L’Arciere, l’Intenzione e la Freccia
“L’arciere accetta che molte frecce sibilino lontano dal bersaglio, perché sa che apprenderà l’importanza dell’arco, della posizione, della corda e del centro solo dopo aver ripetuto i propri gesti migliaia di volte, senza timore di sbagliare. Arriva sempre il momento in cui non è più necessario pensare a ciò che si sta facendo. La freccia è l’intenzione che si proietta nello spazio. Dopo che è stata scoccata, l’arciere non può più fare niente – soltanto accompagnarla con lo sguardo nella sua traiettoria verso il bersaglio. adesso la tensione necessaria per il tiro non ha più ragione di esistere. E così, mentre l’arciere tiene gli occhi fissi sul volo della freccia, il suo cuore riposa – ed egli sorride. Se si è allenato in modo soddisfacente, se è riuscito a sviluppare il proprio istinto, se ha mantenuto la grazia e la concentrazione durante l’intera fase di tiro, in quel momento l’arciere avvertirà la presenza dell’Universo e scoprirà che il suo atto è stato giusto e meritato. La tecnica fa in modo che le mani siano pronte, che il respiro sia calmo e che gli occhi sappiano mirare il bersaglio con precisione; l’istinto fa sì che il momento del tiro sia perfetto. (….)
Dopo aver fatto il proprio dovere e trasformato l’intenzione in gesto, un guerriero della luce non deve temere alcunché: ha fatto ciò che doveva. Non si è lasciato paralizzare dalla paura. Anche se la freccia non colpisce il bersaglio, avrà un’altra opportunità, perché non si è dimostrato codardo.”
Paulo Coelho, Sono come il fiume che scorre (2006)