Hermann Haindl (1927-2013): Una Nuvola Errante

Il carissimo amico Hermann Haindl ha lasciato questa dimensione materiale la mattina del 16 Agosto 2013.

Ora lo immagino davvero come una Nuvola Errante (Wandering Cloud): così lo chiamavano i saggi della tribù dei Lakota, che lo invitarono (primo europeo a ricevere tale onore) a partecipare alla cerimonia sacra della Danza del Sole.

La sua lunga vita lo ha portato a sperimentare prima l’estrema sofferenza della guerra mondiale e poi la ricerca spirituale, che esprimeva con la sua vivace arte e la sensibilità sottile per altre dimensioni.

Il suo estro pittorico gli permise, da giovanissimo soldato (ancora minorenne) di salvarsi da un’orribile morte nei campi di prigionia sovietici nel 1944-45, ma gli aprì poi un’altra vita sviluppando l’amore per tutte le creature della Terra e la sensibilità per le energie sottili che vivono negli alberi e nelle rocce, per gli Elementi, per i simboli presenti nella natura, per i Tarocchi che tali archetipi incarnano.

Con la moglie Erika viaggiò a lungo in America del Nord, in India, in Irlanda, in Scozia, alla ricerca di suggestioni e conoscenze nascoste ai più. Insieme hanno vissuto forti esperienze mistiche con i nativi americani negli anni ’80, e anche durante queste frequentazioni Hermann realizzò le 78 lame dei suoi Tarocchi.

Hermann diceva: «I Tarocchi sono parte e anche somma della mia vita. Se siamo parte del tutto (l’Universo), siamo connessi a tutto e tutto è connesso a noi. Noi abbiamo a che fare con tutto e viceversa».

Così nacque il suo famoso mazzo di Tarocchi, conosciuto in tutto il mondo, che fu anche l’oggetto di un volume scritto dalla grande tarologa americana Rachel Pollack. I suoi Arcani sono realizzati con una tecnica originale e molto intuitiva, ma soprattutto sono evocativi e ricchissimi di simboli che solo il tempo e l’attenzione fanno scoprire fra le luci e le ombre di una pittura surreale.

Hermann Haindl aveva un particolare carisma personale e suscitava simpatia con la sua grande umanità. Ricordo che l’originale del suo Matto (47 x 27 cm) è stato a lungo esposto nella sua casa toscana, dove amava trascorrere molto del suo tempo in mezzo alla macchia mediterranea, per una curiosa coincidenza proprio a pochi metri dal casale che la mia famiglia paterna aveva abitato fino al 1928, poco mesi dopo la nascita di Hermann. Quel quadro e l’altra grande tela con il Matto dei Tarocchi parlavano di lui, del suo spirito libero “errante come una una nuvola”, sempre in cerca di elevazione, all’esplorazione di altri mondi e di altre dimensioni, di cui ora la sua Anima farà finalmente esperienza.

Addio, carissimo Hermann, sarai sempre nel mio cuore, poiché sono d’accordo con le tue parole: “Né la materia né l’energia possono andare perse, ma possono trasformarsi“.

Giovanni Pelosini

(nella foto: Giovanni Pelosini e Hermann Haindl nel 2007 al Museo Internazionale dei Tarocchi)



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