Il Fantarealismo (di Lorenzo F.L. Pelosini)
Il giovanissimo regista cinematografico Lorenzo F.L. Pelosini è anche scrittore e sceneggiatore. In questo articolo ci parla della sua filosofia di vita, che è soprattutto una modalità espressiva e comunicativa di sua invenzione, che ha battezzato significativamente “Fantarealismo“…
IL FANTAREALISMO
La maggior parte delle persone che, nell’ambito cinematografico (come in quello letterario), non apprezzano le opere di stampo fantastico o fantascientifico motivano il proprio dissenso proclamando la mancata attinenza al Reale della suddetta opera e si fanno scudo con vecchie espressioni consunte, sforacchiate e arrugginite come: “Sì, bello, ma son cose di fantasia…“, o anche: “È una bella forma di evasione: la realtà purtroppo non è così.“ E allora, proviamo ad analizzare e “scomporre”, come diceva Pirandello, il concetto di Reale.
“Che vuol dire Reale?-chiedeva Morpheus a Neo nel film Matrix– Se ti riferisci a quello che possiamo odorare, toccare, vedere…, quel reale sono semplici segnali elettrici interpretati dal cervello.” E in effetti i progressi fatti nell’ambito della realtà virtuale, la scoperta che l’iride umana distingue i colori e le forme in maniera differente da persona a persona, l’esistenza del mondo onirico e del microcosmo avrebbero già dovuto insegnarci a non considerare la Realtà come un dato oggettivo e finito.
Man in Black ci ricorda con saggezza: “Mille anni fa, tutti sapevano che la Terra era piatta, cinquecento anni fa tutti sapevano che la Terra era al centro dell’Universo” e, se posso continuare, cinque secondi prima di scoprire che il proprio biglietto del Lotto ha impressi i numeri vincenti o di trovare la propria moglie in dolce compagnia del giardiniere, una qualunque persona sa di essere povera o di possedere una testa che non somiglia a quella di un cervo.
E se ci pensiamo, quante volte la scienza, per farci giungere ad un’altra scoperta, ha dovuto fare più di un passo indietro e smentire ciò che per secoli era stato dato per certo? Ancora oggi, se alziamo lo sguardo alle stelle, ci scopriamo ben poco diversi da quel nostro progenitore che le vide per la prima volta e le chiamò Dei. Abbiamo avuto una minima percezione della sconfinatezza dell’Universo: telescopi che inquadrano miliardi di galassie formate da miliardi di stelle e tuttavia l’uomo ha a malapena messo un timido piede sulla Luna, un po’ come dire “Siamo ancora sul vialetto di casa“. E anche questo primo passo è stato in gran parte ispirato a scrittori come Verne, all’epoca considerati visionari, che ci narrarono di viaggi nello spazio. Ciò nonostante ci sentiamo in diritto e in dovere di sparare sentenze retrograde su tutto ciò che non conosciamo e proclamiamo la separazione dei beni fra “Realtà” e “Fantasia“.
Ma chi, in realtà, può negare con assoluta certezza che gli eventi narrati dalla più nota saga fantascientifica della storia del cinema non si siano effettivamente verificati o si stiano ancora verificando “in una galassia lontana lontana“? Chi può ancora, a buon diritto, rivendicare la distinzione fra Verità e Finzione, quando la fisica ci dice che non solo esiste, ma deve esistere, tutto e il contrario di tutto, dal momento che ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria?
Dovremmo forse ragionare sul fatto che, in un Universo enorme, forse infinito e sicuramente sconosciuto, è più logico credere a tutto che non credere a niente.
Ed ecco che si affaccia il concetto di Fantarealismo. Ammettiamo, per pura ipotesi che, come hanno affermato sia Stephen Hawking che Stephen King, il cosmo sia costituito da una pluralità di universi, e che ognuno di essi porti dentro di sé i semi di un infinito numero di infiniti Mondi: questi semi necessiterebbero di un nutrimento, qualcosa che li faccia germogliare. E a questo punto ipotizziamo che questo qualcosa sia, guarda un po’, da identificarsi nella più bistrattata e sottovalutata delle capacità umane: l’Immaginazione. Diciamo, insomma, che essa sia il motore che tiene in piedi ogni cosa, la nostra sola arma contro l’Entropia, la Discordia, il Nulla. “Noi viviamo storie di altri mentre altri vivono la nostra” diceva Ende nella Storia Infinita, ed è forse questo che fa sì che noi esistiamo,come dobbiamo il nostro corpo ai nostri genitori dobbiamo la realtà in cui ci muoviamo a qualcuno che per prima cosa l’ha pensata. Per quelli di noi che credono in Dio, vogliamo forse negare che Egli sia uno scrittore? Un artista? Un Creatore? Ma, se così è, ogni persona che nella vita ha pensato e creato è Dio ed ha su di sé la responsabilità verso interi mondi che necessitano, per sopravvivere, dei suoi pensieri come un bambino del latte della madre.
Ed ecco l’enorme porta che la Letteratura, e adesso il Cinema, ci tiene costantemente aperta: la possibilità di vedere oltre i nostri piedi, di regalarci un’anteprima di cosa potrebbe essere, di tutto ciò che nel tempo e nello spazio sarà possibile se solo lo penseremo e ci crederemo. “Ogni volta che qualcuno dice «io non credo nelle fate», da qualche parte c’è una fata che cade morta” ci ammoniva James Barrie, riguardo al potere del pensiero.
Dopo gli insegnamenti di Wordsworth e Coleridge, che si prefissero di scrivere una raccolta di storie, nelle quali l’uno avrebbe trattato di temi fantastici in modo realistico e l’altro di temi realistici in modo fantastico, fu J.R.R.Tolkien che ci mostrò un mondo diverso dal nostro, popolato dalle più strane creature delle favole, ma tuttavia vero, potente, tangibile, perfino odorabile, come solo un oggetto concreto sa essere. E fu forse con Steven Spielberg, che il Cinema raccolse l’eredità della letteratura, e d’un tratto miliardi di persone iniziarono a temere le enormi mascelle di uno squalo indemoniato e ad aspettare l’arrivo di esseri venuti dalle stelle ancora in grado di portare speranza ad una massa di disillusi.
Ed eccolo qui, ciò che io chiamo il Fantarealismo: la profonda accettazione “di un Mondo in cui tutto è possibile” (Matrix), in cui non esistono cose false ma solo più vicine o più lontane, e la conseguente dedizione, da parte dell’artista (ormai conscio della sua natura), a creare i suoi mondi senza remore, col solo imperativo di renderli il più possibile dettagliati e ricchi, perché più creerà, più altri avranno da vivere.
Lorenzo F.L. Pelosini
Agosto 27, 2009 alle 20:21
Bellissimo articolo.
Di solito uso internet per letture fugaci, e lascio materie più “pesanti” ai libri… ma a volte succede proprio che è in un blog in mezzo a tanti che ritrovi spiattellate le cose che pensi da sempre, e che non riesci ad aggregare in un filo logico.
Il tuo pensiero è lungimirante, come è sempre stata la filosofia.