Primo maggio: l’antica festa pagana di Beltane

Nel corso dell’anno ciclico sulla Ruota Zodiacale esistono otto momenti “magici”, di grande sacralità e significato simbolico. Si tratta di giorni particolari che scandiscono i passaggi stagionali: tutti gli esseri viventi del pianeta percepiscono il cambiamento energetico della Natura al cambio di stagione, e tutte le loro cellule si comportano di conseguenza.
Quando l’umanità preistorica divenne consapevole del fatto che i ritmi vitali si muovevano in sintonia con gli eventi astronomici, nacquero i Calendari Sacri e si diede inizio ai millenari riti ed alle festività per celebrare religiosamente il naturale ciclo della vita, in cui tutto nasce, si trasforma e muore, per poi trasformarsi nuovamente.
Per innumerevoli generazioni gli antichi calendari sacri hanno regolato i tempi della semina e del raccolto, dell’attività e del riposo, della fertilità e della fioritura, in un equilibrio cosmico da onorare e preservare.
Così nelle otto feste principali dell’antico calendario celtico era, ed è ancora possibile, essere maggiormente in sintonia con la Natura, e quindi ottenere una maggiore consapevolezza nei confronti della realtà (anche quella meno ordinaria), non solo grazie all’umano istinto che abbiamo ereditato dalla notte dei tempi, ma anche attraverso il linguaggio dei simboli, che avevano ed hanno l’unico scopo di metterci in contatto con la parte più profonda e autentica del Sé.
Durante le otto ricorrenze dell’antico calendario si sono talvolta conservati ancora oggi ricordi degli ancestrali rituali nelle tradizioni popolari, che fanno riconoscere nel folklore la memoria degli archetipi e dei simboli di un tempo in cui gli uomini erano più vicini alla Natura e a tutto ciò che merita di essere considerato “sacro”.

CALENDIMAGGIO

L’antica festa pagana, e particolarmente celtica, di Beltane rappresenta la centralità della primavera ed è celebrata anche tradizionalmente come May Day, Calendimaggio, Primo maggio o Notte di Valpurga.
Con Calendimaggio iniziano finalmente i sei mesi “luminosi” dell’anno, in contrapposizione ai sei mesi “oscuri”, iniziati con Samhain, il Capodanno celtico che si celebrava in novembre. Luce ed oscurità si contrappongono armonicamente nella ruota del tempo e i due momenti di passaggio sono come delle “porte” per la comunicazione fra i due mondi: quello dei vivi e quello dei morti.
Così si spiega l’antica tradizione europea della “Notte di Valpurga”, fra il 30 aprile e il primo maggio: notte magica in cui si dice sia possibile attraversare la “porta” fra le due dimensioni e vedere le fate (o le streghe) darsi convegno nei boschi sacri.
Calendimaggio è una festa “lunare” che richiama l’esigenza di un interiore rinnovamento, di una presa di coscienza, di una maggiore consapevolezza dell’essere e del divenire. Come le altre celebrazioni lunari era in origine una festa mobile, che si svolgeva con la Luna Nuova o con la Luna Piena in prossimità del primo maggio, ma tale ricorrenza è ormai una data fissa nel calendario attuale: la festa del Primo maggio.

Riti e tradizioni

A Calendimaggio un tempo si accendevano fuochi sacri in onore del dio celtico Bel e le campagne si animavano di fiori e di luce. Si celebrava la fertilità dei campi, degli animali e anche degli esseri umani e le fonti sacre nei boschi erano luoghi prediletti di raduni.
Per onorare la natura in piena rinascita annuale si usava (ed in molte parti d’Italia si usa ancora) radunarsi per giocare in gruppo e divertirsi: i giovani sceglievano in questa data le loro fidanzate e le ragazze facevano altrettanto, scambiandosi doni floreali.
L’attività preferita era la danza e mille canzoni risuonavano nelle radure in contese scherzose di poesia e di abilità. In certe zone della Toscana è ancora viva l’usanza di “cantar maggio”, ricordo degli stornelli amorosi dell’antica festa di Beltane.
Nel Medio Evo in tutta Europa si svolgevano tornei di cavalieri, mentre i popolani si divertivano con “l’albero della cuccagna” o “albero di maggio”: un palo era piantato in mezzo alla radura ed ornato di coccarde e corone di fiori, nastri colorati e cibi saporiti; intorno si danzava ritualmente a spirale intrecciando i nastri di mille colori e infine i giovani facevano a gara arrampicandosi sul palo per afferrare i migliori trofei.
Forse non è un caso che il Primo maggio sia ancora una giornata festiva, anche se le motivazioni moderne sono diverse, ed è bello vedere ancora gruppi di giovani che si riuniscono in questa data per giocare spensierati e passare un’intera giornata all’aperto, celebrando la sacralità stagionale, come cantava Dante Alighieri, “in sul verde e ‘n su’ fiori“.

Giovanni Pelosini



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