Il libro muto
Una traccia antichissima e quasi cancellata dal tempo ci conduce all’antica saggezza e conoscenza di quando arte, architettura, religione, mitologia, scienza, cultura erano un’unica grande tradizione e un patrimonio dell’umanità.
Una di queste tracce è rappresentata da un “libro”, forse il primo documento che questa antica e ormai sconosciuta civiltà produsse: un messaggio per l’umanità che proviene dalla notte dei tempi; un “libro” di sole figure, un “libro” senza parole che si esprime nel linguaggio universale dei simboli; l’unica lingua che parla direttamente al cuore, senza codici, senza sovrastrutture, senza schemi mentali, senza spiegazioni…
Qualcosa di questo “libro” esiste ancora ed è il mazzo di carte che noi chiamiamo Tarocchi.
Il messaggio di saggezza e di amore che ci viene così tramandato da tempi immemorabili è arrivato fino a noi attraverso molte vicissitudini: nel frattempo sono sorti e tramontati imperi che sembravano eterni e civiltà che hanno lasciato testimonianze impressionanti della loro grandezza, sono scomparsi popoli con la loro lingua e le loro usanze, sono nate e finite rapidamente le mode, si sono succedute le morali; e nello scorrere del tempo, nei secoli e nelle ere, i Tarocchi sono sopravvissuti.
Evidentemente questo “libro di figure” non è uscito indenne da tutte queste trasformazioni: le immagini originali si sono lentamente modificate cercando di adeguarsi ai tempi, forse l’ordine stesso delle carte ha subito dei cambiamenti, forse qualche carta è stata eliminata dal mazzo o forse qualcuna è stata aggiunta. Chi può dirlo? Questo però non ha molta importanza.
È importante invece il fatto che i Tarocchi siano ancora con noi e che siano ancora in grado di parlare alla nostra parte più profonda.
È importante che ancora ci aiutino a capire ed a ricordare chi siamo, da dove veniamo e dove stiamo andando; perché il mondo illusorio che essi raffigurano così perfettamente ci sia evidente in tutta la sua relatività.
Quindi i Tarocchi sono un “libro” da leggere e capire, non sono solo un metodo di divinazione, come a molti piace credere; usarli solo per chiedere cosa il futuro ci riserva è riduttivo e superficiale, quasi una profanazione.
Essi sono la rappresentazione della storia del mondo e della vita, del “gioco delle trasformazioni” in cui tutto scorre, tutto si trasforma, tutto è effimero, ogni cosa nasce e muore, perché queste sono le regole del gioco, di quella specie di “gioco di ruolo”, di quella realtà virtuale che a noi appare essere tutta la Realtà quando ne è soltanto una indistinta proiezione.
Giovanni Pelosini