Leonardo da Vinci: Un messaggio segreto nella “Vergine delle Rocce”
La lingua dei segni nella Vergine delle Rocce
Recensione del libro
di Maria Pirulli, Mimesis Editore, 2018
Nel 1482 Leonardo si recò a Milano per lavorare alla corte degli Sforza: in questa città fu ospite della famiglia di artisti De Predis, e proprio lì gli fu commissionata l’opera nota come La Vergine delle Rocce. Uno dei fratelli De Predis era sordomuto e fu in questa occasione che Leonardo apprese a comunicare con la lingua dei segni. L’Autrice racconta con competenza di come Leonardo da Vinci abbia imparato a “accomodare i moti delle mani con le parole” e di come abbia così eliminato la distanza fra il segno e il significato “avvicinandosi al senso dell’arte che annulla tale distanza“.
Maria Pirulli è forse la persona più adatta e competente per scoprire quali segreti messaggi Leonardo da Vinci abbia inserito nei due enigmatici e simbolici dipinti detti La Vergine delle Rocce, conservati al Louvre di Parigi e alla National Gallery di Londra. Le mani dei protagonisti dei dipinti leonardeschi parlano la lingua dei segni e celano un messaggio segreto in un contesto simbolico di profondi significati mistici.
Pirulli racconta anche delle sue approfondite ricerche ed esperienze dirette sulla Lingua Italiana dei Segni (LIS) e sulle disabilità sensoriali: un percorso di acquisizione di competenze, che, aggiunto ai suoi studi specifici all’Accademia delle Belle Arti di Brera, l’ha resa la persona più adatta e preparata a comprendere e descrivere i contenuti nascosti che Leonardo volle inserire come una firma nella Vergine delle Rocce e in altre sue criptiche opere.
Il volume è molto ben documentato, completo e approfondito, accompagnando il lettore nell’atmosfera rinascimentale che fu la culla creativa di tanti artisti. Parla dei simboli mistici nascosti nei dipinti di Leonardo, dei simboli della Luce, della caverna e del grembo materno, delle mani che parlano a chi sa leggere i loro segni. L’Autrice è abile anche nell’invitare a “pensare per immagini”, trovando interessanti convergenze con il linguaggio simbolico dei Tarocchi (altra rilevante invenzione rinascimentale); ma azzarda anche originali implicazioni con la recente scoperta dei neuroni specchio e con il senso stesso della pittura e della poesia, narrando di come si sia passati nella preistoria dal simbolo al segno con l’evoluzione (o involuzione) della comunicazione verbale, “complessa e farraginosa”. Ma con i Trionfi i moti dell’anima ripresero forma, e così con l’arte.
Giovanni Pelosini
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