La Divina Luce del Sole e le Tre Età della Luna
In questa calda estate romana mi sono ritrovato a cercare refrigerio all’ombra dei pini di Villa Borghese, in attesa che il lungo pomeriggio declinasse dall’afa al fresco della sera. Il Sole ancora alto mi spingeva a stare lontano dai suoi raggi, eppure mi attirava la sua luce solstiziale che sembrava eterna, la gioia che ne emanava, la chiarezza della vista. I più spirituali tra i nostri antenati non potevano scegliere un simbolo di culto diverso per la principale divinità dei loro diversi pantheon, così come la stessa etimologia insegna. Gli antichi nomi Zeus, il Dio Padre Iuppiter, ovvero Iovis, sembrano avere la stessa radice linguistica della parola latina dies, il giorno, il dì. Le nostre parole “Dio”, “divino”, e quelle sanscrite “dina”, “dyu” (giorno, cielo), e “deva” (Dio) trovano corrispondenze simboliche e semantiche con i concetti di luce, giorno, Sole, padre celeste, che gli antichi indoeuropei intesero associare non solo dal punto visto linguistico. Il luminoso padre del cielo fin dalla preistoria scandiva i giorni, e non deve stupire la comune radice delle parole latine “deum” (dio) e “diem” (giorno, dì). E ciò è confermato anche da tante parole sanscrite, come “diva” (il cielo, diuturno), divya (divino, celeste), didhiti (splendore, luce), dipaka (corpo luminoso), dipana (fiammeggiante), dyuti (splendore, luminosità), dyumat (brillante); mentre l’antico termine devaka (colui che gioca o si diverte, divino), prossimo a divyati, devana e dyuta (lanciare, giocare d’azzardo, gioco di dadi) apre interessanti prospettive di ricerca sulla originale natura divina del gioco, sulla numerologia sacra e sullo stesso concetto di “alea”… ma di questo magari parleremo un’altra volta. Continua a leggere »