Tarocchi d’Autore: Il Mago di Giorgio Zagatti
Il Mago dei Tarocchi del pittore e filosofo Giorgio Zagatti è un uomo consapevole che si affaccia alla luce della verità emergendo da una stanza oscura: un cunicolo pavimentato con una parete interamente aperta sul giardino alchemico dell’interiorità. L’uomo-Mago è curvo e tiene in mano un martello e uno scalpello, a dimostrazione del fatto che è lui stesso che ha edificato con fatica la costruzione da cui si presta ad uscire. Certamente ha operato a lungo come esperto artigiano per costruire quel pavimento e quelle pareti, ma ora sente di uscire da quegli spazi, sacri ma limitanti, per accedere a una nuova dimensione che lo chiama dall’esterno. L’albero antico in fase invernale misticamente ricorda all’uomo-Mago la sua natura biologica, il suo ruolo, il suo percorso terreno e ultraterreno; l’albero sembra dirgli, ora che ha completato l’opera, di lasciare gli strumenti e la stessa costruzione per abbandonarsi ai cicli della natura. L’arte del costruire è servita per arrivare a quel punto, ma ora la prima lettera Aleph e la prima carta del mazzo di Tarocchi chiamano a intraprendere una nuova esperienza in un’altra dimensione. Su questa interpretazione del primo Arcano scrive lo stesso Giorgio Zagatti: “L’immaginazione è certamente una spinta che arricchisce la riflessione, ma dove il Rito e i Simboli celebrano uno spazio-tempo sacro che ci aiuta ad operare sul piano della Tradizione, può accadere di sentirci inventori e creatori di briciole di Verità, anche se non siamo altro che continuatori di un pensiero già esistente, o meglio eternamente presente nella coscienza dell’uomo, che chiede solo di essere attuato“.
Con poche sintetiche e significative parole l’autore del quadro, eseguito nel 1978, ci dà la chiave simbolica per l’interpretazione dell’immagine e dell’Arcano: in un ambito rituale le antiche tradizioni celebrano nello Spazio-Tempo l’opera sacra dell’uomo; un uomo consapevole di esserlo, inventore e continuatore del pensiero creativo dell’umanità, responsabile e artefice del proprio destino.
Giovanni Pelosini