I Tarocchi dell’Acquario

Astrologia e Tarocchi: Significato dei Tarocchi dell’Acquario

Un terna di Arcani Maggiori rappresenta piuttosto bene il segno dell’Acquario e la sua ecletticità, sia dal punto di vista di tradizioni iconografiche comuni e consolidate, sia per riferimenti simbolici meno evidenti ma più strutturati e coerenti nelle attribuzioni complessive.
Non sfuggirà che ben due carte del mazzo dei ventidue Arcani Maggiori raffigurano personaggi nell’atto di versare colorati fluidi contenuti in mistiche anfore: l’angelo della Temperanza, che nel mio mazzo di Tarocchi Aurei corrisponde all’Arcangelo guaritore Raffaele, fa fluire una ondulata sostanza contro la normale legge di gravità da una brocca all’altra; la ragazza sotto il cielo notturno della Stella versa invece diversi liquidi dalle anfore che tiene ai lati del corpo.

Ambigue corrispondenze Zodiaco/Tarocchi

Entrambi i personaggi hanno ovviamente richiamato l’archetipo zodiacale del portatore d’acqua e sono stati alternativamente associati all’Acquario da diversi autori. Per esempio Fomalhaut vedeva rappresentato l’undicesimo segno nel Tarocco della Temperanza, mentre Basilide lo riteneva meglio associato alla lama della Stella. Dello stesso avviso era anche Aleister Crowley, che pure basava le sue teorie tarologiche su originali sistemi ermetici. Oswald Wirth, dall’alto della sua riconosciuta e straordinaria conoscenza dei simboli tarologici ed astrologici, non esitò ad identificare l’Acquario, il quale, scrisse, “ci appare sotto l’aspetto del genio della Temperanza.
Eppure anche tale grande studioso rilevava come fosse difficile considerare univoco e indiscutibile il rapporto simbolico fra Zodiaco e Tarocchi, dal momento che questi ultimi si sarebbero codificati in epoca successiva alla loro prima rappresentazione, modificandosi nel tempo sia nelle denominazioni sia nelle espressioni semantiche. In breve, il Wirth mostrava di accettare certi suggerimenti simbolici degli Arcani sostenendo che fosse esistito un modello perduto originale di Tarocchi primitivi “che riproducevano più fedelmente dei nostri il simbolismo astronomico. Bisogna tenere conto, inoltre, dell’arbitrarietà delle denominazioni manifestamente attribuite agli arcani in un’epoca in cui il loro significato reale era stato perduto di vista.” (Le Tarot des imagiers du Moyen Age)

Il mito del coppiere dell’Olimpo

Ciò detto sulla complessa questione delle attribuzioni zodiacali, si torni a portare attenzione al simbolismo dell’Acqua versata, che, come dicevo, non può non richiamare il segno dell’Acquario.
Si narra del giovane e bellissimo Ganimede, di stirpe reale, che pascolava la mandria di suo padre sul monte Ida presso Troia, quando una enorme aquila lo ghermì portandolo in alto fino sul monte Olimpo, dimora degli Dei. Qui l’aquila mostrò il suo vero aspetto di nume immortale e si presentò come lo stesso Zeus, il re e il padre degli Dei Olimpi. Infatti, vari episodi mitologici ci informano di come Zeus avesse l’abitudine di invaghirsi di giovani umani mortali, ragazze e ragazzi che avevano l’onore di allietare i suoi giorni e le sue lunghe notti. Anche in quella occasione la legittima moglie Era non la prese molto bene, ma finì per accettare che Ganimede avesse un incarico a corte. Fu così che il bel pastorello divenne il coppiere degli Dei dell’Olimpo, ai quali versava da bere in sostituzione della divina Ebe (ovvero in sua compagnia, visto che i miti su questo punto sono assai vaghi). Il re Troo, padre di Ganimede, ebbe invece come ricompensa due magnifici cavalli divini, che un giorno sarebbero stati la gloria dei sovrani Dardani, e, secondo alcuni, una vite d’oro realizzata da Efesto.
Racconta così Ovidio nelle sue Metamorfosi (X, 155-161):
Ci fu una volta che il re degli Dei s’infiammò d’amore per il frigio Ganimede, ed ebbe l’idea di trasformarsi in una cosa che, una volta tanto, gli parve più bella che essere Giove: un uccello. Ma, fra tutti gli uccelli, non si degnò di trasformarsi che in quello capace di portare i fulmini, le armi sue. Detto fatto: battendo l’aria con false penne, rapì il giovinetto della stirpe di Ilo, che tuttora gli riempie i calici e gli serve il nettare, con rabbia di Giunone.

Dal nettare divino alla Stella mistica

Da allora nel cielo notturno la costellazione dell’Acquario richiama così il mito del giovane coppiere, reso immortale in quegli astri che sono presso la costellazione della stessa Aquila che lo aveva rapito.
Sul contenuto mistico delle coppe i miti sono numerosi e vari: l’ambrosia, il nettare sublime degli Dei, il soma divino, il liquore dell’eterna giovinezza…
Sempre si allude a fonti di fluidi fertilizzanti e vitali, talvolta celesti, talaltra ctonie; in ogni caso provenienti dalle profondità, o del cosmo divino o della Madre Terra. Da qui le tante leggende di acque miracolose e di fonti della Vita e le pratiche diffuse di abluzioni rituali purificanti, rigeneranti, simboliche di iniziazioni e di nuove esistenze. Basti rammentare Giovanni il Battista, che iniziava alla fede e alla virtù aspergendo con l’acqua del Giordano chiunque desiderasse purificarsi in attesa della nuova era dell’agnello.
Nell’Arcano della Stella le anfore contengono liquidi divini e li riversano sulle terre e sulle acque come benedizione celeste sotto gli influssi stellari benevoli. Come non ricordare i miti della coppa mistica del Sacro Graal, che si disse aver conservato il sangue di Cristo? Come non ricordare il calice della sua ultima cena e la similitudine simbolica e fisiologica fra la coppa sacra ed il cuore?
Duemila anni fa una nuova Era stava sorgendo: tramontava l’epoca dell’Ariete dominante ed i tempi in cui i sacrifici cruenti degli animali ancora avevano il potere di avvicinare uomini e divinità. Ammone e il Vello d’oro lasciavano lo scettro al Pesce divino, alla compassione, al sacrificio del Dio fattosi uomo: paradigmi ancora dominanti nell’ecumene. Duemila anni fa una Stella mistica mostrò la strada ai sapienti Magi che mossero da Oriente consegnando i simboli del primato spirituale alla futura civiltà che sincreticamente si andava formando nel Mediterraneo. Con passo precessionale lentissimo e retrogrado oggi ancora la Stella mostra il cammino dell’umanità futura sotto influssi acquariani, di uraniane trasformazioni, di saturniani abbandoni e rinnovamenti che trovano eco simbolica ed iconografica nel tredicesimo Arcano che è senza nome nel mazzo marsigliese e che molti altri mazzi chiamano, senza reverenziale timore, “Morte“.

La trasformazione nella fine e nell’inizio

Al di là di ogni apparenza, questa lama è il simbolo principe della trasformazione, del rinnovamento, della guarigione totale, definitiva e netta; del distacco necessario al perpetuarsi del ciclo della vita.
Così come è necessario tagliare i vecchi rami dell’albero e financo i giovani fili d’erba per ottenere fronde rigogliose e magnifici prati verdi, altrettanto obsoleti sistemi di vita tramontano continuamente per lasciare spazio a nuovi modelli, che a loro volta, compiuta la loro opera, si eclisseranno in favore di altri più adatti ai tempi che verranno. Ogni iniziazione è preceduta da una morte, ogni fine è seguita da un nuovo inizio.
Ma quale acqua vitale può celarsi dietro la temuta allegoria dello scheletro falciante e quali possono essere gli occulti legami simbolici fra gli emblemi della Temperanza e della Stella, che appaiono dolci e rassicuranti, e quelli della Morte, Arcano freddo, duro e severo?
L’aspetto del personaggio dello “scheletro falciatore” richiama senza dubbio gli archetipi di Saturno: la falce, per esempio, è un suo attributo, e le ossa sono uno dei suoi principali corrispondenti anatomici. Il proverbiale distacco saturniano ed acquariano è una ulteriore conferma della corrispondenza astrologica dell’Arcano XIII che pure è evidente nel diagramma dei Tarocchi Aurei, come più volte ricordato in questa serie di articoli sulle corrispondenze zodiacali dei Tarocchi.
Ma è interessante, a questo punto, notare il significato arcaico della tredicesima lettera dell’antico alfabeto nord-semitico che diede origine al fenicio e quindi all’ebraico. Tale lettera è Mem, da cui deriva la attuale “emme”: il suo significato in origine era “acqua vitale“.
L’occultista Eliphas Levi già nel XIX secolo aveva messo in evidenza, con approccio esoterico, le significative corrispondenze semantiche e simboliche dei 22 Arcani Maggiori dei Tarocchi con le 22 lettere dell’alfabeto ebraico, anche se operò alcune modifiche alla sequenza.
Lo stesso glifo simbolico dell’Acquario, oltre ad essere emblema delle onde, ricorda sia la grafia dell’antica lettera sia quella dell’attuale.
Il tredicesimo è un Arcano simbolico della più sublime e netta trasformazione anche nell’arte alchemica, come ebbe a rilevare anche Fulcanelli nel primo volume delle sue Dimore filosofali:
Più in là, l’immagine della falce, emblema del tredicesimo mistero e della casa di Saturno.
Il tempo, inteso come illusoria realtà per le menti ancorate alla nera struttura in cui con difficoltà la luce penetra a fare chiarezza, si materializza infine nella Morte, che però è qui solo una nuova nascita, un cambiamento di stato, una metamorfosi di ovidiana memoria.
A tale proposito ancora ricordo proprio le parole del maestro di Sulmona:
E nulla perisce nell’immenso universo, credete a me, ma ogni cosa cambia e assume un aspetto nuovo. E nascere noi chiamiamo cominciare ad essere una cosa che non si era, e morire cessare di essere la suddetta cosa.” (Ovidio, Metamorfosi, XV, 254-257).
Ecco che l’acqua che scorre incessante nel letto del fiume in cui non possiamo bagnarci due volte chiarisce forse alla mente avida di spiegazioni razionali il vero senso del tempo, delle trasformazioni, della morte stessa.

Arcane metamorfosi

Ma le trasformazioni alchemiche trovano maggiore corrispondenza nella carta della Temperanza, nel movimento ondulatorio tra le due urne che l’angelo sostiene in un dinamico equilibrio e che sembrano far muovere fra loro un’onda fluida, una corrente anionica, piuttosto che un liquido.
Non è un caso che la Temperanza segua la Morte nella sequenza numerica tarologica. Il senso simbolico del versare un fluido da una brocca ad un’altra è riconducibile al concetto già noto nell’antichità, dall’India alla Grecia, del corpo fisico che contiene l’Anima immortale così come un’anfora contiene un liquido. Tale liquido può abbandonare un contenitore e fluire in un altro, prendendone la forma, senza cambiare tuttavia la propria intima essenza, rappresentando così semplicemente il concetto che Pitagora chiamava metempsicosi, o trasmutazione delle anime, e che i più chiamano ancora reincarnazione.
Ecco che l’Acqua vitale ancora si mostra strumento rivelatore degli archetipi e ricongiunzione simbolica dei tre Tarocchi, che anche per questo associo nella rappresentazione dell’undicesimo segno zodiacale.

Acque simboliche

La Stella rappresenta l’acqua dell’ispirazione, la genialità che sembra scendere dalle Pleiadi sull’uomo ispirato sempre in cerca del bello e del sublime, della perfezione del cosmo, alla luce di Afrodite-Venere. È l’acqua che vitalizza la terra altrimenti arida, che fertilizza il mondo con la vita stessa.
La Temperanza è l’acqua di guarigione, che dolcemente è donata ai viventi in ogni fase della loro esistenza, in ogni singola vita ed oltre ogni singola vita, in ogni trasmutazione.
Ed anche la Morte è acqua vitale, che trasforma il vecchio in nuovo impedendone una ineluttabile corruzione e consentendo l’eternità dei cicli della vita.

In anticipo sul tempo

La storia insegna che i paradigmi cambiano continuamente con i tempi e l’undicesimo segno zodiacale li anticipa sempre: impaziente di vedere l’acqua del fiume giungere alla sua foce, e vagheggiandone la fusione nel grande mare del segno dei Pesci che lo segue nella sequenza zodiacale, spesso si muove anzitempo, ovvero muove la falce di Saturno con distacco o freddezza disumana pur di vedere realizzati gli ideali della realizzazione universale, della fratellanza cosmica, della libertà assoluta, dell’uguaglianza di tutti gli esseri. Non sempre i risultati di tali azioni sono positivi, e la moderazione conciliante e tollerante della Temperanza rappresenta certamente un grande ammonimento ed una indispensabile integrazione ai suggerimenti degli altri due Arcani.

Il portatore d’Acqua

Compito dell’Acquario evoluto è quello di essere un portatore di acqua di ispirazione, di trasmutazione alchemica, di conoscenza per tutti gli esseri. In questo modo può essere davvero l’anticipatore dell’ultimo segno che concluderà il ciclo cosmico realizzandolo.
Altri undici ruoli completano i dodici misteri dello Zodiaco che i Tarocchi contribuiscono a svelare con il linguaggio eterno delle loro immagini simboliche: nella chiave interpretativa acquariana, tutti hanno uguale dignità ed importanza per la realizzazione dell’Uomo.

Giovanni Pelosini

Immagini tratte dai mazzi:

  • Tarocchi Aurei (Pelosini-Granchi)

Vedi anche:



1 Commento a "I Tarocchi dell’Acquario"

  1. Lucia Giorgi

    Vorrei mostrarle delle foto di un ciclo di affreschi degli inizi del 1600 in cui, secondo me, ci sono molti simboli astrologici ed alchemici celati dal committente, il principe di Caserta Andrea Matteo Acquaviva d’Aragona (+1634). In particolare c’è un leone con, sul corpo, le stelle della costellazione del leone e, sul posteriore, i simboli di Sole, Saturno, Venere, Mercurio. Per inviarle avrei bisogno della sua mail.Grazie. arch.Lucia Giorgi – Caserta

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