Festa dell’Epifania, 6 gennaio: Miti, Riti e Magie dei Tre Magi

Tradizionalmente i tre Magi rappresentano i tre aspetti del tempo che non scorre: l’anziano Melchiorre, il maturo Baldassarre e il giovane Gaspare. In questa Adorazione di Hieronymus Bosch il primo offre il calice sacro e l’oro della Luce, il secondo porta una specie di pisside con la mirra per la Potenza regale, e il terzo l’incensiere della Sapienza e del sacrificio, secondo l’esoterismo iranico e mitraico, e sono il simbolo di Anima, Spirito e Corpo fisico. In altre tradizioni non Gaspare ma Melchiorre è di colore, i nomi e i doni dei Magi cambiano, ma il significato della triade resta invariato nel suo complesso.

Le tre età del tempo eterno sono i gradi del percorso iniziatico, il passato, il presente e il futuro, i tre ceppi etnici dell’umanità dopo il diluvio universale, lo zolfo, il sale e il mercurio dell’alchimia, la triade dell’unico frutto, la Pietra, l’Uno.

La consacrazione all’Unus Mundus avviene nell’istante dell’adorazione e il Figlio genera la Matrice che lo genera in una ciclica apparente contraddizione che elimina il concetto stesso di tempo che scorre nel mondo tridimensionale.

Il mistero dell’Epifania è la radice dei suoi aspetti magici e esoterici che i Magi incarnano da secoli fermando il tempo nella notte fra il 5 e il 6 gennaio, e aprendo in questo modo la porta dimensionale alla infinite possibilità trasmutatorie.

Fin dal Medio Evo il senso magico dell’evento era tradotto dal popolo in magie rituali e apotropaiche, come quella di fermare i cavalli in fuga con la formula: Caspar te tenet, Balthasar te ligat, Melchior te ducat. Si attribuiva quindi alla magica triade il potere di bloccare le forze più incontrollabili della natura e dell’inconscio.

Con l’intento di procurare fortuna e benessere alla famiglia e alla casa nei Paesi germanici si usa ancora tracciare con il gesso sulla porta principale le cifre dell’anno appena iniziato e le lettere iniziali dei tre Magi unite in una formula augurale che si trova anche sui portali delle chiese e dei santuari.

Un’usanza antichissima tramandatami dagli avi toscani prevede invece di mettere un rametto di ginepro alla serratura della porta della casa, precludendone così, con le sue foglie spinose e pungenti, simbolicamente l’accesso agli spiriti vaganti nella magica notte in cui i varchi dimensionali e temporali sono aperti.

Giovanni Pelosini

 

 



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