Il Gusto della Ricerca (di Lorenzo F.L. Pelosini)
Cinema e Filosofia: il Gusto della Ricerca
Tutti abbiamo dei gusti.
Io ho i miei, voi avete i vostri e il mio gatto ne ha altri ancora. Motivo per il quale io non mi sento di considerare un topo crudo disgustoso a priori, ma solo relativamente alle preferenze della maggior parte degli esseri umani. Tranquilli, non parleremo di topi: parleremo di ciò che ci piace e di ciò che ci serve.
Nell’arco degli ultimi anni ho avuto molteplici (infiniti) dialoghi ed altrettanti dibattiti con amici, conoscenti e colleghi, riguardanti il vasto mondo della celluloide. Tutti avevamo la nostra idea di Cinema: ho conosciuto figli della fantascienza in stile Blade Runner, ferventi difensori del Cinema indipendente, nostalgici della Nouvelle Vague, discepoli di Fellini e altri ancora che pensano che la Settima Arte sia morta con Charlie Chaplin. Il punto era che nessuno di noi considerava l’una o l’altra corrente semplicemente la sua preferita, ma la riteneva il solo ed unico modo di fare Cinema.
Fanatismi e intolleranze
Ora, non c’è bisogno di ripetere a quali conseguenze disastrose ci abbia condotto questo schema di pensiero nel corso della Storia: l’Inquisizione Spagnola, le molteplici Crociate, i roghi e le persecuzioni. In effetti, la sola idea di un’insieme di religioni e Credo frammentati che si fanno guerra tra loro come tante piccole province è, o dovrebbe essere, risibile in una società avanzata. Tuttavia sembra essere il tratto caratteristico di questo stadio di evoluzione dell’Umanità darsi addosso l’un l’altro in nome di un valore che deve necessariamente essere imposto come assoluto. Per quanto si possa essere tolleranti, c’è sempre in noi un istintivo desiderio di far prevalere il nostro pensiero su quello del nostro prossimo. Io stesso, in qualche momento di follia, mi sento investito di un qualche compito messianico e in dovere di diffondere i miei “illuminati pensieri” in tutto il mondo. Altrimenti non sarei qui, davanti alla tastiera del mio computer. E non dico che questo sia sbagliato. Non lo è, come non ci sarebbe stato niente di male se Hitler avesse cercato di valorizzare al massimo la bellezza e la grande ricchezza culturale della Germania al fine di incrementare il prestigio della sua nazione. Da qui a voler estendere il dominio della “Razza Tedesca” a tutto il globo, permettetemi, ma c’è un abisso.
Se davvero ascoltiamo la voce del nostro piccolo “dittatore interiore” che declama dal balcone che diverso vuol dire inferiore, è la fine.
Ed eccoci arrivati al punto, la tendenza generale contro la quale mi scaglierò oggi: l’intolleranza.
Mio padre ogni tanto mi esprime un suo dubbio insoluto: è tollerabile essere intolleranti con gli intolleranti?
Non so dare una risposta, ma in effetti anch’io, pur essendo a mia volta intollerante sotto molti aspetti, mi sento in dovere di andare contro a questo fenomeno sociale, prima di tutto cercando di lavorare su me stesso.
Parlare con l’orecchio teso
Il fatto è che mi sento tuttora profondamente irritato e addolorato ogni volta che cerco di esprimere il mio entusiasmo per un determinato film (o per una qualunque altra cosa) ed esso viene abbattuto da una violenta critica. Mi fa l’effetto di una cesoia su un arbusto.
E questo non tanto perché non sia in grado di sopportare che a qualcuno possa non piacere un film di Spielberg, come io non sono mai riuscito a sopportare il gorgonzola sulla pizza, ma perché quella persona non fa il minimo sforzo per capire cosa quel film, quell’immagine, quel personaggio hanno significato per me.
Alla fine, quello che cerchiamo, per abitudine, sensibilità personale e gusto in un certo tipo di film, può essere trovato nelle aliene foreste del pianeta Pandora di Avatar così come nelle grigie strade della Roma del dopoguerra di Ladri di biciclette, così come ciò che io ho scelto di cercare nel Cinema, potrà essere parimenti trovato da chi lo cerca nella Pittura, nella Prosa e nella Poesia. E anche se ognuno di noi ha necessariamente e giustamente delle preferenze, è necessario fare uno sforzo di comunicazione (e quindi di traduzione) per ricordarci, almeno ogni tanto, che siamo tutti immersi in diversi Fenomeni, tendenti alla ricerca dello stesso Noumeno, come tutti i fiumi portano al mare.
“Chiunque non parla con un orecchio teso, è muto“, dice Stephen King, e io, come sempre, mi associo.
Lorenzo F.L. Pelosini