Archivio del Febbraio 2017

Le Case Astrologiche di Lidia Fassio

Fassio,Le Case astrologicheLidia Fassio, grande astrologa e studiosa di psicologia, simbolismo, mitologia e medicina psicosomatica è fondatrice della prima scuola di Astrologia Umanistica in Italia.

Il suo ultimo libro è un compendio organico, chiaro e approfondito su un argomento astrologico spesso frainteso da alcuni addetti ai lavori. Ma il testo Le Case Astrologiche (Spazio Interiore, 2016) non è soltanto un libro per appassionati di astrologia, è soprattutto una mappa per intraprendere il percorso verso la completa conoscenza di se stessi. Questo libro invita a esplorare il mondo interiore alla ricerca delle nostre potenzialità, per svilupparle e crescere nella consapevolezza, conoscere l’evoluzione delle personalità umane, e quanto i nove mesi di vita intrauterina e i primi anni dopo la nascita abbiano influito sulla nostra esistenza.

Gli Elementi Fuoco, Terra, Aria e Acqua della tradizione alchemica e astrologica, la simbologia dei segni, dei pianeti e delle Case si declinano così in chiave moderna, psicologica ed evolutiva nel processo di identificazione di ogni essere umano, nella sua vita di relazione, e negli schemi corporei, istintivi, emotivi, affettivi, intellettuali che generano i comportamenti. Prendere coscienza di questi schemi, delle abitudini, delle reazioni automatiche alle situazioni ambientali, degli stessi processi che li hanno generati, e di quanto la nostra vita ne possa essere condizionata, ci può rendere persone più consapevoli, felici, utili e pronte alla prossima auspicata evoluzione dell’umanità.

Per questi motivi desidero ringraziare Lidia, per le sue doti umane, per tutto ciò che fa instancabilmente, e per onorarmi della sua preziosa amicizia.

Giovanni Pelosini

⇒ Acquista il libro di Lidia Fassio, Le Case astrologiche, 2016

YOU,MAN

Lorenzo Pelosini 2Il sottile gioco di parole YOU,MAN / HUMAN richiama la tematica di un racconto fantascientifico di Isaac Asimov (Satisfation Guaranteed, 1951), sul quale si basa questo interessante cortometraggio di Lorenzo Pelosini.

Che cosa è così “umano” che un essere artificiale “pensante” non sarà mai in grado di fare? L’interrogativo conduce lontano, e invita lo spettatore a porsi ulteriori domande sulla natura delle proprie percezioni, dei propri sentimenti, del proprio intelletto…

Ecco come siamo osservati da una macchina talmente raffinata da sviluppare sentimenti umani, ecco quanto e come siamo veramente “umani”, e quanto e come siamo diversi da un’intelligenza artificiale che ha l’ardire di chiamarci “You,man“.

So che non è voluto, ma l’ingenua e ossessiva richiesta di Claire “Dov’è Tony?” non può non ricordare ai cinefili la stessa ripetuta domanda di Grace Kelly in “Il delitto perfetto” (1954) di Alfred Hitchcock. Però sembra davvero un’arguta e sottilissima citazione.

Il cortometraggio You,man è la terza opera giovanile di Lorenzo Pelosini e l’ultima della trilogia italiana “Il grigio, il nero, il bianco“, realizzata prima di andare a studiare e lavorare a Los Angeles. Il film si avvale della supervisione di Vincenzo Ramaglia sulle musiche originali, e della convincente interpretazione di Simone Gallo, nel ruolo del robot umanoide casalingo. Nel commovente finale un cameo di Raffaele Rispoli (1987-2014), qui sceneggiatore e produttore, ma che voglio citare soprattutto come collaboratore e indimenticabile amico fraterno del regista.

Giovanni Pelosini

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Ancona, 17 febbraio 2017: Tarocchi, gli Specchi dell’Infinito

ruota-fine-dalla-torreIl Risveglio – Centro Studi

Incontro con l’autore

Giovanni Pelosini

Tarocchi

Gli Specchi dell’Infinito

Venerdì 17 febbraio, ore 21.15

Santa Maria Nuova (AN), Ex Scuola De Amicis, Via Matteotti

Info: tel. 339.6090320

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Prima del rivoluzionario pensiero rinascimentale e tarologico era naturale pensare ai casuali rovesci di fortuna, e agli inevitabili capovolgimenti dovuti al movimento di una Ruota capace di portare in basso ciò che era in alto e viceversa.

Fortuna è quella che discende e monta, ed a cui dona ed a cui tolle stato.[1]

Una tale variabilità era popolarmente riconosciuta anche al tempo ciclicamente mutevole, alle età e alle condizioni umane, e alla Luna, che si mostrava mutevole come la sorte spietata e vana.

O Fortuna, velut Luna, statu variabilis, semper crescis aut decrescis […]. Sors immanis et inanis, rota tu volubilis.[2]

Effettivamente, il X Arcano esprime la trasformazione ciclica continua e l’instabile alternanza delle situazioni, anche se tutto questo non è proposto come casuale imprevisto, ma piuttosto come prevedibile evoluzione di cause ed effetti.

L’uomo vive la sua esperienza tridimensionale nel cosmico divenire in cui tutto scorre e si trasforma. La sua comprensione della realtà, però, è condizionata dalla sua stessa posizione sulla Ruota vorticante. Il suo punto di vista, mobile e interno al vortice, è inevitabilmente limitato, distratto e soggettivo.

Del tutto soggettivi sono, infatti, i motti latini che talvolta accompagnano le quattro figure vorticanti. «Regnabo» (io regnerò), dice il giovane rampante, in rapida ascesa, aggrappato alla sinistra della Ruota: ha già una corona regale con tre punte in testa, e guarda sorridendo la vetta, mentre due riflessi brillanti accompagnano il suo crescente entusiasmo. «Regno» (io sto regnando), afferma la figura seduta più in alto: indossa un manto sontuoso da sovrano, e la corona imperiale; nelle mani tiene lo scettro del potere e il globo con la croce, simbolo dell’intera terra. «Regnavi» (io ho regnato), si lamenta con nostalgia l’uomo che scende sulla destra della Ruota: a testa in giù, non sorride, e scalcia per mantenere un precario equilibrio, mentre, aggrappandosi con tutte le forze per non cadere, vede la terra avvicinarsi velocemente. «Sum sine regno» (io sono senza regno), piange infine l’uomo che si trova nella parte più bassa della Ruota: sente tutta la gravità della sua posizione rovesciata e vede tutto capovolto, appeso e senza alcun vantaggio dalla sua situazione.

Solo la visione esterna e oggettiva della situazione complessiva riconosce l’impermanenza di ognuna delle quattro figure nelle rispettive posizioni, e soprattutto comprende che ogni personaggio sta per fare esperienza di tutte le tappe del ciclo.

Chi non sa perde di vista il senso stesso del proprio eterno girare.

Chi sa può guardare indifferentemente la ghianda e la quercia, al di là dell’apparenza dello scorrere del tempo.

Tratto da: Giovanni Pelosini, Tarocchi, Specchi dell’Infinito

NOTE
[1] Cecco Angiolieri, Sonetti, CVI, 5-6.
[2] Carmina Burana, Fortuna Imperatrix Mundi. (O Fortuna, mutevole come la Luna, sempre cresci o decresci […]. O Sorte spietata e vana, sei una ruota che gira).