Cosa sono veramente i Tarocchi

I Tarocchi e la visione umanistica della realtà

Giovanni Pelosini

Cosa sono veramente i Tarocchi?

I Tarocchi sono raffigurazioni simboliche degli archetipi universali con la capacità di comunicare con la parte più profonda della nostra coscienza. Il loro linguaggio è analogo a quello onirico e mitologico: esprimono delle narrazioni simboliche così come fanno i sogni sintetizzati in poche immagini ricchissime di significati universali, o i miti e le fiabe legati alla memoria collettiva formativa della cultura di un popolo.

Inoltre i Tarocchi possono essere usati come strumento per risvegliare la creatività, per riconoscersi nelle possibilità personali, e per trascendere i limiti mentali dello spazio e del tempo che spesso frenano l’espressione del proprio autentico Sé.

Concretamente essi non sono altro che un mazzo di carte di origine rinascimentale, anche se piuttosto diverse dalle comuni carte da gioco odierne, che comunque derivarono da queste: infatti, oltre agli Arcani Minori, cinquantasei carte divise nei quattro semi di Denari, Spade, Bastoni e Coppe, i Tarocchi comprendono anche gli Arcani Maggiori, ventidue carte numerate un tempo chiamate ‘Trionfi’ che raffigurano vizi e virtù, personaggi e immagini comuni nell’immaginario collettivo europeo del tardo Medio Evo.

Quando sono nati?

Storicamente le carte dei Trionfi apparvero nel nord Italia agli inizi del XIV secolo, nelle corti rinascimentali e anche nelle taverne frequentate dal popolo minuto, ma nessuno può dire con certezza quale sia la loro origine, anche se si può formulare l’ipotesi di una loro genesi nell’ambito iniziatico degli umanisti neoplatonici e neopitagorici del tardo Medio Evo. Certamente nelle figure dei Trionfi si possono ritrovare immagini simboliche probabilmente derivate dalla filosofia alchemica greco-alessandrina sincretisticamente unite ad altre di matrice cabalistica ebraica e cristiana, eretica, neopagana e mitologica, astrologica, mistica, gnostica, magica, numerologica e comunque esoterica che ebbero occasione eccezionale d’incontro nella culturalmente fertile Italia del Rinascimento. Dalle città dell’Italia settentrionale, anche grazie agli spostamenti delle truppe mercenarie che usarono i Tarocchi come popolare passatempo, il gioco si diffuse rapidamente in Europa, particolarmente in Francia, Spagna e nei Paesi di lingua tedesca.

A cosa servivano le carte dei Tarocchi?

Il mazzo fu ovviamente usato dal popolo per giocare d’azzardo continuando la millenaria tradizione dei dadi, ma fin dai primordi ci sono tracce storiche delle sue funzioni ludiche e psicologiche ante litteram (soprattutto presso le corti dei signori), e rare notizie di antichi usi cartomantici, mentre gli aspetti filosofici e sapienziali più sottili veicolati esotericamente dai Tarocchi sono meno evidenti, e per questo sono stati a lungo negletti dagli studiosi e dagli storici.

Nel XVIII secolo, con il risvegliarsi dell’interesse per l’esoterismo in Europa, i Tarocchi richiamarono per la prima volta l’attenzione sui loro contenuti esoterici profondi, diventando un popolarissimo sistema divinatorio. Ne scrisse diffusamente in Francia l’erudito Court de Gébelin, che volle metterne in risalto la presunta origine egizia, seguito dal cartomante Etteilla, che ne fece una lucrosa professione.

Nel XIX secolo il fatto singolare che i Trionfi fossero proprio ventidue come le lettere dei più arcaici alfabeti conosciuti fornì a Eliphas Levi un indizio sull’antichità di queste immagini e sulla loro connessione con la Cabala ebraica. Da lì sorse l’equivoco, fino a oggi tramandato, dell’unicità di tale matrice culturale. Il filone tarologico francese ebbe altri illustri esponenti come Papus e de Guaita, per terminare idealmente nel XX secolo con l’autorevole studioso svizzero Oswald Wirth.

Nel frattempo, anche grazie a Papus, si erano sviluppate scuole esoteriche di studio dei Tarocchi a San Pietroburgo, con Mebes, e quindi con Ouspensky, e a Londra, con Mathers, Waite, e Crowley.

Qual è il significato più profondo dei Tarocchi?

Alcuni studiosi hanno approfondito di più l’aspetto iniziatico e occulto delle lame, altri il loro uso come mezzo cartomantico di divinazione; nei secoli molti artisti e autori crearono nuovi mazzi con figure più o meno conformi alle tradizionali e moltissimi ottimi mazzi di Tarocchi sono stati stampati recentemente in versioni moderne, con il risultato che oggi gli appassionati e i collezionisti possono scegliere fra i numerosissimi mazzi in commercio quelli che più stimolano la loro fantasia.

Indubbiamente però il significato più profondo e l’aspetto umanistico più formativo è quello che solo recentemente è stato riscoperto come contenuto filosofico di antica matrice plotiniana con diversi evidenti influssi anche di origine culturale orientale: grazie all’originale sincretismo culturale che si ebbe in Italia nel Rinascimento, i Tarocchi diventarono un veicolo di esoterica propaganda del pensiero umanistico. Questa originale interpretazione del mazzo di Tarocchi può aprire scenari di ricerca interiore e di conoscenza che invitano anche l’uomo del XXI secolo a riconoscere il proprio ruolo nel mondo, e a riconoscersi come artefice del proprio (cosiddetto) destino, in analogia con il sogno umanistico del rinascimentale Homo faber.

Come si sta sviluppando l’attuale ricerca sui Tarocchi?

In questo contesto di ricerca filosofica e tarologica attuale si scopre che niente avviene a caso, e che alla nota legge della causa e dell’effetto si affianca la sincronicità, in una moderna visione dell’universo in cui la psiche e la materia non solo coesistono, ma interagiscono continuamente, secondo la nota teoria di Jung e Pauli. Inoltre nell’universo tarologico non si muove neanche una foglia senza che tale movimento abbia un preciso significato: tutto è ordinato, ogni cosa segue le leggi naturali, ogni essere vibra secondo i ritmi che gli sono propri e tali ritmi sono in armonia con il cosmo. Tutto ha un significato, anche quando appare il contrario ai nostri sensi e alla nostra mente abituati a questa piccola porzione di “realtà” spazio-temporale che crediamo essere l’unica, e in cui le abituali illusioni della mente limitano i nostri pensieri e azioni e le nostre esperienze di esseri umani. I risultati delle più avanzate ricerche di fisica quantistica sembrano confermare ciò che l’antica filosofia veicolata dai Tarocchi tramanda da secoli.

Perché l’estrazione di una carta ha un significato?

In un microsistema atemporale e acausale la psiche non può essere del tutto distaccata dalla materia, e, in quanto evento sincronistico consapevolmente indotto, neanche una sola carta dei Tarocchi si presenta a noi senza motivo, senza significato, o, come si usa dire, “a caso”.

Il caso: usiamo questa parola quando non siamo in grado di capire il senso, la causa o lo scopo di una esperienza che la vita ci propone. È naturale che ciò possa sconvolgere le nostre ordinarie presunte certezze positiviste, e, di fronte al mistero, la mente razionale può soltanto tirare in ballo la casualità, cioè l’evento fortuito privo di ogni significato.

Eppure siamo spesso testimoni di eventi che assumono un senso e un significato particolari solo in una prospettiva più ampia di quella comune; ma l’occhio impigrito dall’abitudine non li vede, perché non li vuole vedere, e la mente logica non li registra, perché non li comprende né li spiega razionalmente, e l’ego non li accetta, perché la loro esistenza mette in crisi la sua.

Del resto, come si può spiegare il mistero della vita? Il mistero più grande di fronte al quale l’umanità sia mai stata messa di fronte è quello della sua stessa esistenza.

Ma allora che cosa è il destino?

Analogamente lo studio dei Tarocchi invita a interrogarsi anche sulla natura del cosiddetto destino. In quale misura ne siamo condizionati? In quale modo possiamo esserne, almeno parzialmente affrancati? Molto probabilmente lo studio teorico e pratico dei Tarocchi può aiutarci a porre le giuste domande alla nostra coscienza, fino al punto da farci identificare in essa piuttosto che nei virtuali ruoli che la nostra personalità assume nei diversi contesti.

L’utilizzo filosofico del mazzo di Tarocchi può fornire alcune risposte, ma certamente stimola un maggior numero di domande, in quanto tende a responsabilizzare l’uomo nelle sue scelte individuali e collettive, invitandolo anche a intraprendere un cammino evolutivo di conoscenza, coscienza e consapevolezza.

In questo contesto l’approfondimento dei significati simbolici delle carte può rappresentare una vera e propria scuola umanistica di riconoscimento di se stessi e del proprio ruolo nel mondo attraverso gli archetipi.

E per chi vuole saperne di più?

A chi vuole approfondire consiglio il mio libro su questi e tantissimi altri argomenti riguardanti i Tarocchi.

Si tratta di un testo completo che comprende la teoria tarologica, la simbologia e la pratica cartomantica, adatto a chiunque voglia comprendere meglio se stesso e la realtà che lo circonda, a chi vuole imparare a leggere i Tarocchi per fare scelte sempre più consapevoli, a chi vuole essere libero da dogmi e condizionamenti:

Giovanni Pelosini, Tarocchi, gli Specchi dell’Infinito, Hermatena, 2016

 



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