Diabolik: 50 Anni di Fumetti

Diabolik ha 50 anni, ma non li dimostra. Come per la maggior parte dei personaggi dei fumetti invecchia molto molto lentamente o non invecchia affatto.

Il primo numero della fortunatissima serie di albi a fumetti uscì il 1º novembre 1962 con il titolo “Il re del terrore”, pertanto Diabolik è a tutti gli effetti astrologici uno Scorpione doc, oltre che un personaggio italiano famoso nel mondo.

Il personaggio di Diabolik, criminale dai mille volti, fu creato da Angela Giussani (1922-1987), straordinaria imprenditrice milanese che forse i meno giovani ricorderanno come la modella della pubblicità del sapone Lux, poi affiancata nell’impresa editoriale dalla sorella Luciana (1928-2001) che dirigerà la testata fino al 2000.

La Casa Editrice Astorina scelse il formato tascabile (12 cm x 17 cm) dell’albo che poi tanta fortuna ha avuto nei cinque decenni successivi. Si dice che sia stata un’idea delle sorelle Giussani: mentre osservavano i pendolari entrare e uscire dalla stazione Nord di Milano, pensarono a un fumetto di piccole dimensioni, economico (150 £), con poche vignette per pagina, facilmente leggibile anche in treno, semplice nella struttura narrativa, comunque articolata, capace di sviluppare dialoghi e storie avvincenti.

Sui soggetti e le sceneggiature di Angela e Luciana Giussani hanno lavorato molti disegnatori: il  primo fu Zarcone, e il più illustre fra gli attuali è Giuseppe Palumbo, geniale illustratore anche dei miei Tarocchi della Spirale Mistica (Lo Scarabeo, 2011).

L’altra originale idea delle due sorelle creatrici fu quella di inventare un personaggio all’epoca assai trasgressivo, malvagio e spietato, come protagonista: un eroe negativo, un ladro professionista, un assassino efferato.

DIABOLIK E GINKO, DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA

Nacque così Diabolik, un ladro che ruba non tanto per arricchirsi, ma soprattutto per il gusto della sfida e l’amore per il rischio, abilissimo nei travestimenti e capace di costruire maschere somigliantissime e perfette grazie alla speciale formula chimica di una plastica sottile che lui stesso ha elaborato.

Diabolik non è certo un ladro qualunque: predilige oro, pietre preziose e gioielli unici e di enorme valore, oppure grosse somme di denaro in contanti, meglio se protetti da sofisticati sistemi di sicurezza, impianti di allarme e professionisti anticrimine, in modo da mettere alla prova la propria abilità e la capacità di ordire intrighi elaborati.

Diabolik elabora piani criminali complessi e non esita a uccidere chiunque gli si opponga, eppure nel tempo ha mostrato sempre più di possedere un personale senso dell’onore. Egli rispetta infatti gli uomini leali, compresi gli avversari, e non disdegna di aiutare le vittime di complotti orditi da personaggi senza scrupoli, o gli indifesi, così come disprezza gli usurai e i trafficanti di droga. Facilmente quindi si trova a combattere senza esclusione di colpi sia la malavita organizzata che la polizia, ma in definitiva gioca una partita leale con il suo avversario di sempre, l’ispettore Ginko, che nel profondo stima e rispetta. Diabolik e Ginko in fondo si apprezzano: mentre si combattono tenacemente, non si odiano; occasionalmente sono anche alleati, e si stimano come intelligenze superiori. Qualche volta si ha la vaga impressione che Diabolik abbia risparmiato la vita al suo nemico di sempre, e che Ginko non abbia veramente voluto metter fine anzitempo alla sfida della sua vita; i due personaggi si somigliano e sono le due facce di una stessa medaglia. Anche Ginko, infatti, è intelligentissimo e pieno di risorse, ostinato nella sua missione, ma troppo ligio alle regole per sconfiggere definitivamente il suo avversario, e forse anche per avere una vita privata, visto che non ha mai sposato la sua eterna fidanzata ricca e snob, la duchessa Altea di Vallenberg.

È proprio all’ispettore Ginko che una volta Diabolik racconta il suo passato e le sue origini misteriose. Nell’albo del 1968 “Diabolik, chi sei?” si apprende la storia di un bambino senza nome naufragato nell’isola tropicale abitata dai banditi del criminale King. Il bambino fu allevato dai fuorilegge dell’isola e lì crebbe fino a 22 anni, imparando le regole e le tecniche del crimine. Si specializzò anche in chimica, elaborando la speciale formula della resina sottile per produrre le sue famose maschere facciali in grado di ingannare chiunque. Ma soprattutto sull’isola affrontò la famosa belva Diabolik, una solitaria pantera nera da cui prese l’unico nome che lo accompagnerà per tutta la vita, con l’eccezione della parentesi in cui prese l’identità di Walter Dorian.

Le imprese di Diabolik si svolgono nella immaginaria città-stato di Clerville, di stile francese mediterraneo, in cui a lungo vige la pena di morte tramite ghigliottina; una pena infine abolita, ma prevista comunque esclusivamente per lui, senza ulteriori processi in caso di cattura. Molte volte Diabolik è stato vicino a subire la terribile condanna: ricordo che in un caso fu catturato, processato e salvato in extremis dall’intraprendenza della sua compagna Eva Kant.

EVA E DIABOLIK, LA COPPIA PERFETTA

La stupenda e affascinante Eva Kant è la sua inseparabile compagna dal marzo 1963 (quando Diabolik cercò di rubarle un prezioso diamante rosa e invece di ucciderla se ne innamorò) e molto più di una semplice complice: è intraprendente, scaltra, ingegnosa, autonoma, determinata e audace almeno quanto il suo “lui” (così lo chiama in assenza di un nome proprio). Può sembrare la classica bella e fatale, però è sempre composta e discreta: fredda ma sensuale, con i suoi capelli biondi tradizionalmente raccolti sulla nuca e gli occhi verdi altrettanto fascinosi di quelli grigi e magnetici sotto le arcuate sopracciglia di Diabolik.

Il mistero di Eva è una delle componenti essenziali del suo innegabile fascino: solo recentemente sono stati divulgati i particolari della sua difficile gioventù e del suo passato avventuroso, mentre fin dall’inizio si sospetta che abbia avuto un ruolo determinante nella morte del primo marito Lord Anthony Kant, sbranato, guarda caso, proprio da una pantera durante un safari in Sudafrica.

Oggi è certo che Diabolik non avrebbe avuto il successo di mezzo secolo di fortunati albi senza l’affascinante Eva al suo fianco, a questo punto una vera e propria coprotagonista, se non addirittura l’aspetto femminile dello stesso archetipo del personaggio.

SIMBOLI DI DIABOLIK

Grazie ai suoi furti Diabolik è molto ricco, ma spende tantissimo per finanziare nuovi colpi, e allestire i suoi celebri rifugi sparsi in tutto il mondo e nelle città di Clerville e di Ghenf, senza contare i costosissimi gioielli regalati a Eva Kant. I rifugi sono in realtà quasi sempre splendide e confortevoli ville dotate di laboratori e di ogni genere di tecnologici allarmi; tuttavia vengono continuamente scoperti dalla polizia e abbandonati. Le fughe quasi sempre avvengono a bordo di nerissime Jaguar E-Type, modello del 1961 con carrozzeria disegnata da Malcom Sayer: un’auto aggressiva, affusolata, scattante, bella e sensuale almeno quanto lo è Eva Kant in calzamaglia, o anche in pantaloni e dolce vita neri.

La Jaguar di Diabolik, spesso attrezzata con marchingegni “diabolici”, è uno dei suoi simboli, non meno della Citroën DS per l’ispettore Ginko, impegnata in infiniti inseguimenti sui tornanti delle montagne di Clerville o sulle coste di Ghenf.

Altri simbolici oggetti sono la classica calzamaglia nera e il pugnale, perfettamente bilanciato e lanciato con precisione, oltre che dotato all’occorrenza di ogni genere di optional. Diabolik non ama molto le armi da fuoco, prediligendo pugnali, gas narcotici, aghi velenosi lanciati da cerbottane, o semplicemente le mani nude, allenate con le arti marziali in un lontano passato in Oriente.

Diabolik usa anche iniettare alle proprie vittime il penthotal, una sorta di siero della verità capace di far parlare chiunque, oppure la scopolamina per annullarne la volontà.

Il nero e l’oscurità della notte sono il suo ambiente, la morte lo accompagna e arriva con lui, nessun colpo è troppo audace, nessun furto è impossibile, nessun trucco gli è estraneo.

DIABOLIK, UN VERO SCORPIONE

Analizzando il tema natale del fumetto senza domificazione per il 1° novembre 1962, troviamo la conferma astrologica di molte delle caratteristiche del personaggio che ha dato il nome alla fortunatissima serie di fumetti.

Il Sole, Nettuno e Venere si trovano in Scorpione, e ci parlano dell’intreccio poliziesco e noir, dell’amore per il rischio, per il brivido e le trame audaci: l’obiettivo dei colpi di Diabolik non sono il denaro o il potere, ma soprattutto lo scorpionico gusto per l’azzardo di ogni sfida, e talvolta la fredda vendetta. Il criminale addirittura si esalta e trova gratificazione proprio dal trovarsi a combattere contro tutto e tutti.

I trucchi ingegnosi e gli audaci piani d’azione per i colpi (quasi sempre perfetti) trovano una spiegazione anche in Urano in Vergine, sestile al Sole, e in Plutone, sempre in Vergine, sestile a Nettuno: qui si possono leggere l’abilità manuale (Urano) al servizio del progetto personale (Sole in Scorpione), e le maschere (Plutone) di speciale materiale chimico, la migliore delle armi usate dall’inafferrabile criminale per confondere ed eludere (Nettuno) gli avversari.

Il triangolo conflittuale Sole-Marte-Saturno parla delle armi mortali come i pugnali e gli aghi con il veleno che l’uomo dai mille volti usa di consueto nelle sue complesse trame, nonché dell’eterna lotta contro la giustizia.

La Luna in Sagittario infine racconta la sua infanzia in una lontana isola esotica, lontano dalle rotte.

In quanto alter ego femminile del personaggio Diabolik, anche Eva Kant incarna piuttosto bene le caratteristiche scorpioniche, non certo negli stereotipi fisici di una donna scura e dallo sguardo penetrante e magnetico, ma per la somiglianza con l’attrice Grace Kelly (Scorpione nata il 12 novembre 1929). Penso che l’indimenticabile principessa di Monaco (alias il piccolo stato di Clerville) sia stata scelta consapevolmente come modello per il personaggio di Eva Kant, soprattutto dopo essere stata l’indimenticabile protagonista di Caccia al ladro (film di Alfred Hitchcock del 1955) in cui interpreta un’algida e discreta, ma sensuale e intraprendente, ragazza implicata in geniali furti di gioielli, che guida auto sportive veloci sui tornanti della Costa Azzurra, mentre i ladri scompaiono nella notte fuggendo sui tetti dalle tegole malferme: un mix affascinante come il lato seducente del diavolo che ha dato il nome al fumetto “Diabolik”.

Giovanni Pelosini



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