto si è a lungo ritenuto secondo l’errore di calcolo che fu fatto nel VI secolo. Le più attendibili cronologie dell’Impero di Augusto e del regno di Erode sembrano confermare questa data come la più probabile in corrispondenza con le cronache dei Vangeli sinottici e apocrifi.

In quell’anno ci fu addirittura uno stellium di Sole, Luna, Venere, Giove, Saturno e Urano (anche se quest’ultimo non era visibile ad occhio nudo e fu scoperto solo nel XVIII secolo) proprio fra il segno dell’Acquario e quello dei Pesci, ed è in quel periodo che si dice sia iniziata l’Era astrologica dei Pesci, più o meno identificata con i due millenni di era cristiana, con la spiritualità, il misticismo, il sacrificio e la compassione che l’hanno a lungo caratterizzata.

Fu la fine dell’Era dell’Ariete e l’inizio di un’epoca identificata astrologicamente dal simbolo del pesce: una circostanza che difficilmente poteva essere sfuggita agli eruditi di duemila anni fa, che codificarono gli aspetti iconologici in sintonia con gli archetipi e i simboli allora emergenti, visto che i sapienti dell’epoca avevano conoscenze astrologiche, magiche, alchemiche e mistiche.

Interpretazioni simboliche del Pesce

Da allora le corrispondenze simboliche cristiane furono anche incrementate dalla ricerca teologica, spesso con oggettive motivazioni, talvolta forse in modo tautologico. Per esempio, secondo Tertulliano (II secolo), coloro che si convertivano al cristianesimo, e si facevano bagnare quindi al fonte battesimale, erano chiamati pisciculi, piccoli pesci.

La croce, il pesce (talvolta il delfino) e l’ancora sono stati spesso associati nell’iconografia paleocristiana, particolarmente nelle catacombe; così come si sono più volte ricordati gli episodi del Nuovo Testamento riferiti agli Apostoli (invitati da Gesù a diventare “pescatori di uomini”), e al famoso miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci per sfamare migliaia di fedeli intervenuti in Galilea.

L’associazione simbolica di pani e pesci, presente nell’iconografia paleocristiana, poi ripresa nel Medio Evo, ha fatto pensare a questo animale anche come allegoria dell’eucarestia, soprattutto in virtù degli scritti del V secolo dell’Anonimo Africano (De promissionibus et praedictionibus Dei): “È il grande pesce che, sulla riva, ha nutrito di sé i suoi discepoli e si è offerto come pesce al mondo intero.

Il Pesce e la Croce

Altri invece attribuiscono minore importanza a tali interpretazioni e ritengono, con un po’ di fantasia, che il pesce (ovvero il delfino) sia un simbolo criptico della croce stessa, in quanto derivato dalla figura di un condannato al patibolo secondo l’uso romano della crux simplex, formata da un unico palo piantato verticalmente. Il crocifisso era legato mani e caviglie a questo unico legno, con le braccia piegate in alto intorno alla testa e i piedi divaricati, ricordando con la sagoma del proprio corpo, per la verità in modo abbastanza vago, la forma di un pesce in verticale.

Anche l’interpretazione cristiana dell’Antico Testamento è ricca di episodi simbolici che sono stati interpretati profeticamente, come quello di Giona che venne inghiottito da un enorme pesce per poi uscirne sano e salvo su una spiaggia. Può essere inteso simbolicamente anche il fatto che i pesci non abbiano avuto necessità di salvarsi con l’arca di Noè durante il Diluvio Universale, per quanto l’analogo mito induista di Manu racconti che, mentre la sua grande imbarcazione salvò l’umanità dalla grande inondazione, anche il piccolo pesce abbia avuto necessità di un barattolo per sfuggire alla furia delle onde.

Miti del Pesce Sacro

La sacralità del pesce è infine attestata da innumerevoli miti con evidenze di importanti riferimenti mistici anche precedenti al cristianesimo; a dimostrazione di un’antica, e direi archetipica, corrispondenza simbologica che non ha avuto praticamente soluzione di continuità né temporale né spaziale.

Il pesce, così come l’Acqua in cui si muove, è stato simbolo di fertilità e di vita in diverse epoche e latitudini. Lo stesso glifo paleocristiano ottenuto da due archi incrociati, se disposto verticalmente, è stato un antichissimo emblema della sessualità, potendo essere allegoria sia degli organi sessuali femminili esterni che del pene. In questo senso nell’antico Egitto si tramandava il mito di Iside e di Osiride, e della nascita di Horus. La Dea Madre delle religioni preistoriche, signora degli animali, era venerata anche con questa forma primordiale. Per lo stesso motivo un pesce sacro adornava la corona di Iside, e sempre un pesce aveva inghiottito il pene del dio Osiride, dopo che fu ucciso e smembrato.

Dagon, divinità fenicia e filistea, era un vero e proprio uomo-pesce, forse di antica origine mesopotamica, per la sua similitudine con il caldeo Oannès.

Oannès era l’antico Ea, il Pesce dei Sumeri; colui che era nato dall’uovo primordiale e aveva insegnato tutte le arti e le conoscenze all’umanità. I suoi sacerdoti si vestivano con mantelli squamosi che li rendevano simili a pesci e che terminavano con un cappuccio a forma di testa di pesce con la bocca aperta. Da questo antichissimo copricapo deriva la tradizionale mitra a due punte usata ancora oggi dai vescovi cristiani.

Nell’antica Roma pesci sacri erano allevati sul Gianicolo, presso il tempio della Dea Atargatis-Derceto, di origine siriana. Alla stessa Dea si attribuiva la nascita della costellazione del Pesce Australe.

L’indiano Vishnu, incaricato di salvare l’umanità dal Diluvio Universale, si incarnò, fra gli altri Avatara, anche in un pesce. Il Dio indiano della conservazione e della protezione misericordiosa dell’universo si era fatto pesce per svolgere la sua azione salvifica, ricordando così anche la funzione vitale dell’elemento Acqua.

Anche nel caso del pesce quindi, così come per la croce, i significati simbolici precristiani e cristiani spesso convergono a rappresentare emblemi antichi quanto l’umanità, a dimostrazione che il senso del sacro ha sempre accompagnato l’uomo nel suo lungo e complesso percorso di ricerca spirituale, in cui sono più volte cambiati i riti e le credenze, le culture e le espressioni, ma non le radici archetipiche eterne.

Giovanni Pelosini



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